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sabato 12 aprile 2014

Grown Below - The Other Sight

#PER CHI AMA: Post-metal, Isis
A distanza di quasi 3 anni dalla mia recensione di 'The Long Now', ecco ricapitarmi tra le mani, per mia somma gioia, il secondo full length dei belgi Grown Below. E confermo immediatamente le sensazioni positive che ebbi nel 2011, dopo l'ascolto della opening track, "New Throne". Il quartetto di Anversa ha centrato nuovamente l'obiettivo. Otto minuti e più di atmosfere sognanti all'insegna di un sound post-, a tratti rock e in altri più marcatamente metal, di influenza Isis, si sveleranno infatti all'ascoltatore. Il disco parte aggressivo con delle chitarre massicce e ipnotiche, che ben presto cedono il passo ad un suggestivo e notturno break centrale; l'effetto che lascia è quello di passeggiare tra le strade deserte di una città, la notte, in un mix di solitudine e libertà. Qui la voce pulita di Matthijs (capace anche di scorribande growl e scream) regala senza dubbio potenti vibrazioni. "My Triumph" attacca con la tribalità del suo drumming magnetico, un caldo basso in sottofondo, una chitarra che timida lascia qualche segno nell'etere e poi di nuovo la suadente voce (a tratti esaltante) del frontman belga. Ma questo lo sapevamo già, l'avevo già scritto in occasione del loro debut. Il sound minimalista dei Grown Below si alterna con quello più roboante dei nostri anche se in questa release maggiore spazio viene lasciato ad una componente dark acustica come nella strabiliante seconda metà di "My Triumph", forse la traccia più riuscita dell'album e quella che lascia intravedere ottime prospettive in chiave futura. "Phantoms" si dischiude offrendoci seducenti frammenti di musica oscura, tipicamente figlia del post rock moderno che ha il pregio di cedere anche a sfuriate elettriche da brividi. E per questo, ho la pelle d'oca alta un dito. "Reverie" è un altro esempio della classe del 4-piece di Anversa: ancora sonorità ammalianti, tenui e rilassate che esploderanno ben presto in nebulose tempeste metalliche che in questa traccia arriveranno addirittura a sfiorare il funeral doom nel finale. Ottimo ritorno questo 'The Other Sight', per una band da cui ora mi aspetto il salto di qualità definitivo. (Francesco Scarci)

(Slow Burn Records - 2013)
Voto: 80

sabato 22 ottobre 2011

Grown Below - The Long Now

#PER CHI AMA: Sludge, Post Metal, Isis, Cult of Luna
Come sempre mi avvicino con una certa curiosità alle proposte musicali della Slow Burn Records, da sempre sinonimo di ottima musica e profonda conoscitrice di realtà underground estremamente valide nell’ambito post. Quest’oggi è il turno del debutto dei belgi Grown Below, band a me totalmente sconosciuta che con questo “The Long Now” cercando di raggiungere un po’ di notorietà in un ambiente totalmente affollato come quello del post metal/sludge. Inserisco il cd nel lettore e mi si parano immediatamente davanti tredici insormontabili (mi immagino) minuti di “Trojan Horses” e del suo ritmo ovviamente melmoso, contraddistinto dal classico vocalizzo growl del genere e da un riffing ultra distorto. Storco un po’ il naso, ho come la sensazione che mi annoierò parecchio da qui alla fine, ma immediatamente una voce pulita, pregna di sofferenza, si alterna al cantato da cavernicolo e spazza via le nubi che si stavano già addensando nella mia mente. L’atmosfera rallenta ulteriormente, si addolcisce, vengo turbato, nel senso buono sia chiaro, da suoni soavi, malinconici, addirittura romantici; l’ho già eletta mia song preferita dell’album. La performance di Matthijs Vanstaen alla voce è a dir poco esaltante, cosi come le cupe ambientazioni, che si alternano una dopo l’altra, nell’imbrigliante progressione di questo lavoro. Questa “Cavalli Troiani” decisamente ci consegna un’altra stuzzicante band che farà la gioia mia e di tutti quelli che amano gli Isis o i Cult of Luna. “Devoid of Age” deflagra nelle casse del nostro stereo con un sound potente, corposo, marcescente, tuttavia coadiuvato da un accompagnamento intrigante che la rende molto più ascoltabile. È la volta di “The Abyss” e la sensazione che ci coglie è proprio quella di sprofondare negli abissi con un sound vertiginoso, che alterna ancora una volta la melmosità sludge a momenti di delicata sofferenza e dove fa anche la comparsa una deliziosa voce femminile. Sono colpito, non lo nego, alla terza traccia, ho già ordinato la mia copia personale di questa avvincente release e non sono nemmeno a metà dell’ascolto del cd. Chiaro, le influenze provenienti dai maestri di Boston, Isis, sono evidenti, ma non importa perché ancora una volta, la classe dei Grown Below, emerge forte, convincente e vincente al tempo stesso. L’ambient miscelato al post rock, allo sludge e al metal è estremamente ben confezionato da questo quartetto di Antwerp, che esiste solamente dal 2010 e se questo è il risultato c’è ben da sperare per il futuro di questi ragazzi, che nelle tracce di “The Long Now” affrontano il tema della fine del tempo. Giusto un intermezzo ambient ed ecco altri tredici minuti con “End of All Time” a suggellare la performance dei nostri: incedere lento, opprimente, claustrofobico, insomma nel totale rispetto di tutti i sacri crismi del genere, sfiorando addirittura il funeral doom. Ma non abbiate timore ad avvicinarvi a tali sonorità, perché poi la bravura dei nostri sta nel personalizzare, rivedere, stravolgere il sistema con le proprie brillanti idee. Accanto all’indubbio valore musicale dei Grown Below, si aggiunga anche l’eccellente caratura tecnica e l’ottima registrazione che arricchisce il suono di una profondità inusuale. Mai domi, i nostri si lanciano con composizioni che superano i sedici minuti (la title track) che conferma quanto di buono espresso sinora. Ragazzi, non ho altro da aggiungere, se non fare i complimenti ancora una volta ad una etichetta dalla vista lunga e a una band dalle idee veramente chiare. Sorprendenti! (Francesco Scarci)

(Slow Burn Records)
Voto: 85