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lunedì 24 febbraio 2020

Medenera - Oro

#PER CHI AMA: Atmospheric Black, Summoning
Medenera è una one-man-band italica di formazione abbastanza recente, nata infatti nel 2017 ma con già due album alle spalle. L'ultimo arrivato è 'Oro', un disco suddiviso in quattro sezioni a loro volta divise in tre parti. Il disco si srotola per quasi settanta minuti di musica evocativa che sin dalle iniziali parti tastieristiche chiama immediatamente in causa un nome, i Summoning. Di fronte a simili manifestazioni artistiche, la prima cosa che faccio, e accade di rado, è chiudere gli occhi e immergermi totalmente nelle atmosfere magiche che band inserite in tale filone, sono in grado di creare. E sembra che la voce femminile della prima terzina intitolata "Aurea", sia lì apposta per guidarmi in questo epico viaggio in un fantastico mondo lontano. Le melodie sognanti di questa prima lunga suite rapiscono la mia fantasia con quel loro ritmo cadenzato accompagnato da spettacolari synth che arricchiscono la base ritmica del misterioso factotum italico, che si sente cantare solo in piccole porzioni, lasciando alla musica il compito di riempirci le orecchie di splendide emozioni. Il trittico scivola delicato anche nella seconda parte tra sussurri, eteree atmosfere ma anche saltuarie sfuriate, in cui a venir fuori sono le screaming vocals del frontman. E il nostro ascolto prosegue cosi come le immagini che mi si parano avanti sembrano quelle di un Frodo Baggins che passeggia imperturbato a Hobbiton, immagini felici e di quiete che vengono spezzate da sporadiche accelerazioni black e dal cantato arcigno del mastermind. Con "Splendor" si apre un altro trittico di song che sembrano introdurci in un nuovo mondo fatato, complice un cantato femminile differente da quello ascoltato in principio. La musica invece prosegue con il suo incedere raffinato, in cui ampissimo spazio è concesso alle tastiere ma anche ad un drumming quasi tribale, che insieme costituiscono un lungo cappello introduttivo a quel riffing efferato che verrà fuori più avanti. La musica dei Medenera è in costante evoluzione, come se si trattasse di un racconto e la musica ne vada a rappresentare la spettacolare colonna sonora in un coordinato movimento stilistico in base a quanto narrato. Ovviamente a dischi del genere sono collegate storie legate a mondi immaginari e alla natura che vi appartiene, come quei luoghi narrati appunto da Tolkien nella sua epica saga. La terza parte raggiunge il massimo splendore espressivo, affidandosi nuovamente a delle spoken words femminili e ad un'ispiratissima ritmica. Il flusso sonoro come dicevo, è in costante mutamento e dalle arrembanti ritmiche in un batter d'occhio ci si ritrova in un ambient dalle tinte decadenti quasi ci si trovi di fronte al preambolo di uno scontro spaventoso. L'affacciarsi di una voce operistica in sottofondo, cosi come l'utilizzo di uno strumento di difficile identificazione, stemperano però quella tensione che si era creata in un cosi breve tempo. Nel frattempo si entra nel terzo episodio, "Ver Aeternum" e si palesa subito un cantato dai tratti esoterici come novità di questa terzina. La musica si conferma ispirata con le tastiere ormai elemento portante dell'intera release, sia in chiave ritmica che ambientale. La soave voce della gentil donzella di turno fa poi il resto cosi come la tribalità etnica del drumming va ad impreziosire ulteriormente una release già di per sè notevole che vede peraltro anche un flauto far capolino. A "Flumina Nectaris" è affidato l'arduo compito di chiudere la release e l'esordio è di quelli portentosi con un rifferama accompagnato da un maestoso tappeto tastieristico. Di nuovo però un rallentamento nella storia, un flashback, una digressione, un sogno sospeso, delicati tocchi di piano, eteree e folkloriche melodie che troveranno un nuovo risveglio nella seconda parte della song, ove la cantante, che sembra utilizzare una lingua inventata, va ad affiancarsi al growling del polistrumentista nostrano, qui in grande spolvero e che si prepara a chiudere la release con un pezzo all'insegna del dungeon synth. Ora, prima di lasciarvi alla sentenza finale, mi domando solo come sia possibile che le etichette italiane si siano lasciate sfuggire una simile release e abbiano obbligato i Medenera a chiedere asilo in Russia. Abbiamo forse trovato i degni eredi dei Summoning? Ascoltatevi il cd e fatemi sapere. (Francesco Scarci)

