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lunedì 4 ottobre 2021

Suffer Yourself - Rip Tide

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Nati originariamente come la one-man band di Stanislav Govorukha, i polacchi Suffer Yourself sono diventati una band a tutti gli effetti, con una line-up stabile e ben delineata in questa nuova terza release, intitolata 'Rip Tide'. Un trittico di brani che partono dalla monumentale "Spit in the Chasm" (20 minuti e mezzo) e proseguono attraverso "Désir de Trépas Maritime (Au Bord de la Mer Je Veux Mourir)" e la strumentale "Ugasanie - Submerging" per 33 minuti di suoni pesanti, asfissianti e plumbei, insomma adatti all'incombente stagione autunnale. Funeral doom per chi non l'avesse ancora capito che ci investe come al solito in questo genere, con pezzi di una lunghezza quasi estenuante, voci cavernose, ma anche delle spettacolari melodie che rendono l'ascolto dell'opener ancor più entusiasmante, soprattutto laddove vi si possano trovare forti richiami a 'Gothic' dei Paradise Lost (grosso modo tra il minuto 5.30 e 6, giusto per darvi una indicazione di massima) per poi lanciarsi in accelerazioni più devastanti e death oriented. Il risultato è sicuramente apprezzabile, alla luce dei molteplici cambi di umore e di tempo della lunga song d'apertura, che ha ancora modo di deliziarci con aperture acustiche di scuola Mournful Congregation, regalate da quello che credo sia un violoncello che verso l'undicesimo minuto, ha il pregio di procurarmi brividi di emozione. Il brano ha comunque ancora molto da regalare, tra accelerazioni death (manco fossero i Morbid Angel), funerei rallentamenti alla Evoken, dove il gorgoglio del vocalist non suona proprio cosi rassicurante. Poi ancora da scorgere c'è qualche riferimento ai My Dying Bride verso il diciottesimo minuto e direi che la song ha coperto un po' tutto lo spettro dello scibile funeral death doom conosciuto. Il secondo pezzo ha un'apertura più sommessa, con ancora strumenti ad arco a solleticare i sensi, ad emozionare, a scandire il tempo che ci sottrae dalla morte con una melodia estremamente malinconica e soffusa che trova una variazione al tema verso il terzo minuto con uno squarcio ritmico nefasto, sbilenco, lugubre. Una manifestazione di tremebondo decadimento con echi che ci conducono nuovamente al gotico incedere degli esordi di Nick Holmes e compagni. Una voce non proprio delle più limpide si issa poi con un declamato in francese mentre la ridondante porzione ritmica prosegue nel suo ipnotico incedere verso un finale dal taglio cinematico sperimentale (quasi scuola ulveriana). Gli ultimi tre minuti e 40 ci regalano suoni ambient noise di cui avrei fatto francamente a meno, prediligendo semmai un'altra composizione che desse ulteriori indicazioni di questo collettivo internazionale che include membri da Ucraina e Svezia. (Francesco Scarci)

domenica 3 ottobre 2021

Ootheca - Excretions of Lore

#PER CHI AMA: Death Doom/Grind, Disembowelment
L'ooteca, ci spiega Wikipedia, è l'involucro in cui sono contenute le uova deposte da varie specie di insetti, ma anche il nome di questa nuova band proveniente da Salt Lake City. 'Excretions of Lore' è l'EP di debutto di questo duo devoto a una forma di death doom grind. Interessante accostamento, non trovate? Il dischetto si apre con le eteree melodie di una tastieristica intro (che ritroveremo anche in chiusura) per lasciare il passo alle laceranti chitarre di "Proboscis", là dove il death s'incrocia con il grind nella sua parte iniziale, lasciando i vocalizzi di Ian Turpin a gorgogliare su di un tappeto ritmico ben più rallentato. Poi spazio ad accelerazioni belluine fino ad un ulteriore pestone sul freno ad allentare le vertiginose ritmiche prima del gran finale affidato ad una devastante grandinata ritmica. Un intermezzo acustico ("Hauntology") ed è tempo della title track con quel suono impastato e lento (almeno all'inizio), voce cavernosa e poi, classica sassaiola grind. Di seguito, nuova inebriante dose di doom, decisamente apprezzabile, cosi come i cambi di tempo, e quest'alternanza di generi che non guasta assolutamente, come inizialmente temevo. Insomma, a parte una registrazione casalinga, quello degli Ootheca è un progetto per certi versi originali che mi ha evocato un che dei mitici Disembowelment. (Francesco Scarci)

