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venerdì 29 gennaio 2021

Черные Сердца (Black Heart) - Anthology

#PER CHI AMA: Pagan Metal
L'etichetta russa Wings of Destruction presenta orgogliosamente questa ristampa nell'intento di rispolverare le origini del metal di casa. I Черные Сердца (Black Heart per chi non mastica il cirillico) sono una band di Velikie Luki, città situata nella Russia occidentale, nota per gli scontri tra le armate russe e tedesche nella Seconda Guerra Mondiale, ed effettivamente, quell'indole guerriera si nota nel pregevole artwork di copertina, cosi come nel notevole impegno di cercare di fare musica metal, utilizzando nel canto la propria lingua madre. L'album, intitolato 'Anthology', include tutte le realizzazioni del gruppo, ovvero i due album realizzati nel 2004 uniti ad un demo del 2003. Dalla prima traccia alla quinta si possono sentire i brani del full length 'Hyperborea', dalla sesta alla decima il disco 'In Fire', mentre dall'undicesima alla diciassettesima traccia, ecco il demo del 2003. La cosa strana di quest'uscita è che non è stata fatta nessuna opera per ripulire o aumentare la qualità audio delle tracce, presumo ritenendo giusto ripresentarle nella loro forma originale, quando invece avrebbero necessitato di un restyling per acquisire nuova linfa vitale, visto il basso profilo in termini di qualità sonora, tutte falcidiate da una registrazione che supera di pochi punti la qualità di un demo amatoriale registrato in cassetta alla fine degli anni '80. Da salvare c'è la grande volontà di espressione dei nostri che vogliono emulare le gesta eroiche di band gloriose del metal internazionale ma il risultato è alquanto altalenante tra buone idee rovinate da una produzione inesistente (la batteria sembra un giocattolo cosi come le distorsioni delle chitarre) e da un'esecuzione dei brani che a volte inciampa vistosamente, soprattutto negli arrangiamenti che rischiano di naufragare in un mare di banalità. Non tutto però è da buttare, e ripeto, se non fosse per il suono decisamente scarno e low-fi, direi che evitando 'Hyperborea', si nota una miglioria nei brani di 'In Fire', che a mio parere, con la dovuta produzione sarebbero anche gustosi e più agguerriti, con una miglior interpretazione vocale nello screaming, meno nel cantato pulito che ricorda certi prodotti nipponici da film anime. Comunque, la vena pagan metal e la ricerca di epicità si sentono tutte e sarebbe stato anche interessante se emancipata in un sound più maturo e aggressivo. Il demo del 2003 non aggiunge niente di nuovo se non dimostrare che i due full length registrati l'anno successivo, siano stati concepiti in modo maldestro a livello sonoro, tagliando definitivamente le ali alla band, pur confermando che alcune idee di composizione potevano essere assai interessanti. Anche la presenza della classica voce femminile poteva essere una buona idea ma, sentita in questo contesto alquanto scadente, non la si può apprezzare al meglio, essendo drammaticamente più vicina ad una specie di folk rock rurale che al metal. 'Anthology' è un'uscita di carattere storico che appassionerà pochi intimi curiosi, io l'ho appezzata nel suo contesto, pur conoscendo poco la genesi della band, l'atmosfera in cui nacquero i loro lavori e quanto pionieristica fosse stata la loro musica in patria a quei tempi, ma devo riconoscerne i monumentali limiti musicali e stilistici, sicuramente fuori luogo e fuori tempo massimo per i tempi e suoni odierni. (Bob Stoner)

