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sabato 9 marzo 2019

Frekkr - Désolations Catalaunique

#PER CHI AMA: Viking Black, Windir
La gestazione di 'Désolations Catalaunique' è stata davvero lunga, considerato che i francesi Frekkr si sono formati nel 2005 e il loro debutto è uscito solamente 13 anni dopo. Hanno voluto fare le cose con calma evidentemente i quattro musicisti di Nancy che dal 2008 (l'anno del rilascio del loro demo) a oggi, si sono presi un po' di tempo, complice forse una serie di rimaneggiamentie a livello di line-up, che aveva visto la fuoriuscita in un sol boccone, di basso, batteria e chitarra. La band non ha mai perso di vista l'obiettivo e dopo aver rilasciato una cover dei Summoning nel 2009, "Khazad Dum", per il tribute album '...And in the Darkness Bind Them', ha iniziato a lavorare su quest'album. 'Désolations Catalaunique' contiene nove tracce devote ad un black pagano, che dopo la dovuta intro sfoggia delle ottime melodie di scuola Windir, con la song "Que Grondent Ces Terres" che rappresenta una dichiarazione d'amore verso la grande band norvegese, verso la cultura norrena, i suoi miti e leggende. Un brano che sembra ricondurci indietro nel tempo di oltre un millenio a scoprire qualcosa di più della storia di quei tempi, tra suoni black, ottime melodie, vocals pulite e altre più grezze. Questa la solida base su cui i nostri sviluppano la loro musica, con "Imperator Attila" a dar sfoggio di preziosi chorus che fanno da contraltare alle grim vocals del frontman, in una song dalla comunque forte componente melodica. Anche quando si presentano le più caotiche scorribande black (aspetto decisamente da migliorare), la band mantiene intatta la base melodica. In "Insatiable" emerge più forte la parte folklorica dei nostri, facendomi pensare ai Frekkr come una band norvegese piuttosto che francese. Questo è ciò che mi colpisce maggiormente dell'act transalpino, la loro sana capacità di trasmettere musiche e sensazioni tipiche di un'altra era storica, con le liriche che vertono di battaglie tra l'impero romano e Attila re degli Unni e quant'altro riguardasse la storia della caduta di Roma. Sebbene un inizio in stile Finntroll, "D'une Génération Sacrifiée" si conferma come la mia canzone preferita del cd (insieme all'ultima): dicevamo di un intro dedito all'humppa polka di scuola finnica, poi la band ritorna successivamente sui binari del viking folk norvegese, tra cavalcate black, tocchi di piano e chorus liturgici che continueranno anche nella successiva "L'Éphémère et l'Immuable" in cui la voce del vocalist si presenta come la versione francese del buon Quorthon quando cantava in pulito. Un po' più piattina e poco rilevante "Memento Mori", anche se quel suo break acustico dopo un paio di minuti, vale decisamente il suo ascolto. Un atmosferico inizio in stile Cradle of Filth apre "Le Prix du Sang", una song che vira immediatamente sui binari del viking, con buone melodie, ma dotata di una batteria che ancora fatica a convincermi, troppo secca e scontata, forse vero punto di debolezza del quartetto francese. Poi sono i chorus a farla da padrona e delle chitarre di scuola heavy classico che ci accompagnano fino alla conclusione con "Brûlez Cette Ruine", l'ultimo grande tributo dei Frekkr per i Windir, con una melodia che ci sarebbe stata sicuramente bene su un disco come 'Arntor', e credo che simile complimento sarà quanto mai gradito dalla band. Per ora benino, c'è infatti grande spazio al miglioramento, speriamo solo non debbano passare un altro paio di lustri per sentire qualcosa di nuovo. (Francesco Scarci)