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martedì 3 ottobre 2023

Apparatus - HM-2

#PER CHI AMA: Death/Black/Grind
Un lavoro di soli 4 minuti e 51 secondi srotolati in ben tre pezzi non credo mi sia mai capitato di recensire, ebbene c'è una prima volta per tutto e la mia prima volta è in compagnia dei danesi Apparatus, folle quintetto di Copenaghen che, con questo 'HM-2', approda al quarto EP della propria discografia (ora vado a controllare anche le durate degli altri lavoretti) a cui aggiungere anche due Lp e un demo. La proposta del combo danese? Il sito dell'Enciclopedia Universale della musica metal parla di "Experimental Blackened Death Metal", e in effetti, ascoltando una dopo l'altra "I", "II" e "III", i tre pezzi che compongono questo mini dischetto, ci sento subito influenze apocalittiche (ecco il blackened) che esplodono però in un bestiale death/grind, con tanto di voci urlate sovrapposte ad altre growl, per una mazzata "in your face" non troppo piacevole. Ecco, non mi è ben chiara la definizione di sperimentalismo ipotizzata dalla band in questa scarna proposta musicale, forse la durata dei brani, e se penso in particolare al terzo, di soli 35 secondi, mi sembra di trovarci schegge grind/hardcore che potrebbero emulare i primi Napalm Death. Ascoltando i precedenti album della band nord europea, questo 'HM-2' sembra più una provocazione che altro, lontano dagli standard sperimentali, jazz, death, doom del passato. A me francamente non è piaciuto. (Francesco Scarci)

Kaal Nagini - Refracted Lights of a Blind God

#PER CHI AMA: Death/Grind
È sempre piuttosto facile recensire questo genere di lavoro, soprattutto se alle spalle c'è un'etichetta come la Iron Bonehead Productions, le cui produzioni sono spesso a senso unico. Fatto sta che questo 12", intitolato 'Refracted Lights of a Blind God' degli indiani Kaal Nagini, potrebbe essere la colonna sonora perfetta per una bolgia infernale, il classico gorgo da cui sarà impossibile fuggire. Si, perchè quando "Nameless Archetype of Pantheonless Antiquity" irrompe nel mio impianto stereo, la sensazione è quella di essere inghiottiti in un buco nero, in un wormhole spazio-temporale, in un maelstrom o in quel diavolo che vi pare, e la cosa più chiarà è da quel luogo ameno, dimenticato da qualunque dio esista, non ne verrete fuori perchè sarete smembrati, scorporati, dilaniati, squartati, fatti a pezzi da una tenaglia cosmica senza precedenti. È chiaro il concetto, credo di essere stato sufficientemente schietto e diretto per dirvi come i quattro pezzi inclusi in questo EP vi tormenteranno l'anima da qui all'eternità con i loro claustrofobici e annichilenti ritmi infuocati, per non parlare di quell'indecifrabile voce demoniaca che non farà altro che aumentare il vostro stato di disagio totale. La band di Kolkata ha preso gli insegnamenti di Altarage, Portal, Ulcerate, Gorguts, Abyssal e Disembowelment (per ciò che concerne le parti più rallentate, tipo nel finale di "Lord of the Two Doors and the Seven Portals"), e le ha portate ad un livello superiore o forse meglio dire inferiore, di nefandezza sonica. Pertanto, vi sentite realmente pronti per essere divorati dall'antro della bestia? Non dite poi che non vi avevo avvertito... (Francesco Scarci)