Etxegina - Herederos del Silencio

#PER CHI AMA: Black Old School
Progetto franco basco quello degli Etxegina, che include membri di Atavisma, degli ottimi Gargantua e degli Acedia Mundi. Un EP di quattro pezzi per accertarsi delle qualità di questo trio che si divide tra Parigi ed Eibar. Venti minuti di musica, poco più, che si aprono con la feroce "Nosotros los Etxegiña" che descrive in quasi sei minuti le peculiarità della band. Black old school affiancato da una vena folklorica e una buona dose di melodia in cui a mettersi in mostra, oltre allo screaming efferato in secondo piano di Waldo Losada, è soprattutto il suo stesso basso, pulsante ed ipnotico. I brani scivolano via attraverso un mid-tempo non certo memorabile ma che comunque si lascia ascoltare: "El Roble que Brota Indemne" è la seconda traccia, un salto negli anni '90 con un sound controllato che trova comunque attimi di sfogo in zanzarose linee di chitarra a cura del francese Titouan le Gal. Lungo incipit acustico per "La Montaña", un brano inizialmente un po' troppo scolastico che però va migliorando mostrando il suo lato melodico e convincente nel break centrale, finendo peraltro per essere il mio pezzo preferito. In chiusura, "Los Cadáveres Insepultos de Albatera", in riferimento al campo di concentramento omonimo dove venne imprigionato, torturato e condannato a morte il giornalista anarchico Eduardo de Guzmána cui questo 'Herederos del Silencio' è alla fine dedicato, è un pezzo di black dalle tinte malinconiche. Quello degli Etxegina è alla fine un lavoro ostico che necessiterebbe di una maggiore pulizia nei suoni e una maggior dose di personalità. (Francesco Scarci)

Carcass - Symphonies of Sickness

#FOR FANS OF: Death Metal
Talk about brutal and blistering! This follow-up release, Jeff, Ken and Bill did a great job with arranging this one. Bill's songwriting was just killer and all three contribute to the vocal aspect of the album. The songs are pretty fast paced and thick guitar (sounds like B tuning) shows that they've delved into the death metal genre rather than the grindcore that 'Reek of Putrefaction' was. The vocal trade-offs were cool too. The whole album is like this with the trade-offs. And Bill just getting acquainted with leads, more effective leads that is. His part in Napalm Death were those cool leads too as well as rhythms.

The band as a trio wasn't as strong as being a 4-piece with Michael Amott on guitars, but still I thought that they did a good job as a follow-up release from 'Reek of Putrefaction'. Not as many blast beats by Ken but still it was versatile. I like the atmosphere to the album, it's dark and brutal. They have a great sound on here even releasing this in the late 80's. Definitely a killer release! Probably one of the best in their entire discography. It's just unrelenting and brutal. The leads weren't the greatest, but the rhythms were fantastic! I thought everything about this release was good. The vocals trading off were the best.

There were some blast beating by Owen just fierce! Sad about his fate and not being able to play drums anymore. The trio just fit the band to a T. I felt that the energy and songwriting was absolutely death-defying. They paved the way for death metal bands in the late 80's. I thought that this one is probably the one of three most favorite Carcass releases to date. 'Necroticism' and 'Heartwork' were the other two. But pretty much everything that Carcass has put out over the years I've liked. They were a pivotal band in the metal arena and this one is proof that they kicked major ass on here.

