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#PER CHI AMA: Post Punk/Psych/Stoner |
I Viridanse sono una storica band italiana nata durante il movimento post-punk di primi anni '80: il 1983 è l'anno della loro fondazione e oggi, dopo 34 anni, costellati di luci e tantissima ombra legata più che altro all'interruzione del progetto dal 1987 al 2014, tornano con un un secondo lavoro post reunion dal titolo meravigliosamente suggestivo, 'Hansel & Gretel e la Strega Cannibale'. Supportati ancora una volta dall’etichetta Fonoarte – Danze Moderne, cosi come era stato per l'album omonimo di due anni fa, il quintetto piemontese pensa ad un concept fiabesco per il nuovo album, per dipingere il declino in cui la società di oggi sta sprofondando. E quale genere migliore di un post-punk dalle tinte apocalittiche per sceneggiare questa voragine di perdizione a cui stiamo andando incontro? L'apertura affidata alla title track (per cui è stato anche girato un video), è per il sottoscritto un lungo salto nel passato e per quanto le ritmiche siano decisamente più tirate e pesanti, il primo nome che mi viene da accostare al disco di oggi, è quello dei Litfiba di "Istanbul". Dark, new wave e punk di quei tempi si fondono oggi con psichedelia, heavy metal e stoner, il tutto annaffiato da un prog di scuola italiana, in un connubio musicale avvincente e caratterizzato da un cantato in lingua madre che lo renderà di certo più appetibile ad un pubblico nostrano, anche per una certa complessità a livello lirico che non le renderà forse cosi interessante ad un pubblico straniero. "ArKham" è il secondo pezzo del disco, decisamente frastagliato a livello ritmico, con un riffing ruvido ma al contempo caleidoscopico che si abbina alle vocals di Gianluca Piscitello che ricordano per certi versi quelle del Pelù degli esordi quando non faceva ancora tutti quei fastidiosi versetti che l'hanno poi reso famoso. Il sound della band è comunque avvincente, muovendosi da atmosfere agghiaccianti e paurose verso deviazioni psych, il tutto perennemente ammantato da una vena progressiva che si esplica attraverso il suono di un synth senza tempo. "Alle Montagne della Follia" è un pezzo più pacato, almeno apparentemente, visto che parte delicato e poi vive successivamente di un'alternanza ritmica tra esplosioni burrascose, complice una ritmica costantemente nevrotica e dolci note musicali, sorrette da una voce che sembra narrare una fiaba all'ascoltatore. Si arriva ai dieci minuti di "Scomunica", la mia song preferita per arrangiamenti, musicalità, espressività vocale ed epicità, peccato solo pecchi in prolissità (come l'intero album, del resto), dieci minuti e passa di suoni non proprio semplici da digerire in un sol boccone, anche se le sinistre ambientazioni create, le scorribande sonore sul finale, e in generale una performance vocale del frontman, contribuiscano comunque a renderla la song più complessa ed intrigante del lotto. C'è da superare un altro muro, quello di "Aria" e i suoi quasi 11 minuti, in una traccia che non si capisce se sia stata scritta in quest'ultimo periodo o a cavallo tra gli anni '70-80, strizzando l'occhiolino a The Cure, ai The Cult di 'Dreamtime' o ancora ai primissimissimi Litfiba. Il risultato, anche dopo aver ascoltato la tribale "Il Grande Freddo" e la spettacolarità lisergica e mortifera di "Madre Terra", ci dice che 'Hansel & Gretel e la Strega Cannibale' è alla fine un disco senza tempo, che farà la gioia tanto di chi ama sonorità attuali che virano all'alternative e allo stoner, quanto agli amanti della vecchia new wave, del post-punk e del progressive. Giusto un paio di notizie per chiudere la recensione: la produzione live, ricercata dalla band per donare un certo sound retrò al disco, è opera di Lorenzo Stecconi (Zu e Ufomammut), mentre l'azzeccatissimo artwork di copertina (nonché le splendide illustrazioni all'interno del booklet) sono opera di Antonio De Nardis, a completamento di un disco davvero assai piacevole. (Francesco Scarci)