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venerdì 5 aprile 2019

Norvhar - Kaunas

#PER CHI AMA: Epic/Folk, Ensiferum
Attivi solamente dal 2018, la formazione degli svizzeri Norvhar ci porta in realtà indietro nel tempo al 2005, quando si sono formati col nome di Harmoniks. Le solite beghe interne, lo scioglimento, il silenzio, la reunion e il cambio di moniker, ci hanno condotto fino all'uscita di questo 'Kaunas', avvenuta a febbraio di quest'anno con il rilascio di un bel digipack che include sette tracce di folk metal. Il disco apre con "From Fire..." ed una voce cinematografica che dà il benvenuto con "Good evening, traveller... Come here, come. Don't be afraid. Sit, share my fire, drink my beer... I have a story to share, it must be passed on before I leave. So, sit my friend, and listen..." Ad aprire le danze vere e proprie entrano in gioco i due singoli che avevano anticipato l'uscita di questo cd, "Fest in Midgard" a inizio di quest'anno e "Of Stone, Gold and Blood" uscita a novembre 2018. Un tripudio di suoni folk, a trascinarci nella grande festa pagana dei Norvhar, con epici cori, belle melodie di scuola finnica (penso a Ensiferum e Finntroll in primis) e grandi bevute di birra. Il folk del sestetto di Losanna scivola via che è un piacere anche nella terza song tra melodie folkloriche della tradizione nordica e racconti di un tempo andato, narrati dalle growling vocals del bravo Matt Favrr (responsabile peraltro anche del flauto) e tutta una serie di strumenti alternativi, come lo scacciapensieri e le cornamusa. Il riffing in tutto questo è bello corposo, sorretto da una produzione scintillante, poi spazio ad ottime porzioni solistiche e tanto tanto divertimento. Come quello che introduce "Mystic Forest", una melodia che sembra evocare la Pantera Rosa e ci racconta invece di luoghi mistici ove albergano pace e gioia, pura utopia per i nostri giorni. E allora meglio immergersi nella musica senza tempo dei Norvhar e cantare con loro a squarciagola "Drink, sleep, pray! This is your daily work" nel santuario fatto di magia e antiche leggende, in cui serpeggia il suono di un flauto a rendere il tutto più magico. È musica che trasmette energia, spensieratezza, allegria, il che non guasta affatto, anche nella più cupa "Goblins' Outpost" che descrive appunto come in un mondo pieno di guerra e odio, vivesse in una foresta una potente tribù di goblin. Quante analogie mostra il nostro oggi col mondo fantastico descritto dai Norvhar, ma soprattutto quante storie narrate dai sei svizzeri che trovano punto di contatto con la narrativa di J.R.R. Tolkien. Se devo segnalarvi il mio brano preferito, vi direi "Fields of Fate", la song più lunga (oltre 10 minuti) ma anche la più selvaggia del disco con punte di epico black sinfonico, sgaloppate iper veloci in stile Children of Bodom, un growling davvero furioso, parti arpeggiate, cambi di tempo da urlo, una discreta vena prog di scuola Opeth e una più preponderante matrice folk, e i giochi sono fatti per garantire la top song del cd che ha ancora tempo per chiudere con quella stessa voce narrante che aveva introdotto il disco, nella conclusiva "...to Ashes", e darci l'arrivederci alle prossime avventure targate Norvhar. (Francesco Scarci)

(Self - 2019)
Voto: 76

https://norvhar.bandcamp.com/