lunedì 2 ottobre 2023

Black Mold - The Unnatural Red Glow of the Night

#PER CHI AMA: Black/Hardcore
Sei pezzi in poco più di 13 minuti per i portoghesi Black Mold che, in questo 'The Unnatural Red Glow of the Night', propongono musica scritta e registrata in realtà tra il 2019 e il 2020, tra i regni dell'oscurità e la caduta della luce, cosi come riportato nella loro pagina bandcamp. La proposta del nichilista e misterioso gruppo lusitano si muove poi nei meandri di un black punk nudo e crudo che tuttavia, nel corso del suo sviluppo, ha modo di incontrare antri più atmosferici ("Venomous Light") a fronte di un pezzi più schietti e grezzi, anche per ciò che concerne la registrazione, direi piuttosto scarna e lontana da ogni ricerca di bombasticità. Uno dopo l'altro i brani dei Black Mold ci sbattono in faccia un po' come quando in motorino gli insetti si spiattellano contro la visiera del nostro casco. E cosi, prima "The Mark of Sisyphus" e poi "Rudiments of being Human", impattano violente nelle nostre orecchie con chitarre scarnificate ed un cantato rabbioso, ma sempre comprensibile. "In the Forest", "Seclusions" e "Pointed Towards Abstraction" rappresentano pura furia punk hardcore, dove la parola compromesso non è contemplata, dove non si fanno prigionieri, dove la sola legge che conta è quella acuminata dell'arma bianca. Fate pertanto estrema attenzione. È una minaccia e non una raccomandazione. (Francesco Scarci)

giovedì 28 settembre 2023

Sznur - Ludzina

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Già autori di quattro album, tornano sulle scene i polacchi Sznur (traduzione per corda) a distanza di un paio d'anni da quel 'Dom Człowieka', già edito dalla Godz of War Productions. Come da linee guida dell'etichetta polacca, ci troviamo di fronte ad un black thrash sparato ai mille all'ora che mostra come unico punto di originalità, una copertina raffigurante una porzione di pelle con alcuni peli (e brufoletti) sopra e nel retro, le sagome dei tre misteriosi musicisti che compongono la band. Ecco, ben poco direi per un lavoro come 'Ludzina' che racchiude sette tracce (tra cui la trascurabile bonus track "Wojna (Defekt Muzgó Cover)" compare solo nei formati fisici) piuttosto piattine. Il disco si apre con le spiazzanti melodie folk-polkloriche di "Kurwy" (traduzione per "puttane") a cui fanno seguito delle rasoiate chitarristiche dotate di un pizzico di melodia che prova a stuzzicare i soli fan della band. Io non sono ahimè tra quelli e mi lancio subito all'ascolto della successiva "Płyny" (traduzione per "fluidi") e ancora una bella dose di schiaffoni in faccia, con un'attitudine che per certi versi mi ha evocato quella degli Impaled Nazarene, ossia sfuriate metalliche, testi decisamente misantropici, a tratti di carattere medico (il che mi ha evocato i Carcass di 'Necroticism...'), ritmiche affilate come pesci barracuda e voci caustiche quanto basta. La recensione si potrebbe chiudere qui, visto che anche le successive "Dwóch", "Pole", "Ul" e "Stosunek" si muovono su binari similari che uniscono un violentissimo black glaciale, qualche variazione vocale, divagazioni black'n'roll che tuttavia aggiungono poco o niente a una scena che inizia a peccare di estrema prevedibilità. Tutto questo, non per dire che 'Ludzina' sia un brutto lavoro, ma non resterà di certo negli annali della memorabile musica black. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 62

https://godzovwarproductions.bandcamp.com/album/ludzina

mercoledì 27 settembre 2023

Three Fish - S/t

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Grunge/Alternative
La balattonza-da-cucchiaino-in-mano "Solitude" in apertura (ma anche la riverbero-crepuscolare "Strangers in My Head" più avanti), senz'altro reminescente di certi intimismi psicotropi collocabili dalle parti dello Staley (stra)rarefatto dei Mad Season (ma là c'era Micino McCready au lieu di GeiGei Ament) prelude a una divagante e jammosa session di grunge funky (il cosiddetto grunk) composta da ben diciotto fottutissime canzoni (più o meno) agilmente reinterpretanti certi stilemi consolidati, perlomeno in quegli anni, perlomeno da quelle parti. Efficaci "vedderate" ("Laced" o la into-the-riverberante "Zagreb"), efferati muretti garden-sonori ("All Messed Up" e "Silence at the Bottom"), qualche strappetto fuzzy-indie d'ordinanza ("Song for a Dead Girl", la dainosour-grattugiosa "Secret Place") sono numerosi esempi di quel suono tanto ampio quanto inquieto che individuate a badilate nel coevo 'No Code' ("Here in the Darkness" o "Build"). Se potete sopportare la fesseria sufi dei tre pesci, orgogliosamente recitata da GeiGei in tre, dico tre, distinti momenti, il (ri)ascolto dell'album a quasi trent'anni dalla sua pubblicazione, vi risulterà strusciante e confortevole più o meno quanto un paio di mutande di flanella. (Alberto Calorosi)