(Wings of Destruction - 2003/2004 - 2020)
Voto: 50

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/anthology

lunedì 25 gennaio 2021

Scholasticism - Sun In The Palm

#PER CHI AMA: Thrash Metal, Over Kill, Exodus
Continua l'esplorazione della scena russa thrash metal questa volta con i Scholasticism (Схоластика) e il gioco si fa ancora più duro visto che tutto di quest'album è scritto in cirillico, anche il titolo dell'album, 'Солнце На Ладони' (Sun in the Palm), il secondo per la band di Bryansk. Fortunatamente il sito bandcamp della band è venuto in mio aiuto per le traduzioni, ma preferisco lasciarvi i titoli in lingua originale, lo trovo più esotico. Il genere l'ho già anticipato, un thrash metal che ci porta direttamente nella Bay Area californiana, laddove negli anni '80 ebbe origine il tutto. E proprio da quei suoni ormai vintage, ma per il sottoscritto sempre attuali, ecco che il terzetto russo sciorina uno dietro l'altro pezzi che evocano nomi storici del genere, e penso in primis agli Exodus, anche se non mancano riferimenti ai primissimi Metallica, e guardando anche all'altra costa, l'East Coast, penso a nomi del calibro di Over Kill (quel basso di "Камозин в небе!!!" mi fa venire in mente le pulsioni magnetiche di D.D. Verni) e Anthrax. I pezzi di questo secondo lavoro dei Схоластика sono tutte schegge non troppo impazzite a dire il vero, in cui ad emergere è sicuramente il basso di Vladimir Ruchkin che si prende la scena assai spesso, soprattutto nella contorta e psicotica "Драть", un brano interessante ma di certo di non facile lettura, complice una eccessiva ricerca di arzigogolati giri di chitarra. Come spesso accade poi, non amo particolarmente il cantato in lingua russa (che restringe a mio avviso il target a cui destinare la proposta lirica) e nemmeno la performance del vocalist, troppo scolastico nel suo stile. Una song che ho particolarmente apprezzato è "Берег, которого нет", dritta, precisa, breve, efficace e con un bell'assolo da urlo. Gli altri pezzi si muovono poi tutti su questa riga, con questo thrash old school venato di influenze heavy ma anche di un certo punk/hardcore. Lo testimonia la scelta di proporre la cover di "Against" dei Sepultura, un disco che in fatto di contaminazioni hardcore, ne sa qualcosa. Alla fine 'Солнце На Ладони' è un disco forse esclusivamente adatto ad un pubblico di lingua russa o che per lo meno, ne capisce qualcosa. Gli altri si affidino alle schitarrate anni '80 dei maestri statunitensi. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2016)
Voto: 62

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/--4

Jinx - Darkness is Worldwide

#PER CHI AMA: Thrash/Death
'Darkness is Worldwide' dei Jinx è il quinto lavoro della band originaria di Smolensk. Uscito ormai nel 2017, il quintetto russo ci propone un thrash metal piuttosto canonico, di quello che certamente non lascia grande spazio alla fantasia ma nemmeno alcuna via di scampo. Lo si capisce subito dal ritmo martellante inferto dall'opener "Elizabeth", un pezzo sia chiaro, che non è solo ritmiche tiratissime e urla sbraitanti del vocalist Aleksander Ivanov, ma racchiude anche parti più ragionate. Sia altrettanto chiaro però, che non siamo al cospetto di nessuna novità per quanto riguarda il genere, offrendo i nostri suoni piuttosto convenzionali che con questo lp non arricchiranno di certo la vostra collezione di dischi memorabili. Quindi prendete 'Darkness is Worldwide' per quello che è, un disco di divertente thrash con aperture melodiche di stampo scandinavo, qualche discreto assolo come quello che si sente nella grooveggiante "Voices from the Past" o nella vorticosa title track. Ecco "Darkness is Worlwide" presenta delle variazioni al tema grazie ad un sound detonante, forse il pezzo migliore del disco insieme alla conclusiva "Dogs of War" (con i suoi fraseggi acustici e divagazioni heavy rock), ma da qui a dire che si possa realmente gridare al miracolo, ce ne passa. Direi infatti che ci sono alcune piccole cosine che faccio fatica realmente a digerire. La voce di Aleksander è tra queste, visto che il suo cantato è una sorta di growling strozzato in gola che impazzire proprio non mi fa. Tuttavia i nostri si impegnano, non sono degli sprovveduti essendo peraltro in giro da un ventennio, sanno come gestire la loro strumentazione al meglio ed in alcuni pezzi, danno delle accelerazioni che hanno un sapore più death oriented ("Pitiful Existence"). Da segnalare infine la scelta di coverizzare "Curse the Gods" dei Destruction, piuttosto fedele all'originale, ma con una produzione certamente più moderna e potente. A chiudere il disco dicevo, "Dogs of War" per gli ultimi sei minuti abbondanti di terremotante thrash old school che segnano un ritorno alle origini primordiali del metal. (Francesco Scarci)

