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giovedì 11 aprile 2019

Perished - Through the Black Mist

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Symph Black, Emperor
Tra le band storiche del sottosuolo black norvegese ce ne fu una un po' più sfortunata delle altre: sto parlando dei Perished. Originari di Hommelvik, si resero famosi per l'uscita di due album, 'Kark', forse il più famoso e riuscito, e 'Seid'. Erano rispettivamente gli anni 1998 e 2003. Prima di queste release, i nostri rilasciarono un paio di demo, tra cui 'Through the Black Mist' fu quello ad avere maggiore successo nei circuiti underground nello scambio di demotape. Era il 1994, tenetelo a mente, perchè per tale motivo, il quintetto nordico (che consta di ex-membri dei Bloodthorn) potrebbe essere annoverato tra i padri fondatori del symph black. Erano infatti i tempi in cui si affacciavano alla ribalta gli Emperor con 'In the Nightside Eclipse' e i Dimmu Borgir con 'For All Tid'. Fatta questa lunga premessa, i Perished potevano e possono pertanto stare al fianco di questi due mostri sacri ed un grazie va alla The Sinister Flame per rinverdire i fasti di quella cassetta, dandoci modo di assaporare un black old school dalle venature sinfoniche che dall'iniziale "My King's Empire" all'ultima "The Perfect Face of Death" (la versione alternativa della stessa traccia inclusa nel cd) ci concede di respirare nuovamente il meglio del black mondiale. Certo, dovete mettere in conto che ascoltandolo oggi vi sembrerà scontato o retrogrado, ma provate ad inserirlo in un contesto in cui le band che suonavano questo genere si potevano contare sulle dita di una mano. I Perished erano appunto tra questi. E sentire i synth duellare con le chitarre non era cosa cosi frequente a quei tempi o il black convergere verso un death doom, come accade in "My Darkest Embrace", non era proprio roba da tutti i giorni. Poi inevitabilmente, tutti gli ingredienti del black li potrete ritrovare nei 36 minuti di questo 'Through the Black Mist', dalle screaming vocals al vetriolo (e non solo), alle scorribande puramente black di "Serpent's Ring of Hate" o la suggestiva apertura sinfonica della rude "The Perfect Face of Death", saranno tutti elementi per cui apprezzare questa fatica ormai vecchia di 25 anni, si avete letto bene. Se non fosse per la registrazione un po' troppo casalinga e non ci fossero qua e là delle sbavature che all'epoca nemmeno ci facevamo caso, potreste considerare questo lavoro molto attuale. Quindi il miglior consiglio che posso darvi è di abbandonarvi alle atmosfere black doom di "The Autumn Misery" o al fervore di "A Landscape of Flames", un vero salto indietro nel tempo di un paio di decenni. Chiudo con un solo dubbio che mi assale: chissà cosa sarebbero i Perished oggi viste le ottime premesse di allora? (Francesco Scarci)

(The Sinister Flame - 1994/2019)
Voto: 76

https://perished.bandcamp.com/album/through-the-black-mist

sabato 30 marzo 2019

Aethyrick - Praxis

#PER CHI AMA: Black atmosferico, primi Katatonia
Mentre sto qui a scrivervi di 'Praxis', sappiate che è già uscita una compilation a raccontarci qualcosa di più degli Aethyrick e dei due demo che ne hanno aperto la carriera. A parte questo, del combo finlandese si sa ben poco, se non che si tratti di un duo le cui facce, nelle foto ufficiali, rimangono celate. Largo spazio allora all'ispirata proposta dei nostri e a quello che sembra un black metal dalle forti tinte malinconico-atmosferico, come già si evince dall'opener "Protectress", che sfoggia notevoli melodie e un sound che mi ha evocato un qualcosa dell'esordio dei Thy Serpent di 'Forests of Witchery'. Sensazione confermata anche dalla seconda e arrembante "Reverence", che ci martella e non poco, con quella sua ritmica scarna e le sue grim vocals, il tutto corredato da una buona dose di melodie che ne stemperano la durezza e l'aggressività di fondo. La proposta del duo formato da Gall ed Exile, sembra abbracciare un black ancor più atmosferico, a tratti sognante, con "Pilgrimage" dove a parte i synth, sembra farsi largo un bel basso tonante e un tifone sonoro a livello di batteria. La song però ha modo di rallentare negli ultimi due minuti e concedere largo spazio ad un riffing in tremolo picking, atto ad incrementare l'impatto emotivo del disco. Non pensate però che 'Praxis' sia un disco per mollaccioni, sebbene "Quietude" vada alquanto a rilento con il suo black mid-tempo strumentale, è solo un modo per farci rifiatare e ripartire con "Wayfarer". La quinta traccia riparte là dove ci eravamo lasciati con la terza song e quindi una proposta di black sempre controllato, abbastanza melodico, che concede forse qualcosina a livello di originalità, ma che comunque sa il fatto suo su come catturare l'attenzione di chi infila le cuffie per la prima volta e tasta il polso alla proposta degli Aethyrick. Un po' più storta nel suo incedere "Adytum", lenta e sulfurea nel suo proporre un suono che qui sembra essere più evocativa, pur non inventandosi nulla di che, anzi ammiccando non poco ai Katatonia di 'Brave Murder Day'. Il finale è affidato a "Totems": chitarra zanzarosa, ritmica lenta e sinuosa, piglio depressive, buon comparto chitarristico, discreta dose di melodie autunnali a sancire la conclusione dell'atto primo dei finlandesi Aethyrick. Nulla di nuovo sotto al sole, ma quello messo in scena mostra per ora un promettente futuro. (Francesco Scarci)

(The Sinister Flame - 2018)
Voto: 74

https://aethyrick.bandcamp.com/album/praxis