#PER CHI AMA: Death/Black, Pestilence, Nile |
Quando mi è arrivato questo CD per l'ascolto, ho subito analizzato la copertina e non ho avuto dubbi riguardo il genere di composizioni che mi si sarebbero presentate: musica pesante e veloce, quel che si dice un bel disco “mazzata”. Questo perché il logo dei nostri riporta agli standard di certe band gore/death e, perché no, anche ad alcuni lavori di black melodico. Aprendo il libretto faccio però una scoperta alquanto inattesa: il gruppo proviene infatti dall'Algeria, ed alcuni testi sono scritti addirittura in lingua araba. Personalmente, è la prima volta che mi capita di ascoltare un gruppo algerino, che suona un genere così “europeo”, per non dire quasi prettamente “scandinavo”. Sorpreso, ma senza alcun tipo di preconcetto, mi appresto all'ascolto e vengo subito assalito, dopo una breve intro strumentale, da una pioggia di doppia cassa e blast beat che per un momento mi lasciano a dir poco stordito. Mai mi sarei aspettato una furia simile: i richiami a gruppi tipo Nile e Pestilence sono ben presenti, i ritmi sono serratissimi e noto anche qualche rimando a gruppi black metal storici (Mayhem e Marduk su tutti). Strumentalmente i tre algerini viaggiano a mille, le capacità ci sono e non si perde occasione per mostrarle. Il growl è a volte furioso e poco comprensibile, in altre occasioni invece si riesce a capire qualche parola (ci sono anche testi in francese, oltre all'inglese e alla lingua madre). I suoni risultano cristallini, netti, non troppo freddi e questo sicuramente è un punto a favore della band, perché posso affermare tranquillamente che la produzione risulta essere ottima, ad un passo dalla perfezione assoluta (ascoltare la traccia "Hypnose" per credere). Il ritmo viene tenuto costantemente altissimo, solo l'intermezzo strumentale "Imzad" ci concede di riprendere fiato; l'ascolto, ve lo anticipo, non sarà dei più semplici, poiché la proposta è davvero estrema. La già citata pulizia della produzione però rende il tutto più digeribile, anche se serviranno non meno di una decina di ascolti per cogliere le sfumature di questo lavoro, che merita tutta la vostra attenzione. Nonostante in qualche punto si venga colti dalla sensazione di già sentito, i valori ci sono e vengono a galla senza troppa fatica: i ragazzi sanno il fatto loro, sanno suonare, sanno cosa suonare e cercano di farlo con una perizia che raggiunge il maniacale in quasi tutti i passaggi del lavoro. Non posso fare a meno di consigliare l'ascolto di “Al Intissar”, “Voices Revealed”, “Hypnose” e la notevolissima “Am I in Hell?”. Lavoro che tutti gli amanti del genere non dovrebbero lasciarsi sfuggire, in quanto come per il sottoscritto, sarete piacevolmente sorpresi da una nuova scoperta in ambito estremo. Buonissimo lavoro, da scoprire scendendo all'inferno con i Lelahell!! (Claudio Catena)
(Self - 2014)
Voto: 75