sabato 16 gennaio 2021

Die Entweihung - Kings & Pawns

#PER CHI AMA: Black/Death
Chi pensava che la band di oggi fosse tedesca alzi la mano. Siate onesti. I Die Entweihung sono la creatura di tal Herr Entweiherr (all'anagrafe Denis Tereschenk), musicista bielorusso trasferitosi a vivere in Israele. 'Kings & Pawn' è il decimo album per l'artista di quest'oggi, dieci dal 2007 ad oggi ed io, è la prima volta che li sento nominare. Da un punto di vista musicale, il polistrumentista originario di Vitebsk ci propone un black metal melodico che si apre sulle note strumentali di "Away into the Night" che lascia ben presto posto al suono scarno (colpa di una registrazione scadente) di "The Moustached God" un brano che, se potessi fare qualche paragone, vedrei come una versione black dei primi Amorphis. Si avete letto bene, in quanto le melodie folkloriche mi sembrano quelle che apprezzai ai tempi di 'Tales From the Thousand Lakes', dove la band finlandese mostrò al mondo le proprie qualità fuori dal comune. In questo caso non siamo a quei livelli stratosferici, ma più di una similitudine l'ho trovata con i colleghi finlandesi, sebbene questo sia invece il decimo album per Mr. Tereschenk che con la sua chitarra solista, guida un pezzo che mi piacerebbe sentire con ben altra produzione (più bombastica) e una ritmica più gonfia e potente. Questo per dire che le potenzialità ci sono tutte eccome, confermate peraltro da altri pezzi piuttosto brillanti come "As the Hangover Starts", la traccia più lunga dell'album, con i suoi otto minuti e mezzo di cupe melodie, intermezzi acustici ed eterei passaggi atmosferici, per non parlare poi di una entusiasmante sezione solistica. E ancora, interessanti sono i tecnicismi della strumentale "Confrontation", i solismi della title track (solo quelli, in quanto la traccia non mi ha fatto per nulla impazzire sebbene alla voce ci sia Alexander Ivanov dei Jinx) o la presenza al microfono di Alena Dark Zero dei Nocturnal Pestilence in "The Nonsense Games", in una sorta di emulazione della nostra Cadaveria. Due cover poi: "Working Class Hero" di John Lennon con la cantante ceca ancora alla voce e un altro ospite, Anton Shirl (Tales of Darknord) al basso per una scelta quanto mai azzardata, che fino ad un certo sembra ricalcare fedelmente l'originale, prima di prendere derive black. La seconda è "Sons of Moon and Fire" dei blacksters Der Gerwelt, di cui potevamo francamente fare a meno. Quello che mi perplime semmai e su cui lavorerei con maggiore alacrità, è la performance a livello vocale di Denis con quel suo screaming alquanto imbarazzante che mal si adatta ad un sound a tratti davvero raffinato. Insomma buona prova per i Die Entweihung, che se affinate un po' di più le armi, hanno tutte le doti per fare il salto di qualità. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2021)
Voto: 69

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/kings-pawns

Cyanide Grenade - Kind of Virus

#PER CHI AMA: Thrash Old School, Venom, Destruction
La scena thrash metal russa sembra essere improvvisamente in grande fermento, merito dell'etichetta Wings of Destruction che abbiamo avuto modo di apprezzare con innumerevoli uscite nell'ultimo periodo. La band di quest'oggi arriva da Yekaterinburg, si chiamano Cyanide Grenade e il qui presente 'Kind of Virus' rappresenta il secondo lavoro del terzetto dall'anno della loro fondazione, nel 2013. Dieci pezzi, inclusa una intro che ci accompagna a "Death in Anabiosis" la quale ci permette di far conoscenza della proposta musicale dei nostri, il cui sound ci permette un salto indietro nel tempo di oltre tre decadi. Si perchè il sound tipicamente old school della band chiama in causa vecchi classici che andavano di moda negli anni '80 quando il thrash si diffondenva a macchia d'olio a livello globale. Si partiva dagli States e da quella Bay Area in cui hanno visto svilupparsi band del calibro di Metallica, Exodus o Megadeth, o in contemporanea dalle parti di New York Anthrax e Over Kill sbocciavano con il loro sound. Per non dimenticare poi che nella piccola Newcastle upon Tyne in Inghilterra si formavano i Venom. Perchè tutti questi nomi? Semplice, sono solo alcune delle band a cui, in un modo o nell'altro, i Cyanide Grenade hanno pagato dazio nella stesura di questo disco. L'album irrompe infatti con quel sound thrash/punk che evoca gli esordi di James Hetfield e compagnia ma anche di Scott Ian e soci, senza dimenticare quell'aura maligna del duo Cronos/Mantas che avvolge l'intera release. Nella seconda "Birth of Hell" non nascondo ci abbia sentito un che dei primi Death nelle note corrosive della linea ritmica, qui un filo più articolata, complice un death mid-tempo. In chiusura poi quell'assolo allucinato ammetto mi abbia ricordato Bobby Gustafson, ascia impazzita dei primi Over Kill. Insomma, questo per dire che gli amanti di sonorità di questo tipo potrebbero anche versare una lacrima di nostalgia ascoltando 'Kind of Virus', visto che la super retrò "Salvation Denied", nel suo riffing lineare potrebbe evocare anche 'Killing is My Business...', con la più classica delle cavalcate dove le chitarre si muovono a cavallo tra thrash e speed metal, suoni che hanno cambiato la mia vita in quegli anni. E poi via giù di assoli super tirati che ci fanno ululare come matti. "Judgment Day" ha echi dei primi Testament, con la voce un po' disgraziata del frontman russo che potrebbe richiamare quella del buon vecchio Chuck Billy. Francamente, non mi vorrei dilungare oltre per dirvi che quello che ho fra le mani è un compendio del thrash metal anni '80, che ha ancora modo di citare il sound teutonico del trittico delle meraviglie formato da Kreator, Destruction e Sodom. Vi serve sapere altro? Non direi, se siete fan di tutte queste band, in 'Kind of Virus' troverete pane per i vostri denti necessari a organizzarvi la gita fuori porta che vi riporterà agli albori della storia. Ah, ovviamente il tutto senza un briciolo di originalità, ma questo era quanto meno scontato. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction/Global Thrash Attack - 2020)
Voto: 65

