#PER CHI AMA: Death Doom, Saturnus, primi Anathema |
Ci hanno impiegato ben oltre quattro anni i maiorchini Helevorn per sfornare un nuovo lavoro, ma d'altro canto avevano già speso un lustro per rilasciare il secondo album, 'Forthcoming Displeasures', recensito su queste stesse pagine. Quindici anni perché tre album vedessero la luce (la band nasce nel 1999), niente male no? Il risultato a questo punto non può che essere eccellente. E questo è sostanzialmente vero, perché 'Compassion Forlorn' è un signor disco di death doom che prosegue quanto già espresso nel precedente lp. Otto pezzi di suoni oscuri dotati anche di una certa vena gotica. L'album si apre con la deprimente "The Inner Crumble", song che cavalca l'onda dei suoni malinconici, ormai marchio di fabbrica della Solitude Productions e associate. Buonissime le linee di chitarra, cosi come pure il growling di Josep Brunet, che sapientemente lo alterna a un cleaning meditativo quando sono i tocchi di pianoforte a condurre i giochi. Nulla di nuovo per carità, ma si fa apprezzare. Con la successiva "Burden Me" si parte più sparati e un qualche eco degli Amorphis si percepisce in sottofondo, ma non solo, perché un occhiolino lo si strizza a destra agli Evereve e a manca, ai nostrani The Foreshadowing, anche se poi il brano scema un po' in intensità per ritornare a sprofondare nei meandri della desolazione. Derivativo penserete voi e non posso che confermare la cosa, soprattutto quando si scomodano anche gli Anathema di 'The Silent Enigma'. Quindi, prossima domanda, album da buttare? Nient'affatto! L'ho detto proprio all'inizio, 'Compassion Forlorn' è un signor album e per questo gli va assolutamente concessa la vostra fiducia. "Looters" è un pezzo che per linee di chitarra potrebbe stare benissimo su un qualsiasi disco dei Saturnus anche se Josep predilige il cantato pulito e al termine del brano si concede anche un narrato su una straziante melodia di pianoforte. La parabola ascendente della band spagnola prosegue con il pezzo forte del disco, "Unified", tra le song più trainanti del lotto (insieme a "Delusive Eyes"), in cui mi pare di percepire anche qualcosa degli ultimi Paradise Lost (che sarà ancora più evidente in "I Am to Blame" che si fa notare per un approccio più corale). Le cose girano bene e gli strumenti ben si incastrano tra loro sfoderando una prova, che col passare dei minuti, diviene sempre più convincente. Quello che ho notato tuttavia è che fintanto il quintetto iberico viaggi su ritmiche un po' più tirate, le cose vanno alla grande e il sound si conferma convincente. D'altro lato, con tempi più rallentati, la band torna ad essere "normale": "Reason Dies Last" ne è forse l'esempio più palese: belle chitarre, mood drammatico, ma forse la song più anonima dell'intero lavoro. Il disco si chiude con "Els Dies Tranquils", in cui Josep esordisce con un narrato in catalano e poi a salire in cattedra è Lisa Cuthbert, cantante, pianista e compositrice irlandese, la cui meravigliosa performance vocale (che richiama Tori Amos e Marie Brennan), arricchisce ulteriormente una prova già di per sé, molto buona. Ora non rimane che gustarci questo lavoro per i prossimi cinque, in attesa di una nuova release degli Helevorn. (Francesco Scarci)
(BadMoodMan Music - 2014)
Voto: 75