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martedì 2 marzo 2021

WitcheR - A Gyertyák Csonkig Égnek

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Li abbiamo incontrati meno di tre settimane fa in occasione della riedizione da parte della Filosofem Records del loro EP del 2012. Li ritroviamo oggi con 'A Gyertyák Csonkig Égnek', secondo lavoro uscito in realtà a fine 2019. La proposta dei magiari WitcheR rimane più o meno ancorata a quella del vecchio 'Néma Gyász', ossia un black atmosferico che entra con delicatezza con la lunga title track in un connubio di atmosfere malinconiche, costruite da un riffing mid-tempo e da una distesa abbastanza notevole di tastiere che costituiscono la struttura portante dell'intera traccia, che non vive di particolari sussulti musicali, ma sembra piuttosto muoversi in territori medievali affini a Empyrium e Summoning. Questo è confermato anche dalle successive "Feloldozás" e "Az én Csendemben", tutti brani che viaggiano oltre gli otto minuti di durata, combinando melodie delicate con ritmi estremamente compassati, vocalizzi affetti da una leggera raucedine e ampi spazi strumentali in cui a parlare sono i synth e le chitarre educate (fin troppo) del duo ungherese. Fortunatamente, la seconda delle due tracce di cui sopra, ha un inizio più dirompente rispetto alle altre, prima di tornare a sonnecchiare con partiture più controllate. Ma il pezzo gode di sbalzi umorali, mai stati cosi utili in una situazione statica come questa, visto che ci sono ancora alcune accelerazioni che alterano lo stile fin troppo garbato e monolitico della band, cosi come avevo già osservato nella precedente release. Serve il giusto mix di coraggio, incoscienza e personalità per uscire dall'elevato rischio di insabbiarsi in pericolose sabbie mobili. I nostri ci provano a più riprese anche con "Az Utolsó Utamon", sfoggiando ancora un mood piuttosto malinconico che mostra qualche picco di un certo interesse lungo i suoi otto minuti abbondanti di calibratissimi suoni black atmosferici che potrebbero fare da accompagnamento alla narrazione di una fiaba o come colonna sonora di un film in stile 'Il Signore degli Anelli'. In chiusura, la gemma, la splendida ed inattesa cover "A Hattyúk Tava" (Il Lago dei Cigni) di Pyotr Ilyich Tchaikovsky in una rilettura, ovviamente di stampo medieval black, che mi sento di premiare. Ecco se devo essere franco, mi aspettavo che dopo sette anni dal loro debut EP, la band avesse fatto passi da gigante nel proprio sound, invece non ho scorto grosse differenze tra i due lavori. L'invito è pertanto quello di sempre, ossia di osare di più, se la reale intenzione è quella di emergere dall'anonimato del sottobosco musicale. (Francesco Scarci)