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giovedì 1 febbraio 2024

Cultum Interitum - Sacrum Funeral

#PER CHI AMA: Black/Death
Dall'antro della bestia ecco arrivare il terzo album dei polacchi Cultum Interitum. La sensazione che ho provato durante l'ascolto di "S", l'opener di questo 'Sacrum Funeral', è infatti quello del fiato putrido che sgorga dalle viscere di un mostro infernale. E altrettanto putrido è anche il sound del misterioso terzetto di Varsavia, che libera un black sinistro, rozzo, mostruoso e inquietante, fatto di accelerazioni scellerate e ignobili rallentamenti atmosferici, in cui il minimo comune denominatore, rimane una voce gorgogliante e posseduta, che sembra arrivare direttamente dall'Inferno. E il suono cavernoso, turbolento e malefico si conferma anche nella successiva "A", in cui percepisco peraltro influenze derivanti da Aevangelist e Portal, in un vorticoso maelstrom sonoro che vi risucchierà nel gorgo. Un vortice dal quale emerge un latrato che dura parecchi secondi all'inizio di "C", per lasciar poi posto a un caos sonoro senza soluzione di continuità che vi lascerà basiti, quanto il sottoscritto, durante l'ascolto di questa annichilente proposta black/death, che arriva ad arricchirsi di ulteriori suoni disturbanti in sottofondo in coda alla song. La violenza prosegue impunita anche in "R", un'altra traccia dove si vive un'alternanza frastornante di umori e atmosfere, tra roboanti accelerazioni e spaventosi rallentamenti, che ci accompagnano attraverso una perpetua oscurità fino a "V", breve ma martellante e mefitica come poche. L'ultima "M" (e i titoli dei brani completano cosi la parola SACRVM) è la conclusiva e definitiva traghettata verso l'abisso, tra sonorità doom, black e funeral apocalittico che sanciscono la malvagità dei Cultum Interitum. (Francesco Scarci)

RüYYn - Chapter II: The Flames, The Fallen, The Fury

#PER CHI AMA: Black Old School, Gorgoroth
Mi sono preso una lunga pausa, lo ammetto, ma ora sono tornato. Il mio rientro coincide con la recensione della one man band francese Rüyyn, una creatura, quella guidata da Romain Paulet, che avevamo già ascoltato in occasione del debut EP del 2021. Il progetto del factotum transalpino torna con un nuovo capitolo, 'Chapter II: the Flames, the Fallen, the Fury', e un black sound che si conferma rabbioso, glaciale, caustico. Si perché le sei tracce qui incluse, proseguono in quella medesima direzione iniziata in occasione dell'uscita omonima, anzi sembrano aver addirittura aumentato i giri del motore, come dimostrato dalle selvagge ritmiche di "Part I" o del suono più rutilante di "Part II". Lo spazio per deviazioni più atmosferiche non manca nemmeno in questo lavoro e ancora le porzioni più riflessive di "Part II", lo palesano. Poi largo a ritmiche di rimembranza norvegese, con i Gorgoroth in cima alla lista delle influenze, in compagnia però di mostri sacri come Mgła o Deathspell Omega. Non mancano tuttavia anche dei richiami al prog rock che conferiscono in questo caso maggior brio alla proposta del polistrumentista. Strano che mentre scriva queste cose, sia ancora fermo al palo del secondo pezzo (quasi nove minuti), il brano che forse meglio incarna lo spirito dei Rüyyn. Andando avanti, è ancora la furia distruttiva black/thrash a farla da padrone, con la voce vetriolica del frontman e le chitarre, a tratti dissonanti, a guidare l'ascolto. Se "Part III" non tocca le mie corde nel modo adeguato, ci pensa però la più criptica e complessa "Part IV" (altri otto minuti e mezzo di lampi di classe) a sostenere la qualità di un lavoro che affonda le proprie radici negli anni '90 e li riporta in auge con un livello qualitativo medio alto. I due brani in chiusura, "Part V" e "Part VI", proseguono con quanto di buono fatto sin qui, sebbene non mostrino la medesima qualità compositiva. Cercherei infatti per il prossimo disco di lavorare maggiormente sulla personalizzazione dei suoni, per evitare di ritrovarmi qui alla prossima recensione, di fare l'elenco delle band a cui i Rüyyn potrebbero essere accostabili. (Francesco Scarci)