Aset - Astral Rape

#PER CHI AMA: Esoteric Black
Quanta curiosità avevo nell'ascoltare il debutto degli Aset, nuovo progetto che racchiude membri dei francesi Seth, dei finlandesi Oranssi Pazuzu e di un'altra indefinita band tenuta al momento misteriosa. Dietro ad un progetto cosi ambizioso, anche una etichetta ambiziosa, l'onnipresente Les Acteur de l'Ombre Productions. La domanda cardine è ora "gli Aset incarnano le due band madri o propongono tutt'altro in questo 'Astral Rape'"? Beh, non facile rispondere a questo quesito, visto che ascoltando l'opener "A Light in Disguise", finisco per cogliere più la maestosità dei blacksters francesi piuttosto che la psichedelia dei gods finnici, che comunque si muove nel sottofondo di una proposta che vede come influsso principale i Deathspell Omega (che siano loro la terza band che vuole rimanere nell'anonimato? Banale speculazione la mia, attenzione). Suoni obliqui, completamente sbalestrati, dotati di una certa animosità che si traduce in chitarre sparate a tutta velocità e smorzate da un cantato tra il litanico e l'harsh black. Ecco come si presentano gli Aset. Che il disco graviti nei pressi di un'intelaiatura metallica sghemba è dimostrato anche dalla seconda iconoclasta "Abusive Metempsychosis" che, a fronte di ritmi forsennati, trova in alcuni rallentamenti atmosferici di scuola mesopotamica (penso ai Melechesh), pochi secondi in cui ritemprarsi lo spirito. La discesa negli abissi prosegue con la deviata ma più compassata "A New Man for a New Age", in cui il cantante sperimenta vocalizzi simili a quelli del buon Attila Csihar, e che vede ad un terzo del brano, una super frenata a livello ritmico da cui ripartire più infervorati che mai, grazie ad una rutilante enfasi ritmica. Fin qui tutto bene, ma in tutta franchezza, mi sarei aspettato qualcosa di ben più originale dai nostri, considerata soprattutto la presenza di musicisti schizzato come quelli degli Oranssi Pazuzu e invece, 'Astral Rape', anche nello svolgersi delle successive "Lord of Illusions" (violentissima peraltro nel suo morboso incedere), "Astral Dominancy" e la più sludgy "Serpent Concordat", si conferma un lavoro ordinario, in cui l'unica eccezione sembra essere rappresentata dalla più ritualistica "Force Majeur" che appare più ricercata a tutti i livelli, musicale, atmosferico, e vocale, senza dover per forza puntare sulla furia bieca delle sue chitarre (seppur comunque presente). In soldoni, 'Astral Rape' è un disco interessante ma non troppo, forse penalizzato dall'eccessivo carico di aspettative che ci avevo messo sopra. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2023)
Voto: 70

https://ladlo.bandcamp.com/album/astral-rape

Sinister - Afterburner

#FOR FANS OF: Death Metal
This album is totally brutal. The vocals especially! The guitar riffs shred too. Really technical playing and unique. The whole album is remarkable. It’s my first introduction to Sinister I bought the album after hearing it. Totally blown away upon first listen to. These guys have quite a discography. And most of their press is positive. Not everything, just the bulk of it. This one is totally mind-blowing. And it’s hard to keep up with the technical riffs. The vocals slay and go along well with the music.

