sabato 11 gennaio 2025

Runopatia - Archaistia

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
È stato divertente quando ho inserito il titolo di questa release in Google, e il motore di ricerca mi ha restituito come risultato rinopatia, ma va beh, alla fine ce l'ho fatta a trovare i nostri attraverso il portale Metal Archives. La band è originaria di Rzeszów, a detta dell'enciclopedia metallica, mentre bandcamp riporta Wrocław. Le discrepanze poi non si fermano qui, visto che MA si riferisce ai nostri come quartetto mentre sembrerebbe essere un duo. A parte queste divergenze di informazioni, andiamo ad ascoltare questo 'Archaistia', EP di tre pezzi e quasi venti minuti di musica, che seguono a distanza di sei anni il debut album, 'Kult Przemijania'. Il dischetto si apre con "Świat Przejrzy" e un'andatura che sa quasi di post punk ottantiano. Poi delle chitarre più graffianti prendono il sopravvento e la voce acidula del frontman, completano un quadro musicale più estremo che vede in furiose accelerazioni il più rilevante punto di forza della traccia. La melodia è presente nelle linee di chitarra dei nostri, che tessono comunque ariose ritmiche di influenza melo-black scandinava, mentre le liriche dovrebbero narrare storie di fantasia (ma il fatto che siano in polacco non mi aiuta di certo). Sul finale del brano, ad affiancare la stridula voce del cantante, arrivano anche delle spoken words. "Serce Krwawe" riparte da un black dotato di una vocazione quasi cosmica e non posso che apprezzare questo approccio, cosi mistico e intrigante, pieno di atmosfere suggestive, peccato solo che il brano duri tre miseri minuti, sembrava infatti avesse ottime potenzialità. Ma queste emergono prepotenti in "Za Późno", in cui la band si muove inizialmente in territori black mid-tempo, spruzzati di influenze dark-gothic, che si palesano anche attraverso un uso differenziato delle vocals e di tastiere qui ben più presenti. La band comunque non si snatura e si lascia andare a cavalcate epiche di chitarra, peccato solo manchi quel guizzo che faccia strabuzzare gli occhi o che ci restituisca la voglia di riascoltare il disco. Ma la band ha ancora qualche asso nella manica e nel finale ci offre qualche variazione al tema, un accenno di assolo, delle chitarre che richiamano addirittura i Deafheaven, e una vena più sperimentale che ci fa intuire che i Runopatia in futuro, le proveranno tutte per stupirci. (Francesco Scarci)

lunedì 6 gennaio 2025

Aborym - Fire Walk With Us

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Sperimentale
La passione di Fabban & soci per la musica elettronica non poteva che dare i suoi frutti. 'Fire Walk With Us' è un album violentissimo ma non monocorde, che annovera, accanto a episodi apocalittici ("Our Sentence", "Love the Death as the Life"), momenti più distesi sebbene non meno oscuri, quali la strumentale "Sol Sigillum". C'è persino un brano techno ("Here is no God"), peraltro ben inserito nel clima rumoristico complessivo dell'album. A destare qualche perplessità è forse la traccia conclusiva, "Theta Paranoia", di cui francamente non si riesce a intravederne il senso, al di là del puro e semplice intento destabilizzante. 'Fire Walk With Us' è un'opera delirante e visionaria (di prossima riedizione per la Dusktone), che riuscirà gradita ai patiti della manipolazione sonora e della commistione fra metal estremo e noise-industrial.

(Scarlet Records/Duskstone - 2001/2025)
Voto: 75

https://aborym.bandcamp.com/album/fire-walk-with-us

domenica 5 gennaio 2025

Exidia - From The Deep

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Brutal Death
Interessante mini cd di quattro canzoni per questo gruppo di Rovigo che proponeva un death metal d'impronta statunitense. Semplicemente granitica la sezione ritmica: gli Exidia pongono infatti l'accento più sulla potenza che sulla velocità di esecuzione. Efficace si rivela anche la performance vocale del cantante/bassista, giocata su toni stabilmente gutturali. E ciò è un bene, vista e considerata la fiumana di gruppi che ci infliggono triti "duetti" a base di growls e vocals straziate. I testi, scritti in un ottimo inglese, sfiorano, a tratti, tematiche gore evitando però inutili eccessi. Gli Exidia possedevano (la band è ormai sciolta/ndr) i requisiti necessari per suscitare l'interesse di una seria etichetta discografica del settore, anche se solo un'accentuazione delle caratteristiche più personali del proprio sound avrebbe potuto consentire al combo veneto di emergere dal calderone delle bands dedite al death metal.
 