Suffocation - Hymns From The Apocrypha

#FOR FANS OF: Brutal Techno Death
This album has elements to it that make it pretty epic, though it's undoubtedly not like their catchiness of their earlier work. The intensity is still there though and the technicality of it all though the leads were somewhat sloppy. The intensity is high throughout, even the slower tempos, they are BRUTAL.

The vocals and music keep this release pretty underground. I'd have to say that they earned a "75" rating from me. I like what I'm hearing throughout this release. They're surely not compromising, and that hasn't really changed. Upped into the realm of say Dying Fetus in that aspect, the technicality, the double bass kicks, the wicked guitar work, these guys did well here. I cannot make this into a lower rating because it's molded into me in a great release. I still need to order this album because I only have it streaming, and I want to show support to the band. These guys have had an over 30-year career in death metal history in some of the most influential work!

There's no backing out of saying they aren't witnessing back from their roots on this one. That would be false, a definite false statement. This album is in your face brutality and catchy guitars, brutal vocals and a sound production. I really liken this release!

I had to order this, it would be stupid of me to do otherwise and not factor this in to the CD list I may have for top releases of 2023. These guys just tear it up from every different angle! The vocals go really well with the music, they're left unchanging. No screaming really, just low bellowing vox and the guitars that's riffs go hand in hand with the music. The leads are pretty well executed as well! But they're in no way better than the music itself. They just annihilate your speakers!

If you desire to hear some fresh Suffocation in the vein of the old era, tune in to this because it's where it's at! Balls out intensity! Get it, today! (Death8699)


mercoledì 31 gennaio 2024

The Pit Tips - Best 2023

Francesco Scarci

Panopticon - The Rime of Memory
Great Cold Emptiness - Immaculate Hearts Will Triumph
Milanku - A l'Aube
Dodheimsgard - Black Medium Current
The Circle - Of Awakening

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Death8699

Cannibal Corpse - Chaos Horrific
Crypta - Shades of Sorrow
Cryptopsy - As Gomorrah Burns
Katatonia - The Sky Devoid of Stars
Orbit Culture - Descent

sabato 27 gennaio 2024

Colour Trip - Kill my Super-Ego

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Hardcore
Solito incrocio nu-metal/old school-thrash mescolato a moderno hardcore che probabilmente accontenterà le nuove leve che maneggiano indistintamente, con noncuranza, Nuclear Assault e NOFX, Kreator e Strong Out. Nonostante i nostri Color Trip siano degli ibridi metalcore, devo riconoscere che musicalmente se la cavano. A parte la classica voce urlata “da stitico”, gli arrangiamenti e l’esecuzione dei brani sono buoni; forse mancano un po’ di originalità, non penso però causata dalla mancanza di temi del genere da loro proposto. Forse sono io che non li capisco, ma giunto alla settima traccia, non mi è rimasto impresso niente delle prime sei. Una batteria ben fatta, chitarre taglienti; tutto ben ritmato e abbastanza pesante, ma che manca di personalità e di tracce che possano lasciare il segno nella memoria finito l’ascolto. La produzione è buona (Siggi Bemm ai WoodHouse Studios). Se volete ascoltarlo, non andate però oltre la mera esecuzione musicale.

(Arctic Music Group - 2001)
Voto: 65

https://www.metal-archives.com/bands/Colour_Trip/

giovedì 25 gennaio 2024

Napalm Death - Time Waits For No Slave

#FOR FANS OF: Grind
It's sad to say that the grindcore days are over. But at least Napalm Death is still making music, even though it's totally different from what they began as. 'Time Waits For No Slave' is a good illustration where they're coming to two genres, death metal and some grind. It's odd because I was so used to the Mick Harris blast beats from the six years that he was with the band. But Danny is an OK replacement. This album is heavy, but the tempo changes are evident and totally there, but the blasting is limited. The production quality is a little raw, but OK. I liked the whole album. I thought that, at least for death metal fans, this is a good one.

