Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Andromeda Relix. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Andromeda Relix. Mostra tutti i post

mercoledì 16 novembre 2016

Megatherium - Superbeast

#PER CHI AMA: Stoner/Psych/Doom, Tool, primi Cathedral
Il megaterio, citando wikipedia, è un genere estinto di mammiferi, il cui nome scientifico deriva dal greco e significa grande bestia; esso comprendeva varie specie di bradipi terricoli giganti vissuti milioni di anni fa nelle Americhe. Megatherium e 'Superbeast' appunto, per svelare il binomio di quest'oggi che vede raccontarmi del full length di debutto del quartetto veronese. Il disco, uscito per l’Andromeda Relix, include il materiale di tre anni di composizioni, mostrando al suo interno, le influenze stoner del primo periodo, e il mood psych-doom che caratterizza i quattro musicisti oggi. Andiamo incontro alla bestia, facciamone la sua conoscenza sin dall'intro, in cui il mostro sembra celarsi all'interno di una caverna e il suono che ne esce è verosimilmente quello del suo verso che echeggia sulle pareti rocciose. Ed è un riffing mastodontonico quello che si palesa in "Refuse to Shine", con la 6-corde ultra ribassata inserita in un contesto psichedelico, in cui la voce pulita di Manuele Germiniani appare effettata (quasi cyber) e ben si amalgama nella ritmica corposa (a tratti ossessiva) e compassata che evoca spettri degli Ufomammut. Complici i retaggi passati della band (che ricordo includere ex membri di Aneurysm, Gen Marrone, Elicotrema, Mr. Wilson e Tokio Conspiracy), i nostri si muovono in modo affine all'interno di territori doom, space rock, psych e stoner. Quando parte "Fly High", vengo catapultato indietro di oltre vent'anni, e ripenso al capolavoro 'The Ethereal Mirror' dei Cathedral; mancano solo i mitici "oh yeah" di Lee Dorrian e l'accostamento tra le due band sarebbe perfetto. Ma i Megatherium non sono affatto dei pivelli e non cadono nel tranello del tentato plagio, iniziando ad agghindare al meglio la propria musica con inserti di synth, voci litaniche, sprazzi di melodia, per un brano alla fine davvero ben riuscito. "Twiceman" è una bella scalata d'affrontare: una parete di oltre tredici minuti di suoni dapprima roboanti, ben arrangiati, che lasciano intravedere pochi squarci di luce, in un rifferama asfissiante alternato a momenti più meditativi e downtempo. Compaiono anche ipnotici break dal sapore ambient che contribuiscono a rendere l'atmosfera ancor più pesante, prima di un arrembante finale doom atmosferico, in cui accanto alle urla di Manuele, si affianca una parte in spoken word. Se con "Ghost of the Ocean" si rivedono i fantasmi dei Cathedral più stoner (a livello vocale qui c'è un cambio nell'impostazione vocale di Manuele), con "Cleveland (Is Far From Here)" è quello dei Tool ad emergere prepotente, in un brano breve e diretto. Arriva anche la traccia strumentale, con la breve "The Wolf and the Deer", in cui la band veneta si diletta con un riffing dal sapore southern stoner. I nostri proseguono con l'intento di cacciarsi negli anfratti più cupi e tenebrosi dello stoner doom: è il momento di "Grey Line" e del suo giro di chitarra melodico su cui si staglia la psicotica voce del frontman, che sembra quasi in preda ad un hangover di proporzioni bibliche. L'ensemble italico cambia ancora, probabilmente le ultime tracce si rifanno ad un periodo più in là nel tempo e la componente stoner si fa più forte, e qui emergono anche le influenze più primordiali della band, che spaziano dal grunge di "Betrayers, Everywhere!" a quelle più oniriche, che strizzano l'occhiolino ad A Perfect Circle ("Slow Down"), per chiudere con i riffoni granitici alla High on Fire di "Retrowsky", che nelle sue involuzioni, ha modo anche di offrire uno spaccato sonoro evocante gli Sleep . 'Superbeast' alla fine è un buon disco, con diverse piccole imperfezioni da smussare, e una ben più definita personalità da identificare. È un album che si lascia comunque apprezzare enormemente, soprattutto se ascoltato in cuffia. L'effetto ipnotico è garantito. (Francesco Scarci)

(Andromeda Relix - 2016)
Voto: 75

https://megatheriumstonerdoom.bandcamp.com/

sabato 12 marzo 2016

Ex - Cemento Armato

#PER CHI AMA: Heavy/Rock
Gli EX sono una band hard rock nata nel 1997 con componenti attivi addirittura dai primi anni '80 in precedenti progetti come Spitfire, Exile, Vertigo, Slan Leat, Frenetica, X-Hero e Madreterra. Quello che contraddistingue la band è l'amore viscerale per il rock, l'amicizia che li unisce e lo spirito di una vita presa in modo positivo e goliardico. Il loro bagaglio musicale è influenzato da sonorità anni '70 e '90 che la band ha volutamente fuso e forgiato a propria immagine, autodefinendosi autori del cosiddetto "pasta rock", facendo ovviamente riferimento a quel "spaghetti" che spesso viene attribuito alla produzione artistica italiana. Detto questo, il quartetto veronese ha autoprodotto tre album, uno poi sotto la VREC/Atomic Stuff e l'ultimo 'Cemento Armato' grazie a Andromeda Relix/Nerocromo. Il cantato in italiano divide sempre i fan, personalmente non sono prevenuto e nel caso degli EX, i testi sono un mix di cantautorato semi impegnato e la pura goliardia, quindi si presume che i nostri abbiano preferito quest'approccio per mantenere una connessione più forte con il pubblico. I brani contenuti nel jewel case sono undici e da bravi rocker, vanno dalla classica cavalcata adrenalinica ("Weekend") all'immancabile ballad strappa lacrime ("Cane Bastardo"). La prima appunto è un misto di hard rock e glam da baldoria, con riff assai scontati e testi in salsa sociale contro la durata del fine settimana (!!). Da un punto di vista tecnico, i musicisti se la cavano bene, il mood c'è tutto e l'insieme scorre fluido e piacevole per l'udito. La qualità dei suoni è scarna, volutamente o no è in linea con il genere, soprattutto se non si vuole essere troppo pignoli e si apprezza più il groove in se stesso. "Cane Bastardo" invece mette in luce il lato blues/malinconico degli EX, insieme ad un cantato che ricorda i Timoria dei vecchi tempi. La ritmica lenta rende le parole pesanti come massi, pensando al passato e alla giovinezza ormai sfumata. Power cord e riff stoppati rincarano la dose, anche se manca uno spunto che permetta al brano di spiccare il volo con una propria definita personalità. Con "I Shot the Chef" si torna alla vena ironica della band, prendendo spunto dal famoso brano di Bob Marley e trasformandolo in una progressione heavy metal che parla di cucina e situazioni paradossali. Anche qui gli arrangiamenti puzzano di già sentito, però sono comunque ben eseguiti tecnicamente, cosi come gli assoli e i fraseggi basso/batteria. Ci sono modi diversi di affrontare un album e per una band come gli EX, ritengo che quello più adatto sia di apprezzarli per quel loro spirito rock che li ha portati a vivere la musica con passione, amicizia e ironia, sfidando il music business che spesso impoverisce il sacro fuoco del rock'n'roll e rovina i rapporti tra compagni di avventura. Dopo tutto se fossero stati una cover/tribute band non sarebbero nemmeno arrivati sulle pagine del Pozzo dei Dannati, quindi sono già dei vincitori per questo. (Michele Montanari)

(Andromeda Relix/Nerocromo - 2015)
Voto: 65