(Self - 2000)
Voto: 63
 

venerdì 3 gennaio 2025

Eminenz - The Blackest Dimension

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine

#PER CHI AMA: Symph Black
Un album semplicemente strepitoso, caratterizzato da una miscela di componenti eterogenee - black, heavy, epiche - sapientemente amalgamate fra di loro. Gli inserti di tastiera conferiscono ad alcuni brani (su tutti, l'opener "Exorials Return") un maestoso respiro sinfonico. Si tratta, a mio avviso, del miglior album in assoluto di Eminenz: ricco di sfaccettature, variegato (anche nelle vocals), potente. La musica non scade mai nel caos indistinto. Gli amanti del black metal primordiale, grezzo e iperveloce, non sono il pubblico ideale per questa release. Chi invece non disdegna, accanto alla forza d'impatto, le atmosfere epiche e - perchè no - un pizzico di melodia, non si faccia sfuggire 'The Blackest Dimension'.
 
(Last Episode - 2000)
Voto: 75
 

giovedì 2 gennaio 2025

Belphegor - Necrodaemon Terrorsathan

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Black
Album violentissimo, situato sul crinale fra death e black metal. È appunto nella commistione fra elementi caratteristici dei due generi che consiste il tratto peculiare di questa release della band austriaca. Provate a immaginare un incrocio fra Cannibal Corpse ('Bloodthirst'), Morbid Angel ('Domination'), Dark Funeral ('Vobiscum Satanas') e Behemoth. Non c'è tregua nelle nove devastanti canzoni che compongono il cd: l'aggressione sonora perpetrata dai Belphegor non concede un attimo di respiro. I brani viaggiano, mediamente, a velocità sostenute, in taluni casi ai limiti del parossismo; le vocals sembrano scaturire direttamente da Malebolge. Furia, perversione, blasfemia: ecco cosa ribolle nel calderone intitolato 'Necrodaemon Terrorsathan'. Una ricetta già nota ai nostri palati, ma pur sempre efficace. Titoli e testi delle canzoni ricalcano purtroppo i consueti cliché anticristiani ("Vomit Upon The Cross"). Se - com'è probabile - l'inferno esiste, i Belphegor ne hanno colto appieno il lato frastornante.

(Last Episode/Nuclear Blast - 2000/2020)
Voto: 70

https://belphegor-austria.bandcamp.com/album/necrodaemon-terrorsathan

giovedì 19 dicembre 2024

WE ARE LEAVING FOR A WHILE. SEE YOU NEXT YEAR


Sordes Dominum - Finis Ludus

#PER CHI AMA: Symph Death strumentale
Le release interamente strumentali non mi fanno impazzire, lo sapete, però nel post rock cinematico, sono apprezzabili perché sembra quasi di trovarci di fronte a una colonna sonora, per una certa esasperata ricerca di raffinatezza nei suoni. Ecco, il caso degli statunitensi Sordes Dominum è un filo più complicato visto che la proposta del terzetto di Los Angeles, viaggia invece lungo i binari del death metal, contaminato da aperture sinfoniche, complici le imperiose orchestrazioni che ci ritroviamo in questo lavoro. Quindi, mettiamoci comodi e facciamo quest'altra esperienza sensoriale con quello che è il terzo EP dei californiani. 'Finis Ludus' include quattro tracce che irrompono con la ritmica martellante (quasi djent) di "Ludum Incipit", il cui ripetersi in loop viene fortunatamente smorzato dall'uso delle keys, quando un bel growling avrebbe di sicuro variato la dinamica sonica. E il problema sembra ripetersi anche in "Docebitur Malum" e ovviamente in tutte le altre tracce del dischetto, dove è palese che manchi qualcosa. Per carità, le orchestrazioni, alla stregua dei nostrani Scuorn, sembrano seguire la scena di un film epico e mostrano quindi una certa presa, ma sembrano ancora una volta un riempitivo di un qualcosa di incompleto. Per me il death metal, in qualunque forma esso sia, deve avere una voce, altrimenti una ritmica super tirata o pesante potrebbe anche non necessariamente appartenere a questo genere estremo. E quell'incipit di "Porta Daemonibus", in cui mi sembra di aver udito per un paio di secondi un grugnito, mi regala un sussulto, complice anche la presenza di spoken words che esaltano l'epicità della song, al pari della conclusiva "Ultimum Onus Entis", un filo più sotto tono rispetto alle altre, ma che comunque non fa che confermare la formula offerta dai nostri. In tutta franchezza, mi sento di suggerire l'utilizzo di una voce per le prossime release, a restituire una forma a una musicalità che rischia altresì di suonare decisamente monca. (Francesco Scarci)
 
(Self - 2024)
Voto: 63
 

The Pit Tips

Francesco Scarci

Below the Sun - Immanence
Caelestra - Bastion
Monolithe - Black Hole District

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Alain González Artola

Ieschure - When The Darkness Comes
Severe Torture - Torn from the Jaws of Death
Borknagar - Fall

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Death8699

Dark Tranquillity - Moment
Destruction - Cracked Brain
Morbid Angel - Gateways To Annihilation

