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giovedì 1 febbraio 2024

RüYYn - Chapter II: The Flames, The Fallen, The Fury

#PER CHI AMA: Black Old School, Gorgoroth
Mi sono preso una lunga pausa, lo ammetto, ma ora sono tornato. Il mio rientro coincide con la recensione della one man band francese Rüyyn, una creatura, quella guidata da Romain Paulet, che avevamo già ascoltato in occasione del debut EP del 2021. Il progetto del factotum transalpino torna con un nuovo capitolo, 'Chapter II: the Flames, the Fallen, the Fury', e un black sound che si conferma rabbioso, glaciale, caustico. Si perché le sei tracce qui incluse, proseguono in quella medesima direzione iniziata in occasione dell'uscita omonima, anzi sembrano aver addirittura aumentato i giri del motore, come dimostrato dalle selvagge ritmiche di "Part I" o del suono più rutilante di "Part II". Lo spazio per deviazioni più atmosferiche non manca nemmeno in questo lavoro e ancora le porzioni più riflessive di "Part II", lo palesano. Poi largo a ritmiche di rimembranza norvegese, con i Gorgoroth in cima alla lista delle influenze, in compagnia però di mostri sacri come Mgła o Deathspell Omega. Non mancano tuttavia anche dei richiami al prog rock che conferiscono in questo caso maggior brio alla proposta del polistrumentista. Strano che mentre scriva queste cose, sia ancora fermo al palo del secondo pezzo (quasi nove minuti), il brano che forse meglio incarna lo spirito dei Rüyyn. Andando avanti, è ancora la furia distruttiva black/thrash a farla da padrone, con la voce vetriolica del frontman e le chitarre, a tratti dissonanti, a guidare l'ascolto. Se "Part III" non tocca le mie corde nel modo adeguato, ci pensa però la più criptica e complessa "Part IV" (altri otto minuti e mezzo di lampi di classe) a sostenere la qualità di un lavoro che affonda le proprie radici negli anni '90 e li riporta in auge con un livello qualitativo medio alto. I due brani in chiusura, "Part V" e "Part VI", proseguono con quanto di buono fatto sin qui, sebbene non mostrino la medesima qualità compositiva. Cercherei infatti per il prossimo disco di lavorare maggiormente sulla personalizzazione dei suoni, per evitare di ritrovarmi qui alla prossima recensione, di fare l'elenco delle band a cui i Rüyyn potrebbero essere accostabili. (Francesco Scarci)

mercoledì 3 novembre 2021

RüYYn - S/t

#PER CHI AMA: Black, Watain
Espresso one-man-band in arrivo al primo binario direttamente dalla Francia. Un espresso cosi veloce, che formatosi in questo spettrale 2021, ha già ottenuto un bel contratto con la Les Acteurs de l'Ombre Productions e rilasciato un primo EP di debutto. E bravo Romain Paulet, il musicista che si cela dietro a questo stravagante moniker, e responsabile del concepimento di queste cinque tracce a dir poco glaciali. Lo dimostra immediatamente quel riffing gelido in apertura di 'I', la song che apre questo omonimo dischetto. Una ritmica violenta e arcigna, contraddistinta da un drumming forsennato e da uno screaming infernale, tre elementi che ci conducono dritti negli inferi. Non inferi dal cuore ribollente però, perchè le vibrazioni emanate dalla linea di chitarra dei RüYYn sono cosi fredde da indurre piuttosto brividi da congelamento. Niente di innovativo sia ben chiaro, ma il maligno feeling emanato dalle note di questo lavoro, non lasciano certo indifferenti, ve lo posso garantire. La consistenza del black prodotto dal buon Romain potrebbe ricondurre al black scandinavo dei Watain di metà carriera, con quel pizzico di melodia supportata da alcune rare parti atmosferiche. Lo confermano infatti anche i successivi pezzi, che in ordine progressivo, "II", III", "IV" e l'outro ".....", completano un'opera che di sicuro non farà gridare al miracolo, ma che tuttavia trova un suo perchè e quindi una sua collocazione nella mia personale discografia. La seconda traccia è un bell'esempio di black mid-tempo, con porzioni melodiche che stemperano quelle un po' più feroci. La terza è il classico attacco all'arma bianca che potrebbe rievocare anche un che del black norvegese, cosi tirato e privo di tutti quei fronzoli che rischierebbero di ammorbidire una proposta che credo abbia invece l'obiettivo di suonare malvagio, per toccare l'anima nera che ognuno di noi in fondo possiede. Interessante il tentativo di cambiare il registro vocale, cosi come pure, le violente ritmiche black punk con quelle partiture disarmoniche che brutalizzano il mio residuo cerebrale. Il massacro in tremolo picking prosegue anche attraverso l'efferatezze sonore della quarta traccia, che peraltro vanta uno splendido epico finale che ci conduce fino a ".....", gli ultimi 50 secondi affidati ad un ambient deprivato di ogni emozione. Insomma, glaciali, per chi non l'avesse ancora capito. (Francesco Scarci)