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giovedì 8 agosto 2024

Hyra - Words Spoken After

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Dark/Progressive
Dalla Sicilia riscopriamo questa band che proponeva un rock/dark con venature metal/progressive. Avendo un buon background, i nostri realizzarono il loro debutto su etichetta con una sequenza di tracce molto incisive che hanno come filo conduttore lirico, la narrazione del disagio esistenziale presente in ogni età della nostra vita. Queste tematiche, tipiche del decadentismo, vengono riprese in chiave moderna e musicate secondo canoni espressivi che rendono molto bene l’idea di cosa voglia dire musica nevrotica. Partendo dall’opener "Without Light" e scorrendo songs tipo "Nutmeg" e "Do You Call?", si può apprezzare la bravura dei nostri nel fondere rock duro e inserti orchestrali alquanto malinconici con parti più psichedeliche. Buona resa ha l’unione della voce maschile, abbastanza arcigna, con la voce femminile, a cui è dedicata interamente la quarta traccia. Da notare poi l’uso della tastiera, a volte allucinata e quasi sempre tecnica. Non saprei a chi paragonare i nostri Hyra, poiché sono alquanto originali e imprevedibili per la loro poliedricità compositiva: un peccato solo non poterli più riascoltare (scioltisi dopo il demo del 2003).

martedì 6 agosto 2024

Nel Buio - S/t

#PER CHI AMA: Black/Darkwave
I Nel Buio sono una band italica, che vede tra le sue fila membri di Electrocution e Blasphemer. Un moniker di questo tipo mi fa pensare a sonorità dark e in effetti, la proposta omonima del terzetto nostrano, si muove nei meandri di un black dark, a tratti convincente. Dopo la breve intro strumentale intitolata "Lei è", esplode sinistra "Sola", tra ritmiche post black, malinconiche melodie e disperate growling vocals, a giustificare il motivo per cui un'etichetta come la Avantgarde Music, abbia puntato su di loro. Ed è presto detto, visto che l'offerta sonora dei nostri mostra una discreta personalità che vede anche oblique partiture chitarristiche, tra i punti di forza di questo lavoro. E cosi, i brani scivolano piacevolmente tra ariose parti atmosferiche che evocano la darkwave anni '80 e cavalcate black, come quella che irrompe nel prologo di 'Nel Buio.", selvaggia, melodica, ipnotica e sofferente, come poche. Mi piace quel feeling catartico che emanano i Nel Buio, quell'utilizzo spettrale delle tastiere, l'utilizzo ambivalente delle vocals, sia nella loro parte catarrosa che simil pulita, che emergerà forte anche nella conclusiva "Mi Avvelena". Robusta, maligna, caotica invece "In Silenzio...", un titolo che mi avrebbe fatto pensare a tutt'altro ma che invece va in direzione opposta, nella sua violenza, e che sulla stessa, vede piazzato un break di synth che assolve al compito di spiazzare completamente l'ascoltatore. Ora capisco cosa ci ha visto l'etichetta nostrana in questa eccellente band, uno strumento per contrastare l'ascesa del metal estremo d'oltre frontiera. Bravi. (Francesco Scarci)

domenica 4 agosto 2024

Unscarred - Ruthless

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Thrash Metal
Nell’underground italiano il thrash anni ’80 non ha mai voluto morire, e per fortuna, quindi preparatevi a scoprire quella che era una promettente band dedita a questo genere, attiva da ben 30 anni. Quattro sono le canzoni proposte e prodotte in casa su disco, con un particolare elogio all’ultima "I Burn", che esprime la giusta potenza offerta dal genere. Anche le altre song si collocano a un discreto livello, sebbene fosse chiaro che c'era ancora largo spazio al miglioramento. Con una proposta che emulava i Metallica degli esordi o più vicino a noi, i bresciani IN.SI.DIA, i nostri sembravano già sulla buona strada con 'Ruthless', prima di perdersi per un bel po' di anni. C'erano grandi aspettative per gli Unscarred, dal momento che chi li aveva visti suonare dal vivo come accadde al sottoscritto, aveva ravvisato grandi potenzialità. La band su metal archive risulta ancora attiva, chissà non ci possa deliziare in futuro con altro fresco materiale.

