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sabato 28 gennaio 2012

Boltdown - Omnicide

#PER CHI AMA: Death/Thrash, Kreator, Machine Head, Chimaira
Da dove devo iniziare per maltrattare questo cd? Intanto inizierei col gridare allo scandalo per la scelta del logo della band, veramente troppo simile a quella dei loro connazionali Bolt Thrower. Seguirei poi con la musica, davvero scontata senza il benché minimo briciolo di personalità, che fa della band di Newcastle l'ennesimo gruppo che va ad incrementare l'incredibile marasma di thrash-death metal band che affollano inutilmente il panorama metal mondiale. Se solo fosse uscito una quindicina di anni fa, “Omnicide” avrebbe forse avuto la speranza di ottenere un discreto responso da parte del sottoscritto, ma ora la vita si fa dura per il quartetto albionico: una scontatissima sezione ritmica che miscela lo stile americano (di Pantera e Machine Head per capirci) a quello più grezzo e diretto dei Kreator, accompagnata da vocals che si alternano tra l'aggressivo e il pulito (a la Killswitch Engage), ostentano tutta la mediocrità di un lavoro che ha la pretesa di suonare come i grandi del passato, Metallica, Megadeth e Iron Maiden in testa. Mah, l'unico consiglio che potrei dare a questi quattro ragazzoni, è di non incaponirsi nell'intento di imitare l'inimitabile... (Francesco Scarci)

(Dark Balance)
Voto: 50
 

lunedì 9 maggio 2011

Exhale - Blind

#PER CHI AMA: Death/Grind, Nasum, Napalm Death
Eccole qui, mi mancavano le schegge di fottutissimo grind a perforare le mie orecchie e ci pensano gli svedesi Exhale, col loro secondo lavoro, a trapanarmi il cervello con queste 15 crivellanti tracce di furioso grind in pieno stile Nasum. Che dire, non sono proprio un grande estimatore del genere anche se ho amato i primi Napalm Death ma qui siamo al cospetto di una formazione che fa della violenza suprema il proprio punto di forza, anche se poi si assiste a dei rallentamenti di chiaro stampo death metal (Entombed era “Clandestine” tanto per capirci). Questo per dirvi che non ci troviamo di fronte a una band di purissimo grind, come i bravi maestri inglesi erano in grado di fare, ma c’è un mix di brutalità, data dall’annichilente sezione ritmica del quintetto scandinavo che viaggia costantemente a livelli di velocità doppi a quelli della luce e qualche sporadico inserto death. Gli Exhale sono sicuramente una band dotata di buona tecnica (incredibile il batterista che si conferma mostruoso dietro le pelli), con il vocalist Peter Andersson che alterna lo screaming a del cavernoso growling. L’unico problema di “Blind” è la noia che affiora dopo pochi minuti, in quanto, come spesso accade per questo genere, la sensazione è quella di ascoltare la stessa canzone per una trentina di minuti. Peccato, se solo si fosse in grado di dosare sapientemente le forze, sono convinto che anche questo tipo di grind avrebbe un maggiore successo. Osare è il verbo che più prediligo, ma anche l’invito che faccio anche a questi cattivi scandinavi! (Francesco Scarci)

(Dark Balance Records)
Voto: 60

mercoledì 6 aprile 2011

Morrigu - The Niobium Sky


Finalmente qualcosa di raffinato popola il mio lettore cd, dopo settimane all’insegna del death più grezzo. La band in questione, dal nome assai brutto devo ammettere, proviene dalla Svizzera e dopo un paio di album all’insegna del death doom sulla scia dei My Dying Bride, arriva forse al tanto sospirato salto di qualità con “The Niobium Sky”, album che coniuga sapientemente un dark gothic con certe linee di chitarra dalle forti tinte progressive. Forti della partecipazione di alcuni membri dei conterranei Eluveitie, i Morrigu stupiscono per il loro sound fresco e altamente melodico che in taluni frangenti si lascia andare invece a sgaloppate che riportano un po’ alle radici death doom della band come ad esempio nella title track, vera chicca dell’album, per quel suo incedere maestoso che si dipana tra il prog, per quei suoi continui assoli e alcune reminescenze death, per l’uso del growling alla voce, comunque fantastica song che toglie il fiato. Si prosegue con “At the Gathering of Stars” che non fa altro che confermare la classe cristallina della band e la disinvoltura anche in pezzi completamente strumentali. “The Great Finding” è un altro interessante pezzo dove torna a far capolino il cantato growl che ben si alterna con i vocalizzi pulitissimi di Sevi, mentre la musica continua a godere dell’eccelsa tecnica dei nostri. “The Heritage of Mankind” ci mostra invece il quintetto alpino sotto un’altra veste, molto più aggressiva, fatta di ritmiche pesanti, arricchite da ottime tastiere e dalla sempre eccellente performance del vocalist e da pregevoli assoli dal profilo melodico. Insomma un album che si rivela un’autentica sorpresa, lasciandosi ascoltare piacevolmente dall’inizio alla fine, in tutte le sue 13 tracce e che si può rivelare un interessante acquisto per questo tiepido inizio d’autunno. Emozionanti! (Francesco Scarci)

(Dark Balance)
Voto: 75

martedì 5 aprile 2011

Hypnosis - The Synthetic Light of Hope


Anche se per i più gli Hypnosis sono una band totalmente sconosciuta, io li seguo invece fin dal loro debutto e devo dire di averli visti crescere stilisticamente e passare dalle sonorità death degli esordi al death gothic del loro periodo centrale, fino a giungere a quest’ultimo album, dopo aver attraversato una fase pesantemente influenzata dai Fear Factory, la cui ascendenza cibernetica si fa comunque sentire anche in questa nuova release. "The Synthetic Light of Hope", quinto lavoro per l’act transalpino, conferma già quanto di buono la band stava facendo negli ultimi tempi, e lo fa percorrendo comunque una strada non cosi facile da percorrere. Mantenendo come base il death degli esordi, il terzetto d’oltralpe costruisce il proprio sound su riff brutali, arricchendo poi il tutto con elementi cyber-industriali, arzigogolate trame chitarristiche, eteree vocals femminili ad opera di Sin_d (alias Cindy). Il risultato finale mi ha ricordato da vicino la musica imprevedibile degli svedesi The Project Hate, anche se qui magari il suono è un po’ più classicamente death metal rispetto ai colleghi scandinavi. Di carne al fuoco c’è n’è davvero tanta nelle 9 tracce ivi contenute, e ad un primo ascolto molto probabilmente, l’album potrà risultarvi assai ostico da digerire. Vi garantisco tuttavia, che dopo molteplici passaggi nel vostro stereo, inizierete ad apprezzare le graffianti ritmiche del trio francese, affrescate dall’oscurità e dalla vena malinconica di alcuni passaggi, e con l’influenza pesante di alcuni generi estranei al metal, in taluni frangenti, ad arricchire il tutto (elettronica e musica etnica). Tecnicamente, la band non ha nulla da invidiare a nessuno, anche se il suono è forse un po’ penalizzato dalla artificiosità della drum machine, ma a quanto pare un nuovo devastante batterista si è inserito finalmente nel gruppo. Se avete pazienza di ascoltare con perizia e attenzione questo lavoro potrete scoprire le interessanti sfumature che il death ha ancora da offrire. Se siete alla ricerca invece di suoni orecchiabili, qui ne troverete ben pochi. Brutali, ipnotici e psicotici, fate spazio agli Hypnosis!! (Francesco Scarci)

(Dark Balance)
Voto: 75