I think it’s safe to say that I enjoyed the music over the vocals, but overall, it’s a phenomenal album. The amount of effort they have with the guitars/riffs. Really fast tempos. And the vocals are just vintage Sinister. I’m curious as to what their other albums are like. I’m willing to check out more releases. Once I get my new boombox I’m going to blare this. I already bought the CD. What a gem of a release. These guys define what good death metal should sound like!

In some portions, the vocals are redefining what brutal is what’s it should sound like! The songs are on average of five minutes approximately. The riffs vary a lot of fast guitars but some laid back though not that many. A lot of tremolo picking and some songs it just doesn’t let up! Good sound quality too in the production and overall sound. They’ve tackled this one immensely. If you buy the CD, it’s doing the band justice. Even though this is a 2006 release (but reissued in a super jewel box edition in 2022), it’s still filled with vigor.

There aren’t a lot of lead guitar work though which I don’t mind because if the solos are sub-par, it ruins the rhythms. So I’m glad that they took this route and performed mostly rhythm guitar. Their leads were just a few. So the rating scale is up there due to this and they deserved what they put out here with the music and vocals. I’m glad that the sound quality was top notch. And the mixing went well entirely. These guys kick some serious butt! (Death8699) 

(Nuclear Blast/Cosmic Key Creations - 2006/2022)
Score: 78

https://www.facebook.com/SinisterOfficial

Hell's Coronation - Transgression of a Necromantical Darkness

#PER CHI AMA: Black/Doom
Torna a soffiare il vento gelido dalla Polonia, torna la Godz ov War Productions con un'altra delle sue creature malvagie, ecco a voi gli Hell's Coronation, che con 'Transgression of a Necromantical Darkness', tagliano il traguardo del secondo Lp, a cui aggiungere poi quattro EP, quattro split ed una compilation. Non certo degli sprovveduti quindi i due polacchi di Danzica, uno dei quali è Skogen della band black omonima. La proposta del duo della Pomerania è comunque all'insegna di un black doom soffocante, votato all'occultismo, cosa che si evince peraltro dal negromantico titolo dell'album e dai sei pezzi qui inclusi. Fin dall'iniziale "Spirituality of Burning Black" poi, la band lascia aleggiare quell'alone di malignità nelle sue note e nell'arcigna performance vocale del suo frontman, mentre la musicalità del duo affonda le proprie radici in un black mid-tempo dalle tinte fosche e misteriose, che tuttavia latita dall'evidenziare picchi di sostanziale originalità, tanto meno palesare una spiccata inadeguatezza che spesso oggigiorno contraddistingue una miriade di band. I due musicisti si lanciano quindi in un ambito che in passato ha fatto breccia tra gli amanti del black ellenico, con act del calibro di Necromantia, Varathron e un che dei primi Rotting Christ, senza dimenticare gli albori dei Samael o in fatto di liriche, perchè no, l'esoterismo dei nostrani Abhor o dei Mortuary Drape. In definitiva, quello che mi ritrovo fra le mani è un disco genuino di black metal che non spinge assolutamente mai sull'acceleratore, ma che non vede nemmeno grosse variazioni al tema, che è comunque dotato di una discreta vena melodica e atmosferica, che poggia essenzialmente su una ritmica compassata, e cresce attraverso qualche breve effluvio solistico, con le grim vocals di Zepar (peraltro un factotum strumentale) e qualche trovata percussiva ("Primordial Wrath of Old Death"), che mette in mostra le abilità esecutive del buon Skogen o ancora, un'apertura tastieristica ("From His Blood" ad esempio), che va a mostrare un lato fin qui sconosciuto dei nostri. Per il resto, 'Transgression of a Necromantical Darkness' è un lavoro onesto, senza troppi grilli per la testa che potrebbe aver presa per gli adepti del black dell'ultim'ora. Per chi come me, che ascolta il verbo della fiamma nera da trent'anni, beh, non me ne vogliano gli Hell's Coronation, ma qui ho trovato poco o nulla che possa soddisfare il mio palato. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2023)
Voto: 65