Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Nowhere. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nowhere. Mostra tutti i post

mercoledì 7 novembre 2018

Soul Dissolution - Nowhere

#FOR FANS OF: Atmospheric Post Black, Drudkh
Taking quite a different direction from the style of 'Stardust' and the naked anguish of its earliest releases, Soul Dissolution finds itself tightening up its box step as it marks time on a road to 'nowhere'. A release that so quickly follows the previous full-length that its oblique step seems sudden, this EP, really a long pair of flowing wandering tracks, features many of the expected emotional movements that bring the same styles that permeate Soul Dissolution's soundscape. However, this iteration of Soul Dissolution finds more meaningful spots at which to stop and take in the scenery before moving on through a journey that incorporates melancholic meandering, violent fits, a scale that sounds more indie than it is metallic, and altogether shows Soul Dissolution becoming more of its own band than ever before while stripping itself down to its barest minimum.

Raw searing guitar wanders in search of direction and an escape from anguish as the “Road to Nowhere” unfolds in front of a lost and alone band that cannot help but gallop down its path when the winds take it. Wailing soloing takes the hand of a riff and throws it into the sky, giving it the spirit of flight as the companions embrace a moonlit sky. This song flies like a depressed ET riding in the basket of an empty bicycle, and in its solemnity still finds a satisfying structural sequence.

Venturing from the moonlit fields down abandoned trails to a gallop and tear reminiscent of a sobbing Satyricon, Soul Dissolution searches through fog and untamed growth for what will finally bring it out of this empty embrace of death. A slight and subtle lead guitar comes, shimmering as it catches the tearful eye, followed by a once forgotten friend as privation passes in glorious warmth as a revelation dawns in the “Fading Darkness”. Where so many parts of Soul Dissolution's style have been preoccupied with stripping songs down and, through dire circumstance, finding nothing but desolation, this “Fading Darkness” could be a turning point on the twosome's trail.

The flower of Drudkh could help the band stitch closed the ruptures in its breaking heart, the harmony of Ulver could propel this project forward from its desolate confines, but in many ways Soul Dissolution still languishes in its general malaise and that reality leaves me sad, not for the projected melancholy but because of the lack of self-actualization. Dispossessed by so many possibilities against the overwhelmingly strict sensibilities of this project, it seems there is a fear of stepping forward into these newly shining rays. Maybe it's because Jabawock can't allow himself to free with the possibilities on his horizons, maybe it's because of his desire to further sink into a restrictive format, but it seems 'nowhere' is Soul Dissolution unlocking a box that it has spent years building around itself and just may begin to venture from in the future if it just takes that one step. The band has gone from stripping a sound down in a song to stripping itself of its own identity album by album and now with 'nowhere' has shown that it is truly becoming that lost being which the universe has been constantly out to destroy. Usually when a band rips itself of its identity it eventually rises from those ashes, fighting like life always does to make it against all odds. With Soul Dissolution it's tough to guess whether it will rise anew and attempt an awakening or will find itself again at the behest of the cold strife that has borne it for so many years. Entropy has entangled itself into Soul Dissolution's structure, will Jabawock and company finally break these bonds? (Five_Nails)

(GS Productions - 2018)

