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lunedì 4 novembre 2024

Urza / Calliophis - Dawn Of A Lifeless Age

#PER CHI AMA: Death/Funeral Doom
Ecco uno di quegli album semplici semplici da recensire: un bel concentrato di funeral death offerto da due band tedesche a me totalmente sconosciute, gli Urza e i Calliophis, che evidentemente, era un po' che non si facevano sentire. I nostri hanno cosi unito le forze per dar voce al loro disagio interiore e condensarlo in questo split intitolato 'Dawn of a Lifeless Age'. Due i pezzi a disposizione per ciascuna band, per circa 23 minuti a testa, fatti di sonorità apocalittico-asfissianti. Il disco si apre con i berlinesi Urza, che erano in silenzio dal 2019, quando uscì il loro debut album. Il quintetto teutonico ci propone due pezzi ben suonati ma forse troppo derivativi: se "Maunder Minimum" è il classico emblema del funeral doom, quello dotato di buone e melodiche linee di chitarra, profondità degli arrangiamenti, oscure ambientazione e vocals super growl, "Through Ages of Colossal Embitterment" si presenta invece inizialmente più abrasiva e votata ad un death doom dalle ritmiche più spinte e veementi, con parti che evocano un che dei primissimi Anathema di 'Serenades'. Dopo un paio di minuti però, il sound dei nostri torna a sprofondare in meandri depressivo-catacombali, di sicuro impatto emotivo, soprattutto alla luce di un utilizzo alternativo, e ben più convincente, delle vocals. Niente di nuovo sotto il sole comunque, anche se la qualità generale è piuttosto buona. È allora la volta dei Calliophis, band originaria della Sassonia, che ha peraltro già tre album all'attivo dal 2008 a oggi. Per loro, un ritorno dopo il convincente album del 2021, 'Liquid Darkness', e due nuovi pezzi, "Trepak" e "Endure Your Depression", che si muovono dalle parti di un death doom assai melodico ed emozionalmente toccante. Ottime melodie contraddistinguono infatti i due brani, unite ad eleganti parti atmosferiche e a una buonissima componente vocale. Se dovessi esprimere il mio personale gradimento tra le due band di oggi, orienterei la mia scelta decisamente verso i Calliophis, complici quelle sonorità soffuse ma penetranti, quelle linee melodiche di chitarra che dipingono strazianti paesaggi emotivi, e che avvicinano i nostri a certe eleganti produzioni scandinave del passato. Un bel modo per conoscere due band questo split album e indirizzarci alla scoperta delle loro discografie, se solo saranno in grado di toccare anche le vostre corde dell'anima. Le mie hanno vibrato, soprattutto in compagnia dei Calliophis e voi, chi preferite? (Francesco Scarci)

sabato 2 novembre 2024

SaintSombre - Earth/Dust

#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal
Ci ha impiegato un paio di mesi questo cd ad arrivare tra le mie mani, dopo essersi perso in destinazioni alquanto improbabili, ma è una storia troppo lunga da raccontare. Quello dei SaintSombre è un sound ricercato, votato a esplorare territori in bilico tra post metal e fangose derive sludge. Quello che ne viene fuori è 'Earth/Dust', lavoro di sette pezzi, non proprio di facile lettura - complice anche un concept che narra la storia di un uomo in preda a un profondo malessere - ma comunque in grado di generare un certo interesse a chi ascolta con una certa attenzione. Questo è almeno quanto si evince dall'incipit affidato a "Reflection", un brano che sembra evocare un che degli svedesi Cult of Luna (CoL), con l'aggiunta di minimalisti suoni elettronici, su di un tappeto ritmico non proprio dei più semplici da digerire. Sarà che l'apporto melodico non è cosi dominante, e quella voce abrasiva non aiuta ad assimilare cosi facilmente la proposta della one man band capitanata da Steve R.. Ci riprova il frontman transalpino con la successiva "Spectre" e qui, forse, un utilizzo più armonico e presente dei synth, riesce a donare maggior ariosità ed eleganza a un brano dai toni piuttosto pacati. Cosa che si ripete anche negli angoli dell'oscura e ritmata "Circle", un brano quasi ipnotico per buona parte della sua prima metà. Quando subentra la voce del polistrumentista, ecco che la proposta si fa nuovamente ostica da assaporare, forse anche a causa di una perdita di una certa fluidità musicale, muovendosi su tempi dispari che sembra strozzino la dinamicità del brano. Capisco che proprio questo, unito all'utilizzo importante dei synth, possa rappresentare la novità di questo disco, però c'è qualcosa ancora che stona e complica il mio ascolto, che non riesco a isolare. E la title track non è da meno: ottime idee, di scuola Neurosis, condite da suoni ruvidi e super ribassati e un programming stravagante, ma il tutto risulta nuovamente osteggiato da un cantato difficile e scorbutico, che verosimilmente necessita di numerosi ascolti per poter essere recepito al meglio. "Sun" chiama ancora in causa CoL a livello ritmico, ma un imprevedibile uso dei synth uniti a una voce e linea melodica rinnovata, rimette tutto in discussione, innalzando il livello qualitativo della proposta. Altri due pezzi e rilevo ancora echi dei CoL in "Deliverance", altro pezzo dalle grandi potenzialità che sembrano tuttavia perdersi nell'utilizzo di una vocalità che a mio avviso stona, non poco, nell'onirico contesto musicale creato. In chiusura, "Fall" sembra ammiccare immediatamente ai conterranei CROWN, poi il solito, a me fastidioso, connubio chitarra-voce, produce grande irritazione, prima di far posto a intelligenti trovate tecnologiche, che mantengono comunque costantemente sopra la sufficienza questo 'Earth/Dust'. C'è sicuramente ancora da lavorare e limare certe spigolature, ma la strada intrapresa sembrerebbe quella giusta. (Francesco Scarci)
 
(Rotten Tree Productions - 2024)
Voto: 68
 

venerdì 1 novembre 2024

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