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giovedì 9 maggio 2013

Noluntas - Noluntas Divina

#PER CHI AMA: Dark Ambient, Electro-black, Kraftwerk
Mettiamola così: se tra qualche centinaio di anni esisteranno ancora le droghe sintetiche, probabilmente i nostri eredi useranno questa musica per ispirare i loro viaggi psichici. In un certo senso, "Noluntas Divina" è già un viaggio in sé e per sé: quarantacinque minuti di volo allucinato a occhi chiusi nelle più oscure vastità dello spazio, attraversando regioni di disperata solitudine, memorie e ricordi d'infanzia, silenzi senza pace. Più che un disco, una vera e propria colonna sonora. Il viaggio muove dalle atmosfere rarefatte di "Intro" ai lunghi respiri di "Starfall of the Lost Faces", fino alla sensazione di aver perso completamente un riferimento, una stella polare, una direzione, nella lunghissima title-track che chiude l'album. A metà del disco, per un motivo che non riesco ad individuare, c'è "Concealed": una traccia costruita quasi banalmente con percussioni, cori orchestrali, nitriti di cavalli, pianti di bimbi e voci che declamano brani di un'opera teatrale: un brano talmente scontato e "terrestre" da sembrare scritto da mani diverse e che, per l'eccessivo contrasto che esercita rispetto alle altre quattro tracce, ha più l'effetto del riempitivo improvvisato che della song voluta, pensata e curata al pari delle altre. Il lavoro sui suoni di "Noluntas Divina" è talmente accurato da rasentare la follia: nessun rumore è lasciato a se stesso, nessuna nota è casuale, nessuna frequenza è stata trattata con scarsa attenzione. L'intero disco è una lezione di purezza minimale e immaginazione, un viaggio allucinato nel più gelido e soffocante degli spazi siderali. Un disco quasi perfetto, macchiato purtroppo da quell'unica traccia che sembra sfuggita dal concept, come un fiore sbagliato in un perfetto mazzo di rose rosse. (Stefano Torregrossa)