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domenica 18 ottobre 2020

Váthos - Underwater

#PER CHI AMA: Black/Death
Direttamente dalla capitale rumena, ecco arrivare i Váthos, giovane e promettente band in giro da solo tre anni, che con questo 'Underwater' raggiunge la prima tappa della carriera, ossia il debutto. Il genere proposto dai cinque di Bucharest è un black melodico che vede saltuarie accelerazioni nel post-black ma altrettante divagazioni sul versante death e post-rock. Quindi possiamo far conoscenza col quintetto di quest'oggi partendo dall'opener "Ruins of Corrosion", una song che lascia intravere le buone potenzialità della compagine rumena, ma ancora qualche lacuna sia in fase compositiva che sotto l'aspetto di personalità/originalità. La band parte subito bene con una buona linea melodica che però tende a perdersi laddove i nostri provano ad accelerare un pochino di più, mentre sembrano rendere al meglio in territori più ragionati, dove peraltro emergono le idee migliori. La prima traccia quindi scivola via in un riffing alla lunga stancante che solo nel finale vede qualche significativa variazione al tema. "The Suicide" la trovo decisamente più ispirata, con le chitarre delle tre (dico tre) asce a disegnare malinconiche melodie sulle quali si staglia la voce in screaming di Radu. L'intensità emotiva tuttavia non lascia scampo e presto s'incunea nell'anima generando un certo feedback depressive che mi colpisce davvero tanto, complice anche la voce del frontman che abbandona il suo stile urlato per dedicarsi ad un pulito più convincente. E le clean vocals tornano immediatamente anche in "Curse of Apathy", un altro buon pezzo che palesa le buone qualità del quintetto, ma non ancora cosi eccelse. Mi spiego meglio, se da un lato il tremolo picking, cosi come le parti arpeggiate di scuola post rock, generamo sempre quel feeling emotivo in grado di chiudere la bocca dello stomaco, dall'altro la potenza emozionale sembra perdersi nei momenti in cui i nostri provano a premere sull'acceleratore per mostrare il loro lato più rude, non è necessario. Ed infatti è un peccato, perchè in questo modo rendono l'ascolto di 'Underwater' molto più altalenante anche a livello di interesse. Lo stesso accade per dire con un brano come "Corrupted Mind", una sgaloppata death/thrash che non c'entra davvero granchè con quanto ascoltato sino ad ora e che francamente mi ha fatto un po' storcere la bocca. Un po' meglio con "Shape of…": classica introduzione riverberata, un po' di bordello per un paio di minuti almeno fino a quando la band ci regala ancora pregevoli attimi di atmosfera cosi come pure successivi riferimenti a post-punk e shoegaze che rendono interessante l'ascolto. Arpeggi ancora in apertura con "Hold My Breath" con tanto di ausilio di voce pulita che presto lascerà il posto alle harsh vocals del cantante, mentre le chitarre tornano implacabili a tracciare riff affilati come lame di rasoi, fondamentalmente senza aver nulla da dire. È però ancora una volta sulla componente melodica che torno a fermarmi e a sottolineare come la band dia il meglio di sè quando rallenta e offre frangenti più emotivamente interessanti. Nell'ennesima sgroppata finale invece, meglio lasciar perdere. Con "Sanctimonious Belief" ci avviamo verso il finale del cd, dove manca ancora all'appello "Flower of Death". Il primo è un discreto pezzo di black melodico dotato del classico break acustico centrale e di tremolante coda finale. La seconda traccia sembra prendere in prestito dal post rock le tipiche atmosfere oniriche, per poi proseguire con sonorità che paiono strizzare l'occhiolino agli Agalloch più primordiali. Interessante tentativo di imitazione degli originali che rimangono inevitabilmente in vetta all'Olimpo del genere, mentre i Váthos hanno ancora un bel po' di strada da percorrere per poter emergere e trovare la propria identità. (Francesco Scarci)

(Loud Rage Music - 2020)
Voto: 68

https://loudragemusic.bandcamp.com/album/vathos-underwater