(GS Productions - 2019)
Voto: 82

https://medenera.bandcamp.com/album/oro

mercoledì 7 novembre 2018

Soul Dissolution - Nowhere

#FOR FANS OF: Atmospheric Post Black, Drudkh
Taking quite a different direction from the style of 'Stardust' and the naked anguish of its earliest releases, Soul Dissolution finds itself tightening up its box step as it marks time on a road to 'nowhere'. A release that so quickly follows the previous full-length that its oblique step seems sudden, this EP, really a long pair of flowing wandering tracks, features many of the expected emotional movements that bring the same styles that permeate Soul Dissolution's soundscape. However, this iteration of Soul Dissolution finds more meaningful spots at which to stop and take in the scenery before moving on through a journey that incorporates melancholic meandering, violent fits, a scale that sounds more indie than it is metallic, and altogether shows Soul Dissolution becoming more of its own band than ever before while stripping itself down to its barest minimum.

Raw searing guitar wanders in search of direction and an escape from anguish as the “Road to Nowhere” unfolds in front of a lost and alone band that cannot help but gallop down its path when the winds take it. Wailing soloing takes the hand of a riff and throws it into the sky, giving it the spirit of flight as the companions embrace a moonlit sky. This song flies like a depressed ET riding in the basket of an empty bicycle, and in its solemnity still finds a satisfying structural sequence.

Venturing from the moonlit fields down abandoned trails to a gallop and tear reminiscent of a sobbing Satyricon, Soul Dissolution searches through fog and untamed growth for what will finally bring it out of this empty embrace of death. A slight and subtle lead guitar comes, shimmering as it catches the tearful eye, followed by a once forgotten friend as privation passes in glorious warmth as a revelation dawns in the “Fading Darkness”. Where so many parts of Soul Dissolution's style have been preoccupied with stripping songs down and, through dire circumstance, finding nothing but desolation, this “Fading Darkness” could be a turning point on the twosome's trail.

The flower of Drudkh could help the band stitch closed the ruptures in its breaking heart, the harmony of Ulver could propel this project forward from its desolate confines, but in many ways Soul Dissolution still languishes in its general malaise and that reality leaves me sad, not for the projected melancholy but because of the lack of self-actualization. Dispossessed by so many possibilities against the overwhelmingly strict sensibilities of this project, it seems there is a fear of stepping forward into these newly shining rays. Maybe it's because Jabawock can't allow himself to free with the possibilities on his horizons, maybe it's because of his desire to further sink into a restrictive format, but it seems 'nowhere' is Soul Dissolution unlocking a box that it has spent years building around itself and just may begin to venture from in the future if it just takes that one step. The band has gone from stripping a sound down in a song to stripping itself of its own identity album by album and now with 'nowhere' has shown that it is truly becoming that lost being which the universe has been constantly out to destroy. Usually when a band rips itself of its identity it eventually rises from those ashes, fighting like life always does to make it against all odds. With Soul Dissolution it's tough to guess whether it will rise anew and attempt an awakening or will find itself again at the behest of the cold strife that has borne it for so many years. Entropy has entangled itself into Soul Dissolution's structure, will Jabawock and company finally break these bonds? (Five_Nails)

(GS Productions - 2018)

mercoledì 13 gennaio 2016

Ad Cinerem - Once Mourned...Now Forgotten

#PER CHI AMA: Black/Doom, Saturnus
È un EP di soli tre pezzi quello dei tedeschi Ad Cinerem, duo di Dresda uscito lo scorso anno con questo demo cd intitolato 'Once Mourned...Now Forgotten'. Come lascia presagire il titolo, non possiamo che trovarci di fronte al cospetto di un black doom dalle tinte fosche e malinconiche che si palesano immediatamente nella opening track, l'atmosferica e melliflua "To Revise Downward" e che si traducono in liriche all'insegna di alienazione, perdita, odio e amore. Niente di trascendentale sia chiaro, ma il mid-tempo (tendente allo slow, a dire il vero) della traccia, si rivelerà assai piacevole nel suo incedere sinistro, a tratti romantico e decadente. Caratteristiche del sound forgiato da Val Atra Niteris e Hekjal, che si ritroveranno anche nella successiva "To Come to Rest", song strumentale, addirittura più oscura e lenta della precedente che tuttavia sembra avere una valenza di intermezzo acustico, pur durando oltre i cinque minuti e dove la musica dei nostri trova modo di strizzare l'occhiolino ai Saturnus. Il disco si chiude con "Foliage Burial", nove minuti in cui di luce non v'è la benché minima traccia e l'amore per il doom più plumbeo, si manifesta nelle ritmiche pesanti e nell'aria rarefatta di un pezzo dove echeggia il gorgoglio disperato di Hekjal su delle ispiratissime e melodiche linee di chitarra. Band da tenere monitorata per capire come evolverà il loro sound. (Francesco Scarci)

(GSProductions - 2015)
Voto: 65