Centinex - Hellbrigade

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Swedish Death
Dark Swedish death metal. In copertina, il duomo di Colonia si erge solitario fra le rovine causate dalla distruttiva incursione della RAF. Splendido album questo 'Hellbrigade': preciso, letale, genuino. Un incrocio fra The Crown e Dismember, con un richiamo ai primi The Haunted (percepibile nell'attacco della canzone "Emperor of Death"). I Centinex propongono un lavoro ricco di sfumature, composto da nove canzoni variegate al proprio interno e ben strutturate. Accanto a brani aggressivi e irruenti come "Towards Devastation" e "Bloodconqueror", potrete così trovare episodi oscuri ed evocativi come "Last Redemption". Credetemi, questo cd è un vero gioiello che, con l'eccezione di un solo brano forse un po' troppo prolisso, sprigiona un'energia formidabile e non annoia neanche un po'. Era dai tempi di 'Deathrace King' che non ascoltavo un album così efficace e diretto. Join the Hellbrigade!

(Repulse Records - 2000)
Voto: 75

https://www.centinex.net/

mercoledì 18 dicembre 2024

Enforced - A Leap into the Dark

#PER CHI AMA: Thrash/Hardcore
Gli statunitensi Enforced li abbiamo già recensiti un paio di volte e quindi è stato semplice prendere il loro nuovo 'A Leap into the Dark' e analizzarne i contenuti che poco si discostano dalle release passate, proponendo infatti quel thrash metal che tributa band del calibro di Slayer, primissimi Testament ed Exodus. Tre nuovi brani, una riedizione della vecchia "Casket ", oltre a un paio di cover, quella degli Obituary di "Deadly Intentions" e quella degli English Dogs con "The Chase is On" per saggiare lo stato di forma della band originaria della Virginia. Il disco si apre con il riffing classico di "Betting on the End", una semplice e quanto mai efficace ritmica thrash su cui si innesta la voce roca del frontman e un paio di assoli ben assestati che mi hanno evocato i Testament di 'The Legacy' e un finale di chiara matrice slayeriana. Ah, bei ricordi andati. La title track attacca subito con un altro bell'assolo, da cui ripartire con un sound più arcigno, di matrice quasi hardcore, un forsennato giro di rullante e una bella cavalcata speed metal che sembra voler ricercare le proprie radici in 'Kill'em All' dei Metallica; un bel cambio di tempo ed ecco il nuovo giro di assoli a sollevare una song fin troppo spigolosa e angosciante. Una ritmica scuola 'Seasons in the Abyss' per la successiva "Deafening Heartbeats", con tanto di brevi rasoiate solistiche a rinforzare la veemenza dei nostri, fino a quando la band rallenta pericolosamente nel finale. "Casket" è un singolo che era comparso in una compilation del Decibel Magazine nel 2021 che mantiene una più intatta componente thrash/hardcore che mi emoziona molto meno rispetto alle precedenti tre tracce, forse perchè qui non c'è ombra di quegli assoli che reputo indispensabili per il genere. In chiusura, le due cover già menzionate: quella degli Obituary, con il brano estratto da 'Slowly We Rot', sembra ricalcare fedelmente l'originale, anche se la voce di John Tardy è quasi inimitabile, mentre le saettate di chitarra sono davvero una figata. L'ultima song suona invece come un tributo al punk hardcore degli inglesi English Dogs, con un pezzo che non fitta esattamente i miei gusti, essendo troppo spinta verso il versante sporco, brutto e cattivo dell'hardcore. 'A Leap into the Dark' è comunque alla fine un gradito ritorno per tutti i fan della band di Richmond. (Francesco Scarci)

Kruelty - Profane Usurpation

#PER CHI AMA: Death/Grind
Della serie dal Giappone con furore, ecco a voi il nuovo EP dei Kruelty. Il prolifico trio originario di Tokyo torna infatti con un nuovo lavoro, offrendo una tempesta sonora simile a quella che ha reso famose band del calibro di Dismember e primissimi Entombed. Le quattro tracce qui contenute emulano infatti quel sound "made in Stockholm" delle band sopraccitate grazie a una ritmica granitica, growling vocals da spavento, cambi di tempo da paura, qualche rallentamento doomish (ascoltare il break finale di "Absolute Terror" per capire), senza disdegnare parecchie schegge impazzite grind (tipo nella parte iniziale della title track, in "Bloodless Mankind" o nella conclusiva "No Fear of Judgement" dove assistiamo anche a qualche puntatina in territori hardcore, come avvenuto anche nell'opening track). Quello che ne viene fuori è questo 'Profane Usurpation', un roccioso lavoro che suona decisamente nord europeo, in un blending turbolento che sembra evocare anche un che di quel caustico sound degli Obituary. Insomma, se siete alla ricerca di una ventata d'aria fresca, allora questo lavoro potrebbe non fare al caso vostro, ma se avete qualche nostalgia per quel sound old school di primi anni '90, allora un ascolto potreste anche paventarlo. (Francesco Scarci)
 