I thought that the production quality was good enough to give it a high-rating and the album justice. This release is more than 30 years old, but it never GETS old. It's strong the whole approximately 45 minutes of it. They did good all around! I wouldn't change anything about this album except the leads. I would take them out completely. Bill reigns forth on 'Heartwork' leads as well as 'Swansong'. I would say that Carcass's approach here was to fall under the death metal genre with some spikes of blast beating much like early Napalm Death. I would definitely urge newcomers to the death metal arena to hear this! (Death8699)


giovedì 30 settembre 2021

Odem Arcarum - Awaiting the Horizon of Chaos

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA; Epic Black, Lunar Aurora
Dopo una misteriosa intro, qualcosa come una passaggiata attraverso le nebbiose foreste bavaresi, sopraggiunge una dose di intenso, altisonante black metal epico, suonato con destrezza. "Shadow of Winter" è un inno alle tempeste di neve che imperversano sulle desolate terre del nord. Una magnifica canzone in cui le tastiere sono utilizzate ad arte. "My Decay" è ripresa da un live demo ed è una traccia molto aggressiva con parti veloci ed estreme, ed altre più "profonde", in cui le tastiere si confermano come l'elemento capace di dare quel tocco di suggestione in più ai brani di ODEM ARCARUM. "Beyond the Cross of Lies" ha un breve recitato di Nezach Nyx, la bassista della band teutonica ormai scomparsa. Quando ascolto questo demo-cd, ho la sensazione di camminare attraverso magici paesaggi, sovrastati da nubi tempestose. Davvero un eccellente release per una band che dopo due album, è scomparsa dalla scena estrema.

The True Endless - The Trendkiller EP

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal, Impaled Nazarene
I passaggi più cupi, folli e lancinanti di questo demo EP mi hanno richiamato alla mente le atmosfere di una vecchia, gloriosa band milanese: i NEURODELIRI. I lettori più anziani probabilmente si ricorderanno di loro, e della tragica fine del leader del gruppo. Alle giovani leve il nome Neurodeliri dirà qualcosa in virtù del fatto che i BULLDOZER di Alberto Contini (A.C. Wild) li omaggiarono con una bella canzone. Ma veniamo ai black metallers novaresi TRUE ENDLESS. La registrazione del demo è piuttosto grezza, la confezione assai artigianale. Il che non rappresenta certo un crimine: quando il budget è limitato, non si possono certo fare miracoli. Il primo brano ("Malt Brau") è un’autentica mazzata, la trasposizione sonora di uno stato di allucinosi alcoolica acuta, un vero e proprio incubo ad occhi aperti (peccato che la sequela di rutti posti in conclusione del pezzo ne sminuisca il valore). Non meno violenta l’ultima canzone, "Napalm", arricchita da furiose accelerazioni e da un cantato rabbioso che piacerà ai fans di Mika Luttinen. Nel booklet mancano i testi, ma i titoli di alcune canzoni ("Asparagus", "Fun with Milk and Cheese") non lasciano adito a dubbi e suscitano, francamente, qualche perplessità. Va bene sfidare i trend imperanti, ma è pur vero che le sonorità tenebrose e violente del black metal mal si conciliano con lo spirito goliardico. Tuttavia, in un panorama inflazionato da bands che si prendono maledettamente sul serio, un po’ di autoironia non guasta. Ed è in questa chiave che, molto probabilmente, va accolta la proposta dei TRUE ENDLESS. Dopo tutto, è la musica che conta, e non si può negare che questo demo datata 1999, possieda un certo fascino malsano.

