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giovedì 19 novembre 2015

Halter - For the Abandoned

#PER CHI AMA: Funeral Doom/Sludge
Dire che il doom e i suoi derivati sono musiche tra le più costruttive e vitali tra i sottogeneri del metal mi sembra superfluo, ancor più quando mi ritrovo una band che milita tra le fila della MFL (Moscow Funeral League) di cui, visto la natura indipendente ed estremista, nutro una particolare venerazione e ammirazione. Gli Halter sono attivi dal 2009, arrivano da Yaroslavl e suonano funeral doom metal con una verve innata e una particolarità specifica, la dote di saperlo suonare con uno stile a metà strada tra innovazione e tradizione, slegandosi dai soliti canoni del genere in questione. La band russa, che peraltro abbiamo già avuto modo di recensire in occasione del precedente 'Omnipresence of Rat Race', si conferma carica di una certa suggestione magica, cupa, tetra, romantica e ancestrale, cosi come lo erano un tempo i Candlemass, presentando testi fortemente malinconici e drammatici, cantati da una voce gutturale evocativa, magnetica come quella dei Cathedral di 'In Memorium'. Il quintetto poi sfodera un carisma gotico di scuola Paradise lost epoca 'Gothic', applicando cadenze rallentate e sofisticate a la My Dying Bride (evidenziabili in "First Snow"), e introducendo con naturalezza elementi di classic metal (immaginate il sound degli In Solitude oppure il metal nordico dei Grand Magus, ma a rallentatore) che rendono l'ascolto più fruibile. Una cosa che ho apprezzato parecchio di questo gruppo, è il fatto che non rinunci mai ad un'attitudine rock sanguigna, a quel tocco in più che li eleva allo status di fuoriclasse del genere. Un'altra arma importante è la capacità di esplorare terreni diversi come nel caso della splendida, lunghissima e conclusiva "Ode to the Abandoned", che ci porge un intro carico di melodia guidato dal piano e un assolo che sembra invece rubato ad un classico brano hard rock degli anni settanta per calore ed armonia, soluzioni sonore originali e calibrate, interessanti ed intelligenti, inaspettate di scuola Ahab. Gli Halter con due full length e un EP all'attivo, sanno veramente come comporre e produrre un album degno di nota con suoni moderni, ricercati, avvolgenti e il passo lento, disarmante, che marchia a fuoco le sei tracce di questo 'For the Abandoned'. Un artwork di copertina poi bello ed originale, inaspettato come il suono della band, completa saggiamente la release dei nostri. Un album che sta al di sopra della media, carico di pathos e che stranamente non fa della lentezza la sua unica arma vincente, un lavoro che mostra mille altre sfaccettature per sottolineare un'appartenenza radicata alla musica del destino. Un disco da riascoltare più volte e farsi stupire sempre di più da una manciata di brani che lasceranno il segno, diversi, difficili da rinchiudere nel solo genere funeral, pieni di carisma e urticanti al punto giusto, insomma gli Halter sono una band da portarsi anche nell'oltretomba! (Bob Stoner)