venerdì 2 agosto 2024

AxamentA - Spires

#PER CHI AMA: Symphonic Metal/Djent/Progressive
Era da un bel po' che non sentivo parlare dei belgi Axamenta. Avevo comprato il loro vecchio 'Ever-Arch-I-Tech-Ture' ma devo essere stato uno dei pochi a non averne apprezzato la sua musicalità. Tuttavia, la band si sciolse poco dopo, che avessi ragione che c'era qualcosa di ambiguo nel sound dei nostri? L'ensemble ritorna però con un nuovo EP, il qui presente 'Spires', dopo essersi riformati nel 2020. E la nuova proposta del sestetto belga è alle mie orecchie decisamente più attraente, più cinematica e più sinfonica. Non so se c'entri la loro collaborazione nella produzione di alcune produzioni di Hollywood, o che diavolo ne so io, ma la band ha rilasciato oggi un piccolo gioiellino di sette tracce, in cui io ci ho ritrovato influenze di Between the Buried and Me in chiave ancor più moderna e pomposa ("Act 2 - Pulpit" e l'ancor più strepitosa "Act 6 - Gallery"), cosi come derive di djentiana memoria, almeno a livello di ritmiche sincopate, grandi orchestrazioni, una pulizia del suono grandiosa, ottime melodie, e un'alternanza vocale tra growl e pulito, che vede il suo top quando a prevalere è soprattutto quest'ultima, complice l'ottima performance al microfono del chitarrista Ian van Gemeren (o di uno degli innumerevoli ospiti che partecipano a questo disco). Sono gradevoli anche i pezzi puramente strumentali, sebbene non ne sia un fan, ma scorrono via veloci e ficcanti nella loro progressione musicale. La quarta traccia, "Act 4 - Crypt", sembra strizzare l'occhiolino ai Tesseract, mentre "Act 5 - Sacristy", con quel suo approccio progressive, chiama in causa un ipotetico ibrido tra Katatonia e Porcupine Trees, per un risultato davvero convincente e che trova un altro pezzone nella conclusiva e sinfonica "Act 7 - Spires". Non sono più quella band che non mi aveva preso nel lontano 2006, gli AxamentA di oggi sono un collettivo moderno, audace, molto interessante, di cui spero potremo avere notizie di un full length al più presto. Bravi, avete riconquistato la mia fiducia. (Francesco Scarci)

Disharmonic - Infernal Messengers

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Raw Black
Bene, questo è il tipico demo-cd che su qualsiasi magazine nazionale o web-zine di fighetti, sarebbe stato completamente stroncato con corollario di invettive varie contro questo genere di gruppi che abbassano il livello medio della scena e blablabla. Bene dico io, perché i Disharmonic mi hanno fatto godere un casino con la loro sporchissima proposta musicale. La confezione mi aveva fatto pensare a un duo di emuli dei poveri Darkthrone, ormai plagiati da cani e porci, e invece, dopo un intro stile Mortuary Drape, parte un vituperante zanzarone (la chitarra). Poi è il turno della batteria che attacca veloce (sebbene nel prosieguo, il nostro percussionista dimostrerà di non starci sempre dentro coi tempi). Infine, una voce iper-riverberata e demoniaca si produce in continui insulti al senso del pudore. E grandi Disharmonic, che riprendono un pezzo (già usato dagli Order From Chaos in 'Plateau of Invicibility') che mi pare di aver già sentito nella colonna sonora di un film di Conan il Barbaro e lo infarciscono di rumori strani, in linea con il loro assoluto menefreghismo sonoro. Un termine di paragone potrebbe essere il 7" EP 'Unholy Death' dei grandi Nifelheim (contenente vecchio materiale); se vi fosse piaciuto, questa band allora potrebbe fare davvero al caso vostro. Blackeggianti riffs thrash con una registrazione indegna e un approccio molto simile a quello di 'Servants of Darkness', dei già citati svedesi quando erano agli albori della carriera. In verità, non ho potuto non ricordare anche certe cose dei primi Eternal Funeral (per i pochi eletti che li conoscono), soprattutto per l’indebellabile chitarra-zanzarone. Curiosi gli strani intermezzi che infarciscono le cinque tracce (più intro e outro) di questo 'Infernal Messengers', tra cui segnalo la title-track e "Devoured by Hate". Fossi in voi, se avete capito il genere, darei sicuramente un ascolto a questi Disharmonic.
 
(Self - 2001)
Voto: 70
 

martedì 30 luglio 2024

Goetia - Hail Satan

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black/Death
Notevole quest'album dei polacchi Goetia, gruppo dedito a un feroce e blasfemo death/black senza compromessi. Questo 'Hail Satan' è la loro prima release che mi capita sottomano e non posso che rendere omaggi a questi tre polacchi davvero al di sopra della media. Già, se eravamo abituati ad ascoltare band polacche ultrasporche, raw, con registrazioni incomprensibili e pentolini al posto del rullante, beh, qui siamo da tutt’altra parte. 'Hail Satan' infatti è un album molto tecnico e soprattutto registrato perfettamente! La produzione è ottima e risalta tutti i punti fondamentali di una band come la loro, e vale a dire: arrangiamenti, cambi di tempo e tecnicismi ricercati. La band ha così confezionato, nei 30 minuti di musica offerti, un album molto violento, veloce e talentuoso, che mi ha ricordato non poco 'Pandemonic Incantation' dei Behemoth, non tanto per la musica, un pochino differente, ma quanto per l’attitudine diversa dalla media delle band polacche. I testi sono tutti di matrice satanica (già il titolo dell’album la dice lunga) e c’è tanto di proclama all’interno del booklet che specifica per chi avesse qualche problema di comprensione. I Goetia sono una band da ascoltare con attenzione sicuramente, quindi orecchie aperte e garantitevi questo CD.
 