The Pit Tips

Francesco Scarci

Remah - Une Main
Sarin - Darker Lakes
Windfaerer - Breaths of Elder Dawns

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Alain González Artola

Arcane Existence - Colossus
Incantation - Sect of Vile Divinities
Lorna Shore - ... And I return to Nothingness

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Death8699

Carcass - Torn Arteries
Deicide - In Torment In Hell
Destruction - Live Attack

martedì 28 settembre 2021

Ropes of Night - Impossible Space

#PER CHI AMA: Post Punk/Darkwave
La tesi che da tempo sostengo e che mi impone di pensare che ci sia un filo conduttore tra la darkwave, il post punk, il dark rock e certe aree artistiche del black metal, trova significativo slancio nella scelta vincente, intrapresa da Ralph Smidth, oscura icona del metal estremo germanico, proveniente dai sotterranei di Colonia, nel presentare un nuovo progetto parallelo e diverso dalle altre sue band estreme (Ultha, Planks, Curbeaters, Hellstrom), denominato Ropes of Night. Un progetto che attinge a piene mani dalle sonorità tipiche di casa Interpol ('Turn on the Bright Lights'), Electrafixion, The Sound e Joy Division, con un full length di ottima caratura, licenziato via Golden Antenna Records, in questo mese di settembre. Intenso, carico di emotività, dal sound raffinato, scarno ed essenziale, per certi aspetti anche romantico nel suo apparire quasi vampiresco, votato a rinverdire le atmosfere create un tempo dalla evocativa voce di Adrian Borland e da una certa sofisticata eleganza nera, degna dei migliori The Mission UK, capitanati da una figura di spicco come Wayne Hassey (ascoltate "Vanishing" per credere). Gli oltre 45 minuti di 'Impossible Space' presentano una collezione di brani omogenea nella composizione e nelle sonorità, rispettosi dei canoni stilistici imposti dal genere, con ritmiche corpose e chitarre taglienti, unite a synth cupi, sognanti e malinconici. La rivisitazione in chiave moderna delle intuizioni musicali apparse nella celeberrima "Ceremony" dei New Order, dell'album 'Crocodiles' degli Echo and the Bunnymen oppure in 'All Fall Down' dei The Sound, porta in effetti a buoni frutti, che si esaltano nella parte di basso di "The Drowning Lesson", dove troviamo tracce anche di una certa scuola The Cure, con rimandi ai fasti dei colossali album, 'Faith' e 'Pornography'. Un senso di costante caduta si dirama tra le tracce del disco della band tedesca, abbandono e cinematografica suburbana decadenza, si alternano con un efficace eleganza stilistica che eleva l'intero album, a piccolo gioiellino dei tempi moderni, intenzionalmente derivativo ma con una forte personalità e un carattere sonoro che si fa notare. La produzione è ottima, il suono è corposo, dinamico, le chitarre risaltano nelle loro trame di accordi dal suono drammatico, notturno, freddo, mentre la sezione ritmica è esplosiva e sostiene perfettamente l'ottima interpretazione vocale, che nelle tonalità più basse, come in "Strange Moons", rievoca lo spettro di Andrew Heldritch, portando l'ascoltatore indietro nel tempo di qualche decennio, quando il post punk era l'alternativa perfetta per chi viveva il suo lato più esistenziale con lo spirito della notte più oscura nel cuore. Questo è un ottimo disco per gli amanti del post punk, suonato davvero bene e comunque per quanto Ralph Smidth abbia voluto cambiar pelle, il suo stile si sente ancora, come si sente il background dal taglio estremo da cui proviene il suo autore. Con questa raccolta di brani si è voluto creare un delizioso tributo ad un genere musicale variegato e di nicchia come il post punk. Una splendida collezione di affascinanti, epici, solenni e decadenti inni alla notte, suonati con uno stile moderno ma perfettamente retrò. Un disco che non può (non deve) sfuggire agli amanti del rock più crepuscolare. (Bob Stoner)

(Golden Antennna Records - 2021)
Voto: 78

https://ropesofnight.bandcamp.com/album/impossible-space