Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Funere. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Funere. Mostra tutti i post

mercoledì 11 novembre 2020

Invernoir - The Void and the Unbearable Loss

#PER CHI AMA: Death/Doom, Novembre, My Dying Bride
È diventata ormai pratica assai diffusa da parte delle band nostrane di affidarsi ai russi della Solitude Productions/BadMoodMan Music, quando si tratta di produrre dischi death doom. Dopo gli (Echo), i Rome in Monochrome e i Silvered (giusto per citarne alcuni), oggi è il turno dei romani Invernoir, che con 'The Void and the Unbearable Loss' si presentano al pubblico con il loro debut su lunga distanza, dopo l'ottimo EP di un paio d'anni fa intitolato 'Mourn'. Il quartetto capitolino, che vanta nelle proprie file membri di Ars Onirica e Black Therapy, ci offre otto tracce inseribili appunto in un contesto death doom. Ce lo conferma immediatamente l'apertura affidata alla title track ove, grazie ad un riffing piuttosto compassato di scuola britannica (My Dying Bride e primi Paradise Lost insegnano) e atmosfere autunnali, i nostri ci regalano una traccia strumentale che, pur durando sette minuti, sa più di intro che di un pezzo vero e proprio. Le cose si fanno decisamente più interessanti con "The Path", che prosegue una melodia che mi sembra di aver già captato nell'opening track, e che dà sfoggio della voce dei due cantanti (il primo un ibrido tra scream e growl, il secondo ovviamente in pulito) e ci consegna atmosfere di "novembrina" memoria, facendomi avvallare con un cenno affermativo della mia testa, la proposta dei nostri. Si, mi piacciono, questo è il significato, nonostante peraltro la loro musica non sprizzi originalità da tutti i pori. Perlomeno ci provano con grande convinzione e non posso che apprezzarli anche nelle porzioni più dilatate del brano, soprattutto laddove salta fuori un violino dal nulla (a cura di Margherita Musto) che mi fa letteralmente scappottare dalla sedia, inoculando nel disco una poetica che fin qui non avevo lontanamente pensato di trovare. Questo mi spinge a guardare i nostri da un punto di vista differente anche se l'incipit di "House of Debris" mi fa ripiombare nei miei pensieri iniziali. Evidentemente alla band servono comunque un paio di giri di orologio per rimettersi in carreggiata per farci saggiare il loro lato migliore, quello che prende le distanze dal death doom più scolastico e si lancia in sprazzi di una maggior fruibilità, una più ampia drammaticità e melodia, soprattutto dove il quartetto torna a rievocare la band di Carmelo Orlando e soci. Nella successiva "Suspended Alive" sono echi di 'Brave Murder Day' dei Katatonia ad emergere invece dalla musicalità sempre ricercatamente malinconica dei quattro musicisti italici. "Cast Away" suona nella sua prima parte come una sorta di ballad con tanto di atmosfere vellutate e voce pulita per poi dar sfogo ad uno screaming incazzato in un'alternanza musicale e vocale che vedrà i nostri più volte far ritorno a quella morbidezza iniziale. Esperimento ben riuscito. Ma la compagine nostrana non ha certo intenzione di fermarsi qui e in canna ha ancora qualche altro colpo ben riuscito che rendono questo lavoro un album di una certa rilevanza artistica: "The Burden" è il primo con la sua ottima ritmica, le harsh vocals del cantante ed una melodia di fondo sempre piacevole. Se "At Night" non mi fa proprio impazzire per la sua vena più orientata al funeral, mi lascio conquistare dalla seducente e conclusiva "The Loneliest", un pezzo che in alcuni tratti strizza l'occhiolino ai Saturnus, e che sancisce le qualità eccelse di una band da tenere assolutamente sotto stretta sorveglianza. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music/Funere - 2020)
Voto: 75

