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#PER CHI AMA: Post Hardcore/Black
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Il secondo album della band romana, il cui moniker già li rende lontanissimi da un'idea di facile comprensione musicale, si ricollega concettualmente al loro primogenito del 2019, intitolato 'Culto', ampliandone il range sonoro ed espandendo gli orizzonti della loro musica. Il concept, come descritto dalla band nelle note di copertina - "...è il vangelo del nostro Messia, a partire dalla sua genesi fino al rogo che lo ridurrà in cenere... facendovi conoscere meglio il nostro Dio e mostrandovi quanto noi uomini siamo facilmente condizionabili..." - si preannuncia destabilizzante fin dalla grafica di copertina e sicuramente, dopo il suo ascolto, non deluderà le vostre aspettative. Di fronte ad una notevole evoluzione dello stile post-hardcore nella direzione del black metal, posso rassicurarvi che a tutti gli effetti, ci troviamo dinanzi ad un lavoro veramente estremo, ben confezionato, con un artwork di copertina d'impatto, ove troveremo un esasperato uso del distorsore nella voce ed una forza d'urto che crea una pulsazione urticante, molto, molto potente. Tra le note dei vari brani ho riscontrato anche una ricerca sonora che non punta al solito crudo frastuono, ma dentro al suo oscuro mezzo d'espressione, trovano spazio melodie decifrabili e nonostante il suo essere perennemente abrasivi, si scopre addirittura una certa sinistra sensualità nello stile del primo Manson, con punte soniche che richiamano band di culto quali Breach o Converge. Il legame con altre band conterranee come Ovo o Hate & Merda è lieve, e va detto che ne I Maiali, la capacità di generare poesia underground, violenta e rumorosa, è più genuina, più rock, meno costruita, più umanamente lacerata, un po' alla Forgotten Tomb e che piaccia o meno, a quel modo di fare musica altra, che è di casa nei Deviate Damaen. Riuscita anche la svolta parziale verso il black, dove le strutture tipiche de I Maiali, vengono ridipinte in veste oscura con echi di Craft o Fallakr, costantemente carico di suggestioni nere e tensione a non finire. Il disco si snoda bene lungo tutto il percorso e mostra muscoli ed intelligenza compositiva in più occasioni. Progressivamente, nel suo avanzare, lascia intravedere anche spiragli di ritmi più lenti, doom e laceri, che nella triade finale raggiungono l'apoteosi con "(r)Umore Blu", "Plumbeo Giudizio" e la conclusiva, "Io, Brucio". Ecco, potrei ribadire che un piccolo neo lo si possa trovare nell'uso distorto continuo della voce, che impedisce la comprensione totale dei testi in molte sue parti, ma il supporto che dona in qualità artistica, una simile voce dilaniata, è spettacolare. In sostanza il nuovo disco della band capitolina, è si più sporco del suo predecessore e sicuramente meno immediato, ma gode di una componente poetica, macabra e abrasiva che poche band nel bel paese possono vantare tra le loro qualità. Uscito sotto le ali protettrici della Overdub Recordings, 'cenere/ CENERE', è un ottimo disco, il cui ascolto risulta obbligatorio! (Bob Stoner)