(ISO666 Releases - 2001/2017)
Voto: 74
 

venerdì 26 luglio 2024

Venomous Echoes - Split Formations and Infinite Mania

#PER CHI AMA: Black/Death Sperimentale
Ascoltando quest'album, posso dire con certezza assoluta che le strade del metal estremo sono infinite e assai variegate. Ho scoperto di recente questa creatura estrema, e fin dal primo approccio, ne sono rimasto affascinato. La one-man-band del polistrumentista americano, Ben Vanweelden, torna in pista dopo l'ottimo debutto 'Writhing Tomb Amongst the Stars', con un nuovo album, uscito per I, Voidhanger Records, che continua sulle orme del suo predecessore e ne consolida la prolifica vena compositiva. Diciamo subito una cosa, 'Split Formations and Infinite Mania' non è per niente un album metal convenzionale. Al suo interno ci troviamo influenze di varia natura, dal black al suicide metal, dal death al metal d'avanguardia, e il noise, che è una componente molto importante per definire il concetto contorto, rumoroso e inquieto, di questa proposta musicale. Il disco nasconde sicuramente una forte vena oscura di avantgarde black metal ma l'interpretazione vocale e i testi rivolti alla dismorfia corporale e alle sue implicazioni psicologiche, virate tra il cosmico e all'horror, donano un landscape concettuale completamente diverso dalle classiche atmosfere maligne tipiche del black e death metal e, seppur usufruendo dei vari stilemi e crismi artistici, Venomous Echoes, crea un universo personale parallelo, dove certi canoni del genere vengono in parte sovvertiti. Di fronte a un impatto sonoro vicino alla devastazione propinata dai Portal, dove vi si può assaporare anche la vecchia scuola dei Morbid Angel, l'uso esagerato della voce in mille sfumature diverse, con conseguente utilizzo della migliore effettistica di scuola grindcore, fanno la differenza qualitativa di questo album. Penso anche che la quantità enorme di cantato, sempre con connotati drammatico / teatrali esasperati, che occupano un buon 70% delle composizioni, lasci nell'ascoltatore qualcosa di appetibile e facile da apprezzare, un contraltare che sopprime almeno in parte, alla poca presenza di veri e propri assoli di chitarra in stile classico, e alla natura del disco stesso propenso al rumore, cosi come inteso dall'artista americano, come mezzo d'espressione musicale, che qui, trova la sua massima espressione nel devastante brano "Abhoth Multiplied to Thy Millennium". Troviamo anche sparse qua e là, chitarre malate, malatissime, ed è il caso del pezzo che chiude il disco e che gli dona il titolo, "Split Formations and Infinite Mania", una vera e propria (s)tortura sonora con aspetti melodici multipli, degni di un vero film horror. Non mancano poi momenti oscuri e molto dark-oriented, come in "Miscreated Pustules", dove dopo appena un minuto circa di infuocato death/black, ci si imbatte in un jingle psicologicamente pericoloso, guidato da un basso spettrale, per poi tornare sulla via maestra. "For Thy Avant-void ha una cadenza rarefatta e i suoi suoni futuristi, stravolgono e spiazzano l'ascoltatore, trasportandolo nel finale verso le desolate terre del doom più decadente. Il metal estremo visto con gli occhi di un visionario cosmico, con una propensione all'horror psicologico, che non lascia nulla per scontato, dalla tipologia dei suoni usati, alla cura maniacale della voce, una splendida voce distorta. Un disco di sostanza che non punta mai sulla tecnica fine a se stessa, ma semmai gioca sulle atmosfere e sul piacere che porta una buona composizione nel suo insieme. La ricerca dell'impatto emotivo come fondamenta sonoro su cui orchestrare il resto, scalza il concetto del solo impatto ritmico/sonoro tipico del metal. Come se parlassimo di un'opera teatrale o cinematografica con effetti paralizzanti, focalizzati ad ammaliare la persona con una vena psicotica e oscura. Un disco che prosegue il cammino di un artista-sperimentatore, un disco che lo evolve ulteriormente, senza mai cadere nel calderone della banalità. Un album insano, terribilmente bello, straripante nella sua capacità espressiva. (Bob Stoner)

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