The guitars aren't riffing too fast. That intensity is gone, but at least the music sounds good. It's a shame that they lost Jesse. I think he was a big influence on the band, being that he was with Terrorizer in the early days. I guess when Mick left the band, that was the end of the real extreme days. I felt that he was the best grindcore drum in existence. Danny is good, especially on here. It seems as though he's matured behind the set and is more comfortable being alongside this band. It's amazing that they've been around since 1981. I was 5 when they formed! Anyway, it's difficult to pinpoint specific highlights on here, just that some tracks are fast then they completely chill out.

I like the variety on this release, it can get really intense. Their newer stuff is LOUD. Meaning their latest release. This album is one of their longer releases, it clocks in at about 50+ minutes. It's worth listening to, but it just takes some getting used to. If you're expecting Napalm Death of the old, it's sad, but they're not really doing it. This release I'd say in the death metal genre is solid. I actually decided to order the CD. I know that this album is outdated, and they're working on new material. I just thought that I'd write about it anyway. Even if it is an older Napalm Death release.

Saying farewell to Jesse and the departed members of the earlier Napalm. It's a good line-up still, and there literally are no leads on this album. It's just all rhythms, which is why I like the album. Jesse was more solid in the lead department, but Mitch has constructed some pretty good riffs. They're diverse and that's what makes the album interesting to listen to. I know earlier it sounded as though I wanted old ND back, but that just isn't going to happen. What they evolved to is something totally different. A lot of their albums post-Mick are strictly death metal, except 'Utopia Banished'. But that one wasn't very good in my opinion. (Death8699)

(Century Media Records - 2009/2021)
Score: 70

https://centurymedia.bandcamp.com/album/time-waits-for-no-slave 

martedì 23 gennaio 2024

Driller Killer - Cold Cheap & Disconnected

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Hardcore
Fedeli alla linea, gli svedesi Driller Killer tornano alla carica con la “specialità della casa”: metalpunk ruspante, senza fronzoli, frutto dell’incrocio fra il sound Impaled Nazarene/Entombed con l’energia tipica del punk hardcore. Una miscela esplosiva che vi farà letteralmente sobbalzare sulla sedia. Certo, le canzoni si somigliano un po’ tutte. Ma non si assomigliavano forse anche quelle dei Sex Pistols (si parva licet)? Tra i brani meglio riusciti segnalo "Breaking Traditions" e la cover di "I Love Playing With Fire" (di Joan Jett). Dei testi non posso dirvi nulla, ma andateveli a cercare su internet, potrebbe essere una interessante scoperta.

domenica 21 gennaio 2024

Sabbat - Envenom

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Thrash
Scriveva Paolo Piccini in Blast (nr.2, 1993): “Se i Venom, terzetto di Newcastle, avessero in qualche modo “brevettato” la loro immagine satanica, oggi sarebbero più ricchi di Berlusconi”. Verissimo! Questo cd dei giapponesi Sabbat, datato 1991, annovera, fra gli altri, brani intitolati “Satan Bless You”, “Devil Worship”, “King Of Hell” ed esibisce in copertina un bel pentacolone con tanto di croce rovesciata. Il genere è un thrash-black grezzo e minimale, dal gusto marcatamente rétro. Tralasciando i testi, del tutto insensati e a tratti penosi (vedi “Carcassvoice”), e un episodio poco riuscito (la prolissa “King Of Hell”), 'Envenom' è un cd che ha tutte le carte in regola per far presa sui patiti dell’underground.

(Evil Records/Skol Records - 1991/2018)
Voto: 68

https://sabbat.bandcamp.com/album/envenom