#PER CHI AMA: Black/Death |
Chissà per quanto tempo ce li porteremo avanti gli effetti dettati dal Covid-19, non solo in termini clinici ma anche musicali. Non poteva rimanere immune a tale situazione un personaggio sensibile come Mattias Norman, ex bassista dei Katatonia, che da quell'evento ha maturato l'idea di fondare i Kryptan, oscuri portatori di black metal della vecchia scuola scandinava. Solo quattro i pezzi a disposizione per il mastermind svedese, sufficienti però a sviscerare in una ventina di minuti, il desiderio di Mattias di riproporre quelle sonorità maestose e taglienti che hanno reso grandi gente del calibro di Dissection, Lord Belial o Naglfar, questi almeno i primi nomi che mi sono venuti in mente. Si parte dalle vorticose ritmiche di "A Giant Leap For Whoredom" e si percepisce forte quell'assonanza musicale con i maestri svedesi, complici urticanti melodie corredate dallo screaming efferato di Alexander Högbom. Interessanti, ma francamente nessuna ragguardevole idea da aggiungere ad una scena un po' stantia. Ci si riprova con la martellante "Bedårande Bran" dove questa volta ci sento un che di Unanimated e Sarcasm nell'icnipit, mentre in quelle feroci e veloci, emerge un che dei Marduk e in quelle più atmosferiche, cenni dei primissimi Dimmu Borgir quasi a rendere omaggio a tutti i mostri sacri degli anni '90. "Blessed Be The Glue" evoca il black norvegese degli Immortal, in particolare di un brano come "Blashyrkh", tra epiche galoppate black e assalti thrash metal. Tutto molto bello ma sentito milioni di volte. In chiusura l'inequivocabile "Burn the Priest", un brano che avrebbe potuto tranquillamente stare su uno degli ultimi lavori degli Anaal Nathrakh, per un attacco finale all'arma bianca. (Francesco Scarci)
(Debemur Morti Productions - 2021)
Voto: 70
Voto: 70