lunedì 27 gennaio 2020

Ornamentos del Miedo - Este No Es Tu Hogar

#PER CHI AMA: Funeral Doom, My Dying Bride
Sinergia sempre più serrata quella tra l'armena Funere e la russa Solitude Productions che vanno a pescare la new sensation funeral doom questa volta in Spagna. Ornamentos del Miedo è infatti una one-man-band originaria di Burgos, dove evidentemente, sospesa tra le montagne, non deve arrivare sufficiente sole per aver generato nel suo frontman, Angel Chicote, gli incubi inclusi in questo 'Este No Es Tu Hogar', album di debutto del musicista castigliano. Il disco contiene sei funeree song che coprono oltre un'ora di musica. Si inizia con l'angosciante incedere della title track, una song che non ci fa proprio sprofondare nel più tipico clima funeral, data una certa ariosità (e vi prego di passarmi il termine) delle chitarre che costruiscono melodie sicuramente plumbee e sofferenti ma non cosi catacombali da creare il classico nodo asfissiante alla gola. E per questo, la proposta del buon Angel, peraltro membro di una miriade di band coinvolte in un po' tutti i generi estremi, risulta veramente gradevole da digerire ma soprattutto da ascoltare. Pur le song durando tra gli otto e i dodici minuti, risultano dinamiche (e passatemi vi prego anche quest'altro termine) dato il lavoro eccelso del factotum nel costruire eteree atmosfere che potrebbero per certi versi richiamare i Saturnus o il mood nostalgico dei Paradise Lost di 'Shades of God'. Tale sensazione l'avverto anche nella seconda traccia, "Ornamentos del Miedo", in cui è forse una vena più orientata ai My Dying Bride ad avere la meglio, sebbene quella chitarra ritmica mi ricordi non poco la band di Nick Holmes e soci. Grande spazio è lasciato alla musicalità malinconica del mastermind spagnolo che qua e là ci piazza il suo vociare tormentato. Si continua con "Carne" e qui il riffing sembra apparentemente più ossessivo con la voce di Angel tendente allo screaming, ma il lavoro delle keys rende ancora una volta tutto più abbordabile. E questo è proprio il plus di questo disco che pur muovendosi in territori non proprio pianeggianti, riesce comunque nell'intento di far passare un genere cosi poco affabile come il funeral doom, in una simpatica passeggiata domenicale. Ci pensano infatti "Caminos Perdidos" e "Raíces Podridas" a rallegrarci con le loro autunnali melodie, cosi come pure la conclusiva "Frágil". Quello che penalizza in un certo qual modo il disco è forse un'eccessiva coerenza musicale che da un lato è apprezzabile, dall'altro rende un po' troppo monolitico un lavoro. Certo, quando si parla di funeral doom, la monoliticità dovrebbe essere la caratteristica primaria delle band, ma più volte ho sentito band in questo ambito variare dal funeral al death e viceversa; gli Ornamentos del Miedo invece dall'inizio alla fine propongono un sound piacevolissimo ma senza picchi e senza valli, ma questa rimane la mia opinione e il mio gusto personale. Comunque per essere un debut album, di un artista comunque assai scafato, il voto non può che essere super positivo. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions/Funere - 2019)
Voto: 74

https://solitudeproductions.bandcamp.com/album/este-no-es-tu-hogar

lunedì 20 gennaio 2020

Vofa - S/t

#PER CHI AMA: Funeral Doom, Evoken
Tre sole tracce (di dodici minuti ciascuna) sono sufficienti per gli islandesi Vofa per farci sprofondare nel loro sound cupo e deprimente. "I", "II" e "III" sono i titoli delle suddette song che faranno la gioia sicuramente di tutti coloro che amano il funeral doom nella sua accezione più viscerale ed atmosferica. Gli ingredienti del genere ci sono ovviamente tutti e non possiamo certo parlare di quale miracolo musicale o quant'altro però in una serata in cui la nebbia scivola sinistra attraverso le vie della mia città, una proposta cosi spettrale ci calza giusto a pennello. Le melodie sono dissonanti e stritolanti quasi ci si trovi tra le spire di un serpente a sonagli. La voce cavernosa del frontman è bella arcigna e ben ci sta su quel tappeto ritmico altrettanto aspro e al contempo indolente. Questo per dire che l'ascolto del debut album di questi misteriosi Vofa, band formatasi in Islanda in un non meglio specificato luogo, non è proprio la più facile delle release a cui accostarsi. Le tre tracce sono tutte accumunate dalle medesime caratteristiche strutturali, con una musicalità asfissiante che colpisce ai fianchi fino a farci barcollare, in una vena che può ricordare gli Evoken o gli altrettanto misteriosi EA. Nella seconda traccia sottolineerei la presenza di un cantato pulito spettrale che si affianca al growling ed un lavoro alla batteria quasi tribale che caratterizza il sound dei nostri. La terza track, a parte presentare un intro ambientale, poi si muove sulle medesime coordinate stilistiche, ossia a rallentatore, anche se a metà brano, la proposta sembra movimentarsi un po' di più e con delle voci demoniache a supporto. Insomma, avrete capito che quello dei Vofa non è proprio un album per tutti, quindi la raccomandazione è quella di avvicinarsi con cautela a questo caustico maelstrom sonoro. (Francesco Scarci)

