Cerca nel blog

sabato 9 ottobre 2021

Funeral Chasm - Omniversal Existence

#PER CHI AMA: Epic Funeral Doom
L'etichetta inglese Aesthetic Death continua a scrutare nel sottobosco death doom per trovare nuove band da inserire nel proprio rooster. Quest'oggi si fa tappa in Danimarca per fare conoscenza di questi "neofiti" Funeral Chasm al loro primo album, 'Omniversal Existence', sebbene esista anche un EP uscito lo scorso anno. La musica proposta, come anticipato, si muove nella sfera di quel death doom emozionale che fa di Swallow the Sun o Ahab, alcune delle migliori band in circolazione. L'incipit, affidato a "Embellishment of Inception", mette in mostra la capacità del duo danese di muoversi tra un death doom, sottolineato dal growl possente di Danny Woe (uno che abbiamo apprezzato anche nei Woebegone Obscured e milita pure in parecchie altre band) e da chitarre più o meno pesanti, e parti più ariose, dal taglio epico, a tratti sinfonico, con tanto di voci pulite. Le cose si fanno tuttavia più cupe con la successiva "The Truth That Never Was" che nei primi 120 secondi ci conduce verso le viscere dell'Inferno, da cui presto sembra sia possibile risalire con un'inversione di marcia e decadentismo. Le cose però spesso non sono quello che sembrano, e si ripiomba in un vertiginoso e malato sound a cavallo tra funeral e depressive, con alcune porzioni più malinconiche (con tanto di clean vocals annesse) a smorzare quel senso di negatività che pervade la song. "Mesmerising Clarity" ha un incedere musicale alquanto lisergico, a quanto pare giustificato dai musicisti dall'assunzione di funghi allucinogeni per alleviare i sintomi di insonnia e depressione descritti nelle precedenti song. E quel senso di temporaneo annebbiamento lo si ritrova nelle note di questa song, una sorta di trip mentale che va puntualmente a sfociare nei meandri del death doom più intransigente, laddove il growl si fonde con il cantato pulito e l'atmosfera si fa nebulosa e difficile da mettere a fuoco. Forse risiede in questo il punto di forza dei due artisti nordici, che pur non proponendo chissà quale originalità nella propria proposta, in realtà combinando funeral con partiture eteree, finiscono per essere fin troppo convincenti con un flusso musicale vario, melodico, accattivante, senza tralasciare le brutture scatenate da quei suoni d'oltretomba. Come quelli che irrompono in "Extracting the Flesh from the Gods", forse il pezzo più intransigente del lotto perchè esclusivamente radicato nel funeral doom. Con "Sunrise Vertigo" infatti le cose tornano a viaggiare sul doppio binario funeral/psych con richiami evidenti qui alla darkwave grazie all'uso di synth dal sapore ottantiano e vocals che ancora una volta mutano dal growl più ostico a voci ed atmosfere più rasserenate che edulcorano non poco l'ascolto, anche se francamente gli acuti in chiusura di brano vanno rivisti. Ci sono ancora un paio di pezzi a cui prestare attenzione: "The Skeleton Secret" che per la prima volta parte da quella porzione più riflessiva del sound dei nostri, quella più epica per poi inabissarsi nel death doom e poi perdersi in un groviglio di suoni più astratti, quasi surreali, con la voce pulita qui davvero convincente. Ed un ultimo atto affidato ad "Astral Reality" che chiude questa mia prima positiva esperienza in compagnia dei Funeral Chasm, una band sicuramente da tenere d'occhio in proiezione futura. (Francesco Scarci)