(Closed Casket Activities - 2024)
Voto: 65

lunedì 16 dicembre 2024

Grand Harvest - Till Förruttnelsen

#PER CHI AMA: Black/Death/Doom
Era da un po' che non ci immergevamo in suoni death doom; mi vengono quindi in aiuto gli svedesi Grand Harvest con il loro 12" 'Till Förruttnelsen' e due lunghi pezzi che affrontano il tema della fine del genere umano, argomento sempre più ricorrente nelle liriche degli ultimi album che ho ascoltato di recente, e chissà come mai. Un mondo che ormai sta giocando sul filo del rasoio dell'autodistruzione, offre spunto al quintetto di Malmö per disegnare questi due pezzi che corrono su linee melodiche malinconiche che mi hanno evocato i primi My Dying Bride, ma a differenza della band inglese, mi sembra poter dire che sembra esserci anche una prominente vena blackish nelle note dei nostri, pur mantenendo comunque intatta la coesistenza di death, doom e black stesso, attraverso un uso interessante di linee di chitarra piuttosto pulite, cori maestosi e vocals a cavallo tra screaming e growl. Questo quanto certificato dall'iniziale title track, riproposto comunque anche nella successiva "Consummatum Est (Det är Fullkomnat), che non fa altro che confermare le buone sensazioni che ho avuto nell'ascolto dell'opening track. Il sound si muove sempre su un'intelaiatura death doom mid-tempo, con le vocals qui forse più spinte verso l'harsh. Niente di grave sia chiaro, anzi mostrano molteplici sfumature di una band che sembra avere delle buone potenzialità, da esplorare in un nuovo album più strutturato, che sembra sia al momento in lavorazione. Per ora, ci si accontenta di questo antipasto, in attesa di un piatto ben più corposo. (Francesco Scarci)
 
(Self - 2024)
Voto: 68
 

Misanthrope - Immortal Misanthrope

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine

#PER CHI AMA: Symph Death
Questo gruppo esiste dal lontano 1988 e io, al tempo di questa recensione, non ne avevo mai sentito parlare! Francesi, i nostri, sono fautori di un buon heavy-death metal, molto tecnico (ascoltare per credere), dove un tappeto tastieristico sempre presente e direi quasi virtuoso, si fonde in tutta la sua melodia con le ottime e potentissime chitarre, con una batteria martellante e tecnica e infine, con la voce grandiosa del leader Philippe "S.A.S de l'Argilière" Courtois. La giusta definizione per il loro suono, a mio parere, potrebbe essere: sympho orchestral music mescolata con i classici riffs heavy-death metal. Questo album è un buon pasto per tutti coloro che ascoltano Children of Bodom, primi Nightwish, Dimmu Borgir, Samael e, aggiungerei anche, i melodicissimi Stratovarious. Da non dimenticare la produzione killer di Nordstrom e J-J Moreac. I Misanthrope sono comunque un gruppo da ascoltare dal vivo (non per niente sono stati partecipi di concerti in compagnia di Angra, Cradle of Filth, Dimmu Borgir e Gamma Ray). Quindi, aspettate il prossimo tour europeo e non mancate!
 
(Holy Records - 2000)
Voto: 70
 

Daedric Shryne - S/t

#PER CHI AMA: Heavy/Epic
E questi altri da dove saltano fuori? I Daedric Shryne sono un nuovo terzetto proveniente da Amburgo che comunque vantano una pregressa esperienza in altre realtà teutoniche semisconosciute. Questo lavoro omonimo è un brevissimo EP di ben sei pezzi che dura addirittura solo 12 minuti e poco più, sufficienti tuttavia per incasellare (e per quanto mi riguarda, bocciare) la proposta dei tedeschi, nell'heavy epico. Breve intro in apertura, poi il classico riffing heavy metal con tanto di vocals pulite (che sversano anche nel power) che narrano di mitologiche battaglie, affidandosi a buone linee melodiche, gradevoli assoli e poco altro, per poter gridare al miracolo. Mi sembra una rilettura in chiave moderna dei grandi classici, quei Virgin Steele, Warlord, Agent Steel o Cirith Ungol, che hanno costruito fondamentalmente il genere, e che vedono oggi in band quali gli americani Visigoth, altri promotori di un genere che ho smesso di ascoltare quasi 30 anni fa. Ecco perché per me non è ammissibile ascoltare ancora simili sonorità, mi hanno stufato da tempo. Poi magari gli amanti del genere, troveranno anche freschissima - ma ne dubito - la proposta dei Daedric Shryne, per me rimane un no. (Francesco Scarci)