mercoledì 8 gennaio 2020

Evadne - Dethroned of Our Souls

#PER CHI AMA: Death Doom, Draconian, Officium Triste
Tra le mie prime recensioni qui sul Pozzo, c'è quella degli Evadne relativa a 'The Shortest Way', secondo album per la band spagnola. Da quel lontano 2012, l'ensemble si è riaffacciato sulla scena solo con un EP ed un altro full length, datati rispettivamente 2014 e 2017, un po' pochino mi verrebbe da dire. Le idee devono poi iniziare a scarseggiare se il quintetto di Valencia se ne esce ora con una compilation dopo soli tre album. 'Dethroned of Our Souls' è appunto il titolo della raccolta che include peraltro una cover degli Officium Triste ("Like Atlas"), un paio di featuring ed una live session. Il disco apre con "Bleak Remembrance", song contenuta sia nell'EP 'Dethroned of Light' che nel loro demo d'esordio, che vede nella nuova versione la partecipazione di J.F. Fiar, leader dei Foscor. La proposta dei nostri non è affatto male se si considera che è un death doom estremamente melodico ed atmosferico che strizza l'occhiolino proprio agli Officium Triste o ad altre realtà tipo Draconian e When Nothing Remains, soprattutto quando nella seconda song, "Awaiting", fa la comparsa la delicata voce di Natalie Koskinen, cantante dei Shape of Despair che apporta quel tocco gotico sinfonico al lavoro. In "The Wanderer" (inclusa insieme ad "Awaiting" nell'EP) i toni si fanno più cupi a livello generale, ma non mancano i momenti acustici e onirici che rendono comunque l'aria soave ed eterea. È già tempo di "Like Atlas" che ripercorre quasi fedelmente l'originale degli olandesi volanti, con quell'incedere lento e drammatico. Si arriva a "Colossal" e francamente non comprendo la scelta di mettere una live session in un contesto completamente da studio, non credo volessero farci apprezzare la loro bravura dal vivo, soprattutto perchè con "Colossal" nel formato originale, avremo avuto sia l'EP che il demo completi in questa raccolta, ma a questo punto sorge un'altra domanda, ossia che necessità c'era di mettere le due versioni di "Bleak Remembrance" (lo si capirà solamente ascoltando le due versioni che sembrano totalmente differenti)? A parte queste stravaganti scelte strategico-musicali, il disco offre uno spaccato interessante su dei lavori che in realtà risultano facilmente reperibili sul web. Chissà pertanto quale mossa, per cosi dire commerciale, si celi dietro a quest'uscita, riesumare vecchi lavori, dire al mondo che la band è ancora viva e vegeta o che altro? A parte queste domande esistenziali, lasciatevi sedurre dal death doom degli Evadne, dopo tutto, sono una di quelle band che sa ancora far emozionare, anzi qui dimostrano che erano in grado di farlo già una quindicina di anni fa quando tra tastiere, violini e female vocals, potevano quasi essere ascritti tra i pionieri del genere, chissà semmai se sono ancora in grado di farlo oggi, eccolo l'ultimo dubbio ad assalirmi. (Francesco Scarci)

venerdì 12 aprile 2019

Sinister Downfall - Eremozoic

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Come se non ne avessi avuto abbastanza da Solitude Productions e Endless Winter, anche la Satanath Productions, in compagnia della Funere e della Weird Truth Productions, si sono messe a rilasciare album funeral doom. E allora quest'oggi rechiamoci in Germania, per questo progetto in solitaria di Eugen Kohl, uno che ha tipo un milione di band (Crypt Witch, Death Carrier, Donarhall, Hexengrab, Nihilisticon, Delens Humanitas, Leichenfrost, Nihil Eternal, Urschmer) e che con questi Sinister Downfall ha deciso di dare il meglio di sè in un ambito ostico e un po' chiuso come quello del funeral. E infatti, facendo scorrere "Dark Veil" non trovo modo di esaltarmi più di tanto, non scorgendo infatti alcuna novità di rilievo se non il classico suono a rallentatore condito da ritmiche pesantissime, tocchi di pianoforte atti a smussarne le spigolosità e una voce growl ad annerire il risultato finale. Il problema è che, a parte regalare qualche melodia qua e là, o la decadente malinconia della lunga "Way to Nothingness", ahimè faccio fatica a trovare momenti da evidenziare, perchè trovo che il genere si sia un po' involuto su se stesso. E la breve (si fa per dire) " Ashes of Time" si lascia apprezzare per lo più, per i suoi cambi di tempo, le atmosfere nere come la notte, la melodia delle chitarre e poco altro. Ci pensano i dodici minuti della conclusiva "Where Solitude Prevails" a offrirci gli ultimi emozionanti e drammatici momenti di questo 'Eremozoic', con quel suo magmatico flusso sonoro pronto a condurci negli abissi della disperazione. Funerei nell'accezione più pura del genere. (Francesco Scarci)

(Satanath Productions/Funere/Weird Truth Productions - 2018)
Voto: 62

https://sinisterdownfall.bandcamp.com/