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lunedì 23 novembre 2015

Foret d'Orient - Venetia

#PER CHI AMA: Black/Death Mediterraneo, Janvs
Venezia: oggi forse la città più famosa al mondo, in passato simbolo di raffinatezza nel XVIII secolo, città assoluta padrona dei mari ai tempi delle Repubbliche Marinare. Oggi Venezia viene celebrata dai Foret d'Orient, figli orgogliosi di quella leggendaria terra di Dogi, abili marinai, grandi artisti e commercianti. 'Venetia' è il titolo appunto del full length di debutto del quartetto di amici che abbiamo già avuto modo di conoscere con il loro EP, 'Essedvm' e anche dal vivo in una intervista radiofonica. I Foret d'Orient tornano con un sound un po' rinnovato rispetto agli esordi. Levatisi di torno l'aura magica che ricordava i Nihili Locus, oggi, con una maggior consapevolezza nei propri mezzi, il quartetto veneto propone sette tracce che probabilmente appariranno di primo acchito, meno ricercate che in passato, ove il sound era ancorato a un black atmosferico a tratti barocco. Ascoltando "A Reitia", la traccia dedicata a una divinità venerata dagli antichi Veneti, ci troviamo di fronte un sound più secco, che potrebbe richiamare gli Janvs o gli Spite Extreme Wing, anche se a differenza delle band di Matteo Barelli, la componente mediterranea qui si conferma assai presente nella matrice musicale dei nostri, grazie alla presenza dell'arpa di Sonia Dainese, che riesce a dare alla musica dell'ensemble veneziano più ampio respiro, grazie alle sue suggestive orchestrazioni. "Dal Mare alla Terra" ha un selvaggio attacco black su cui si stagliano le mastodontiche e cavernose vocals di Roberto Catto che esaltano, ovviamente, la grandezza della Repubblica di San Marco. La ritmica è convulsa, largo spazio viene lasciato al basso di Marco Barolo e al drumming funambolico di Emiliano Rigon. Pregevole l'assolo di Marino De Angeli, che non è invece un membro ufficiale della band, pur avendo suonato tutte le chitarre sul disco. Con "Lepanto", i nostri celebrano la battaglia navale omonima che vide opposte le flotte dell'impero Ottomano a quelle Cristiane (costituite da spagnoli, veneziani, genovesi e forze dello Stato Pontificio). La song è una descrizione, ovviamente in italiano (come tutto il disco d'altro canto), di quelle ore di violenza in cui il Leone di Venezia si distinse per la forza delle sue galee che diedero la vittoria alla coalizione cristiana. La musica sembra seguire la descrizione di quegli eventi in un saliscendi emozionale tra ruggiti di chitarra, arpeggi e delicati tocchi di pianoforte. "Sogno de Vis" è una splendida song che vede la presenza di una forte componente sinfonico barocca al suo interno, ove sembra di essere d'improvviso immersi in suoni del '700 con tanto di spinetta e archi. La traccia narra poi le vicende dell'isola di Lissa, che faceva parte della Repubblica di Venezia ma dopo la Seconda Guerra Mondiale, venne invece inglobata nella Jugoslavia. "Dominio da Mar" è dirompente nella sua serratissima ritmica ammorbidita da delicati tocchi di arpa e da uno splendido break centrale in cui compare come guest vocalist, l'epico e "arcturiano" Luca Grandinetti dei Fearbringer (in realtà presente in 4 tracce su 7). La band si muove qui (e negli altri pezzi) in frequenti cambi ritmici assai tecnici, di cui vorrei sottolineare ancora una volta l'importanza affidata al basso metallico di Marco. Il gran finale è una splendida sorpresa, affidata com'è ad "Adagio in Sol Minore", un pezzo famosissimo del compositore veneziano Tomaso Albinoni (noto per essere stata colonna sonora di film, o la base di in un vecchio brano di Mina, musica per cartoni animati o videogames). Il risultato, qui riarrangiato da Antarktica con le parti di arpa suonate dalla brava Sonia, è semplicemente da applausi, da pelle d'oca. Insomma 'Venetia' è un inno all'immenso patrimonio culturale di Venezia, alle sue tradizioni e al suo popolo che si sente (giustamente) fiero delle proprie origini. (Francesco Scarci)

(Self - 2015)
Voto: 80

martedì 3 aprile 2012

Foret d'Orient - Essedvm

#PER CHI AMA: Black Symph., Nihili Locus, Crown of Autumn
Che facile scrivere una recensione quando la musica, cosi suggestiva, mi guida la mano nel mio digitare incessante sulla tastiera e lo schermo si riempie, con mia somma soddisfazione, di parole. Merito decisamente va alla proposta dei veneziani Foret d’Orient (la traduzione francese di “Foresta d’Oriente”), che sciorinano sei pregevoli pezzi di un potentissimo quanto mai ispirato black atmosferico, che per certi versi mi ha ricondotto ad una quindicina di anni fa, quando ascoltai per la prima volta il magico Ep di debutto dei Nihili Locus, “...Ad Nihilum Recidunt Omnia” o il mitico “The Treasures Arcane” dei Crown of Autumn. La presa che i cinque ragazzi di Venezia hanno avuto sul sottoscritto è stata la medesima che le due band succitate ebbero all’epoca, il tutto fin dalla prima epica traccia, una sorta di intro dal forte sapore medievale, “Campo di Marte”, che ha il merito di introdurci nella corte dei Foret d’Orient. Poi il black dei nostri, ottimamente arrangiato (ma che pecca a mio avviso, ancora in fase di pulizia del suono), fa il suo esordio miracoloso con “Sagitta”, una song violenta che tuttavia ha il grande pregio di spezzare la sua irruenza, con gentili e raffinati tocchi di tastiera e arpa; si avete letto bene, l’eleganza di questo strumento antichissimo, suonato dalla dama Sonia Dainese, conferisce all’intero lavoro, una carica emotiva pazzesca. Meraviglioso il finale della seconda traccia, affidata appunto ai suoni di questo incantato strumento. È con la terza song che l’ensemble italico tocca l’apice compositivo: “Mantva 1328”, il cui anno richiama la data d'inizio del dominio dei Gonzaga sul Mantovano, è una canzone che ci mostra quanto la band sia già profondamente matura, sia in termini compositivi che di songwriting; potenza, dolcezza, misticismo e black metal si fondono alla perfezione nei due movimenti che compongono il brano. Merito anche del cantato in italiano (avanti cosi per favore! Inoltre un plauso al bravo Roberto Catto per il suo cavernoso growling) che dona una maggiore enfasi al risultato finale. Come se ce ne fosse ancora bisogno, il successivo intermezzo è nuovamente affidato alle corde suadenti di Sonia, che ci riconducono ancora per un momento nell’antro più oscuro del nostro tempo, il medioevo. I due pezzi conclusivi, “Diadema” e “Prudentia et Armi”, ci attaccano con tutta la loro veemenza, proponendo l’abbinata black atmosferico/suoni acustici/spruzzate folk, il tutto condito da ottime melodie. Bella, quanto mai inattesa, la proposta dei Foret d’Orient; spero proseguano su questa strada, cercando di smussare quegli angoli del proprio sound, ossia quegli sprazzi in cui una violenza un po’ fine a se stessa (con tanto di iper blast beat) prevarica su tutto il resto. Niente di grave però. “Essedvm” si presenta in modo assoluto come un ottimo biglietto da visita per l’act veneto, che da oggi in poi dovrà essere tenuto sotto controllo da parte nostra… (Francesco Scarci)

(Archaic North Entertainment)
Voto: 80