Cerca nel blog

sabato 3 ottobre 2020

Haneke Twins - Astronaut

#PER CHI AMA: Post Punk/New Wave
Purtroppo devo ammettere che il nuovo album degli svizzeri Haneke Twins ha una marcia in meno rispetto all'album di debutto. Non che questo 'Astronaut' sia brutto, ma presenta delle soluzioni chitarristiche che mi lasciano perplesso. Capisco la volontà di evolvere ma quando si ha nel background della band un trademark di fabbrica così marcato, quello del post punk, difficilmente si riesce ad uscirne senza danni e il loro sforzo di rendere più accessibile la musica, spostandosi verso un post punk più moderno e commerciale, di stampo Interpol, lascia alla fine un po' di amaro in bocca. La bella voce tenebrosa, con familiarità spinte verso il Peter Murphy più nero, risulta essere poco supportata da un chitarrismo troppo melodico e poco pungente. Togliere poi la classica fredda distorsione alla Joy Division alle chitarre, ha ridimensionato la forza emotiva dei brani che altrimenti sarebbero stati esaltanti, poiché costruiti ad arte, con sapienza oscura e molta cura. L'album è interessante, le canzoni viaggiano veloci, la sezione ritmica è pulsante ma manca quel mordente nelle chitarre, quel lato perverso e dark che nel debutto era stato un punto di forza, dando quella ruvidezza giusta e quel tocco sofferto in più alla musica. "Stuck in a Loop" ne è un esempio emblematico. Ritmica incalzante alla Bauhaus con sopra una deludente chitarra morbida che schiaccia tutte le aspettative, non nella tecnica, non nell'esecuzione ma nell'aggressività, in quel lato nervoso e perverso che assale l'ascoltatore nei mitologici brani del leggendario culto del post punk anni '80. La band, che nell'album precedente in un solo minuto e 47 aveva coverizzato in maniera gotica e spettacolare niente poco di meno che "The End" dei The Doors, ha tutto quello che occorre in questi termini, l'attitudine e lo stile per reinterpretarne le gesta migliori e più ardite, ma in più di un caso abbassa la guardia verso un suono troppo morbido, lasciando per strada e in solitudine, una magistrale interpretazione vocale. In questi veloci brani che compongono la ventina di minuti di questo nuovo lavoro, possiamo provare proprio questo sapore amaro di incompiuto gioiellino new wave che poteva essere per i nostalgici del genere un toccasana. La band sa il fatto suo in questo ambito musicale e speriamo in un ritorno totale alle sonorità più abrasive in un prossimo futuro. Rimarcando il fatto che 'Astronaut' sia comunque un buon album e che solo i cultori incalliti del post punk della vecchia guardia possano sentirsi un po' traditi, dico anche che gli Interpol non si possono accostare a band come Bauhaus o Joy Division per semplice differenza di spessore artistico ed emotivo. Gli Haneke Twins rimangono intanto una band dal grosso potenziale artistico, da non perdere comunque di vista. (Bob Stoner)