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lunedì 25 febbraio 2019

Gorgon - Elegy

#PER CHI AMA: Symph Black, Dimmu Borgir, Septicflesh
Di precedenti in Francia in fatto di black sinfonico ce ne sono parecchi, penso a Destinity, Anorexia Nervosa e Malevolentia, tanto per buttare li qualche nome. Oggi si fanno strada anche i parigini Gorgon, nonostante un full length di debutto, 'Titanomachy', già all'attivo, che però poco aveva fatto breccia nei cuori degli amanti del genere. 'Elegy' invece, un concept album sulla correlazione tra la creazione dell'Universo e la formazione dell'embrione nell'utero femminile, edito peraltro dalla nostrana Dusktone Records, non deve affatto passare inosservato perché la sua qualità è veramente eccelsa. Non solo per ciò che concerne le liriche e il dualismo tra scienza e spiritualità, ma soprattutto a livello musicale. "Origins" infatti esplode veemente nelle mie casse, sfoderando una classe cristallina, atmosfere bombastiche con richiami orientali ed eccellenti arrangiamenti che rappresentano probabilmente il punto di forza del quartetto transalpino. Gli ingredienti del black metal sinfonico ci sono tutti, tra bordate ritmiche sparate a tutta forza, growling vocals, montagne di tastiere (un plauso va al finlandese Felipe Munoz dei Frosttide) che rendono il tutto tremendamente orchestrale (ma in questo i Dimmu Borgir sono i veri maestri) ed un gustoso innesto di chitarre arabeggianti che per certi versi mi hanno evocato i primi Orphaned Land o i Melechesh più melodici. Addirittura in "Under a Bleeding Moon" compaiono in sottofondo anche delle eteree female vocals (a cura della tunisina Safa Heraghi, che ha collaborato con gente del calibro di Devin Townsend e Dark Fortress), in un brano che ha un approccio ritmico molto vicino alle ultime cose prodotte dai Septicflesh. L'avvicendamento dei brani è assai fluido e lineare e si passa senza alcun intoppo da un pezzo all'altro, attraversando le magniloquenti ed esoteriche melodie di "Nemesis", che vanta una parte centrale che appare più vicina ad una colonna sonora di un kolossal piuttosto che ad un disco metal. Infatti qui l'utilizzo delle partiture sinfoniche è più ricercata, talvolta forse un po' troppo spinta, però decisamente efficace. A tal proposito ascoltatevi "The Plagues", un vero inno di pomposità sinfonica che gli amanti del genere apprezzeranno enormemente (il sottoscritto ha goduto un casino), mentre per chi non ama questo genere di contaminazioni, potrebbe essere un problema. Io però vi suggerirei di dare una grossa chance ai Gorgon, sono convinto che non ve ne pentirete. E se avete ancora dubbi, ecco che in soccorso arrivano altri brani: la più oscura "Into the Abyss", con le voci della brava singer nord africana in background a smorzare la ferocia del frontman Paul Thureau, in uno sciame ritmico di black metal maestoso. "Ishassara", la song scelta come singolo lo scorso anno, conferma le ottime credenziali della band, abile sia nelle parti più tirate in blast beat, in cui il riferimento principe è rappresentato dagli ultimi Behemoth, che nelle parti più orchestrali, con tanto di utilizzo di ottoni e archi (ribadisco il concetto del Dimmu Borgir docet, a cui aggiungerei anche un pizzico di Therion) e a livello solistico, io ci sento anche influenze heavy classiche e power metal (stile Children of Bodom). "Of Divinity and Flesh" ci conduce ancora nei souk arabi con la sua tribalità orientale, a cui ben presto si accoderanno anche le serratissime ma intense chitarre black sinfoniche. A chiudere 'Elegy' arriva la suadente title track, gestita alla grande dal solo mellifluo canto della sirena Safa. Signori, ecco quel che si dice un signor album. (Francesco Scarci)

(Dusktone Records - 2019)
Voto: 85