martedì 18 febbraio 2014

Ekove Efrits - Nowhere

#PER CHI AMA: Suoni sperimentali, Dark, Trip Hop
Ben ritrovato caro Count De Efrit, talentuoso musicista iraniano, che da sempre offri una forma di musica intimistica, per cui se mi consenti, abbandonerei definitivamente l'appellativo di black metal. Con questo nuovo 'Nowhere', il tuo quarto full lenght, persegui la tua opera di ricerca di un suono unico ed onirico, che prosegue sulla falsa riga del precedente 'Conceptual Horizon', ma esasperandone i contenuti e toni che si pongono al di fuori dell'ambito metal. "Public Theatre" dimostra la tua spiccata personalità palesemente e l'eccezionale dote con cui fai coesistere sonorità accessibili ad un pubblico tipicamente non metal con altri adatti agli amanti della scena estrema. La tua voce oscura e malvagia ancora fa breccia tra le note di questo lavoro, mentre la brava Megan Tassaker e i suoi suadenti vocalizzi, ti aiutano a muoverti fra il trip hop e la dark music in "Parallel Presence"; poco importa se alla fine ci piazzi una bella cavalcata black. Un breve intermezzo musicale e le tue clean vocals emergono nel contesto elettronico di "One Truth, One Confession", dove riesumi, anche se per pochi secondi, una linea chitarristica quasi tipicamente black. Poi sono l'EBM, il gothic e la dance a venirti in aiuto, proponendo un sound che si diversifica in mille sfacettature diverse, abbracciando anche i temi da colonna sonora. Persisti con la produzione lo-fi, chissà cosa salterebbe fuori in caso di produzione cristallina? Un tump-tump-tump apre "Infinitesimal", cyber song che potrebbe piacere a chi segue Massive Attack, Portishead o Sigur Ros, e in cui riemerge la sensualità vocale di Megan, che alla fine assurge a ruolo di indiscussa protagonista. Ma cosa in realtà ti fa soffrire Count De Efrit, se tutta questa malinconia permea le tue canzoni? Sofferenza, disagio, tristezza e disperazione, sono infatti le componenti principali su cui si fonde il sound della tua band. "Metamorphosis" è un brano il cui incipit mi ha evocato l'inizio di una song che ho recentemente ascoltato in India: song criptica, sperimentale, decisamente ambient che pone fuori dagli schemi la proposta musica degli Ekove Efrits. Tiepidi suoni pop rock si ergono nell'iniziale parte di "Sword and Wound", ma non temo di venire deluso dalla tua inusuale proposta, tutto è messo nel posto giusto e la sfuriata black che ci attacchi in seguito è perfetta a smorzare la fluidità devastante di un sound che talvolta sembra imboccare una strada pericolosa. Non posso dire altro che complimentarmi ancora con te Count De Efrit, che fai della sperimentazione il tuo credo. Cosa dovrò attendermi ora per la prossima release? Non vedo l'ora di scoprire come evolverà il suono della tua band in futuro. A presto. (Francesco Scarci)

(Hypnotic Dirge Records - 2013)
Voto: 85

http://www.ekove-efrits.com/

lunedì 9 maggio 2011

Nowhere - M.O.U.W.

#PER CHI AMA: Crossover, Funk
Quante volte mi avrete sentito dire qualcosa del tipo “Sì, niente male ma un po’ troppo ripetitivi...”? No, fermi lì! Non andate a contarle. Sappiate solo che questa volta non lo dirò. Sì perché le cinque tracce di questo “M.O.U.W.” sono maledettamente eclettiche e, a parte una catalogazione un po’ generale nel genere metal, faccio fatica a darne una definizione. Direi vicino al crossover, ma con una certa libertà. I “Nowhere” mi hanno colpito molto positivamente; il gruppo rodigino riesce a creare un album dal suono relativamente meticcio, mantenendo una forza concussiva sonora niente male. A proposito: non fatevi prendere dalla tentazione di considerare la traccia di apertura, “No Song”, come metro dell’energia del disco. Risulta più tranquilla delle altre grazie a un passaggio raggamuffin’ azzeccato, ma orecchio alle linee di chitarra: già si sentono le loro intenzioni per il seguito. Ecco infatti la più tetra, incalzante e aggressiva “Arbeit Makt Sklaven”, il cui incipit la rende leggermente straniante.Veloce, diretta “Lula Pop” potrebbe sembrarvi subito scontata, ma i variopinti innesti (dal growl e a certi cantati che mi ricordano Elvis) evitano decisamente di annoiarsi. La seguente “Meaning of Unspoken Word” mi pare la più interessante del mazzo, ricca di spunti derivanti da diverse influenze. Qui ritorna in maniera più preponderante il raggamuffin, è un cavalcata tra percussioni martellanti, cambi e un cantato dalle metriche vertiginose (se devo essere sincero non ci ho capito granché, ma va bene lo stesso). Chiude l’album, introdotta da cornamuse su un ritmo da marcetta, “Indelible” la canzone più cruenta del platter. Grazie al featuring di Christian, dei Fear Flames, i nostri ci regalano quattro minuti durissimi, velocissimi fortemente improntati al core.Una parola va spesa assolutamente per l’ironica immagine usata per la copertina del ciddì. Un buon lavoro, personale, non scontato e, mi pare, con una buona dose di autoironia di fondo. (Alberto Merlotti)

(Akom Production)
Voto: 70