#PER CHI AMA: Funeral Doom, Skepticism |
Sono felice di poter appurare che le band italiane, non trovando fortuna nella nostra penisola ormai alla deriva, stiano scorgendo un porto sicuro fuori dai confini nazionali e che la consueta label russa, Solitude Productions, sia cosi lungimirante nelle sue scelte, da aver potenziato il proprio rooster, con tanti gruppi provenienti dal nostro paese, non ultimi, questi The Undergrave Experience. Questa nuova realtà lombarda è tuttavia una one man band, capitanata dal factotum Marcel, qui supportato da A. Mephisto alla batteria (Hanged in the Crypt) e da Moerke al basso (Consummatum Est) che propone un funeral doom, dalle forti tinte orrorifiche. Questo per dire che nei due brani a disposizione (per un totale di 43 minuti!), i nostri non solo si cimentano, ripetendo pedissequamente la lezione impartita dai grandi act nord europei (i soliti Skepticism e Thergothon), ma integrano il tutto con sonorità riscontrabili nelle colonne sonore della cinematografia horror nostrana (e penso ai Goblin e ai film di Dario Argento), flebili narrazioni, a dir poco inquietanti, in italiano (scelta fatta anche nell’ultimo lavoro degli Aborym) e poi in latino, con risultati a dir poco esaltanti. Non posso dirmi un grande amante del genere, sebbene consideri il funeral una corrente che abbia innumerevoli cose da trasmettere a livello emotivo, ma devo ammettere di essere rimasto totalmente affascinato e ammaliato dalla proposta del combo di Milano, che fin dalla iniziale “Mater Mortalis Tenebrarum”, si apre con quel piglio del tutto funereo, lanciandosi poi nella seconda metà del brano, in atmosfere a dir poco spettrali, ma totalmente malinconiche, arrivando a strozzarmi un nodo alla gola, quando ho come la parvenza che quelle note siano oltre modo simili a quelle della soundtrack de “La Finestra di Fronte”, film di Ozpetek. Solo queste drammatiche e profonde suggestioni infuse nel mio io, bastano a tenere il voto molto alto. Immerso ancora nella pesantezza della rarefazione dei suoni (sia ben chiaro non sto parlando di pesantezza di chitarre ma di plumbee atmosfere invernali) e dal cavernoso growling di Marcel, mi appresto ad affrontare i 20 minuti di “Graveyard Zombie Horizon”. Ancora soffici tocchi di pianoforte, che ci accompagneranno per l’intera durata del pezzo, ancora una ritmica ultraslow, ancora musica che espande le nostre menti in un universo parallelo fatto di luci tenui e ambientazioni da incubo, tra l’altro ancora più rallentate rispetto alla opening track. L’ossigeno diminuisce man mano che si avanza nell’ascolto di “Macabre: il Richiamo delle Ombre”, la vista inizia ad appannarsi, il sudore cola dalla fronte mentre un forte senso di ansia e vertigine si fa breccia nella testa e preme a livello del petto. Gira, gira la testa, le litanie ossessive, quasi ambient, mi fanno perdere la ragione, fino a perdere del tutto i sensi. Incredibili! (Francesco Scarci)
(Solitude Productions)
Voto: 85
Voto: 85