#PER CHI AMA: Stoner/Doom Strumentale |
Al terzo album in completa autonomia, i newyorkesi Clouds Taste Satanic (CTS) si appropriano definitivamente di un posto rilevante nella scena musicale underground mondiale. Alfieri di un connubio stoner/doom/sludge dai forti connotati vintage ma al tempo stesso moderni ed attualissimi, il quartetto di Brooklyn riesce a fondere le varie correnti senza far gridare al plagio anzi, possiamo dire che la maturazione è completa, e che stavolta i nostri giocano su coordinate sicure senza rischiare troppo in sperimentalismi. Si sa, il terzo album è un traguardo importante per una band, ancor più se il materiale che propone è interamente costituito da brani strumentali. Il giro di boa è superato senza intoppi né passi falsi, tanto meno senza ripetersi nelle composizioni. Il disco viaggia a gonfie vele: ascoltate "We Die We Live" e godete al minuto 1:20 di un giro apocalittico che si ripete circa un minuto dopo e che porta il magma sonoro ad una forma spettacolare. Questa tipologia di composizione è usata spesso dai nostri paladini con la chitarra che si lancia verso il cielo alla ricerca di una posizione di rilievo e nel mentre viene soffocata da un riff pesante e compatto che diviene il simbolo dell'intero lavoro e l'ottica giusta con cui inquadrarlo ed apprezzarlo. Una copertina favolosa (con opere di Gustave Dorè e Samuel Coleman), rientra perfettamente nel loro stile, cosi ispirata all'Inferno de "La Divina Commedia", cosi come il vinile colorato e psichedelico. 'Dawn of the Satanic Age' si presenta cosi, nel migliore dei modi e devo ammettere che fa un certo effetto averlo fra le mani. I CTS in questa loro terza opera hanno affinato il proprio sound, proponendo una forma di stoner tra le più originali in circolazione, con una verve ed un mood assai singolari, risalente ai Black Sabbath quanto ai Monster Magnet, ma in realtà tanto originali da non riuscire ad etichettarli come figli legittimi di queste band. L'ottima produzione mette in risalto la preparazione dei musicisti che suonano all'unisono ("Retribution" ne è l'apoteosi) e sebbene il mantra sonico sia fortemente catartico, la musica risulta di forte impatto ed all'ascolto multiplo si apprezzano le mille sfaccettature e rifiniture che nascondono la grande esperienza acquisita nel tempo dai quattro cavalieri dell'apocalisse e il loro modo di creare una musica granitica assai particolare. Il doom, inteso come lo intende questa band americana, ha un sapore diverso, più colorato nelle sue oscure sfumature, i vortici sonori non ricadono su se stessi ma si evolvono sempre costantemente verso l'alto, mentre la psichedelia mostra sempre il suo lato più introverso ed heavy in "Just Another Animal", alternandosi con ricami e gemme rubate creativamente ai seventies. A differenza dei precedenti album, il suono degli statunitensi non è mai stato così spesso e corposo come in questo ultimo. Ora, non chiedetemi di identificarli ulteriormente, perché a mio avviso i CTS sono una delle realtà indipendenti più genuine, originali e meglio riuscite degli ultimi anni. Se ricercate un che degli osannati Kyuss o dei Fu Manchu, non cercateli in questo disco, rischiereste di rimanerne delusi. I Cloud Taste Satanic stanno proprio al centro di tutta la musica stoner e doom, vecchia e nuova, illuminati da luce propria, quasi irraggiungibili. Non potremmo mai proclamarli innovatori ma a gran voce li possiamo fregiare con l'appellativo di rigeneratori di incalzanti riff super stoner e vintage. Da amare o da odiare, niente vie di mezzo, niente deserti o cactus ma solo inferni danteschi. Con questo album, a mio modesto parere, i CTS possono aspirare all'onorificenza massima di cult band d'eccellenza, una vera e propria tentazione satanica! (Bob Stoner)
(Self - 2016)
Voto: 85