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/kind-of-virus-2

The Flop - Underground Slaves

#PER CHI AMA: Punk Rock/Post Grunge
Mi sa tanto che la label Wings of Destruction non si sia sbagliata e mi abbia anzi di proposito inviato tutte le proprie release dalla notte dei tempi a oggi. Si perchè quello che ho fra le mani è un lavoro del 2012, anche se riproposto nel 2020 dalla stessa etichetta russa. Sto parlando dei The Flop, un nome un programma, che ci propongono nove tracce di garage punk rock. Non certo il mio genere preferito, però nel corso della mia lunga carriera di scribacchino, album del genere ne ho masticati diversi. E allora sapete già fondamentalmente a cosa andiamo incontro. Brevi e scanzonati pezzi, attitudine simil Sex Pistols, però il tutto rapportato ai giorni nostri. Almeno questo è quanto mi dice "Go Home", traccia in apertura di 'Underground Slaves'. La seconda "Black Sheep" è infatti già diversa, ossia la ritmica è più lenta e mortifera, esiste forse una forma di punk doom? Si perchè qui c'è un po' meno da divertirsi, essendo un pezzo più decadente e maledettamente alcolico, quasi i nostri siano in preda ad un delirium tremens bello pesante. E "White & Sticky", iniziando con un giro di chitarra stile System of a Down, si incunea in un sound malinconico, una sorta di post grunge di (primi) Nirvana memoria, imbevuto di una dose non indifferente di alcolici e sostanze psicotrope, per un cocktail servito a sole anime disperate. Anche "The USA" sembra uscito da un disco dei Nirvana, con la voce del frontman qui un po' meno tormentata. Inoltre la song è più controllata, fatta eccezione per la parte di coro. Più ostica da digerire "Hello My Dear", dissonante e con un assolo flebilmente accennato in chiusura. Con "Fucking Children" si torna al punk della traccia d'apertura, anche se questa volta non sembra gioioso come nell'opener. Più cantilenante "Own Priest" ma con un riffing più lineare e pesante. "Alice" è un pezzo semplice con la voce accompagnata dalla sola chitarra acustica. Mentre la conclusiva "The Toilet" beh, darebbe adito ad una battuta scontata stile Fantozzi, ma in realtà è l'ultimo pezzo punk oscurissimo e malato di questo 'Underground Slaves', un album non proprio indispensabile nella collezione di tutti ma per chi ama il genere, perchè non dargli una possibilità? (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2012/2020)
Voto: 63

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/underground-slaves

giovedì 14 gennaio 2021

Blood Pollution - Raw Sovereignity

#PER CHI AMA: Thrash Metal, Motorhead
Non ho ben capito come mai la Wings of Destruction mi abbia riproposto un album del 2015, quando la band in questione ha peraltro già fatto uscire un nuovo lavoro. Detto questo, loro sono i russi Blood Pollution e l'album è 'Raw Sovereignity', uscito ormai sei anni fa. Una mezz'ora abbondante di suoni thrash'n roll per la band moscovita. Brani scanzonati, veloci, divertenti per una serata all'insegna di birra, wurster e crauti in compagnia degli amici, a partire dall'iniziale "Runaway" per poi proseguire attraverso pezzi più o meno interessanti, fino alla conclusiva "Tribes of Doom". Sapete per atteggiamento e proposta musicale chi mi hanno ricordato questi tre pazzoidi? Un ipotetico ibrido tra Motorhead, Tankard e primissimi Over Kill. Pezzi belli tirati, vocals impastate, chorus ruffiani e tanta spensieratezza. Brevi schegge impazzite come la seconda "Greetings From Nowhere", due minuti e mezzo di mosh indiavolato, tra schitarrate selvagge e una parvenza di assoli. Non grandi cose, ma tanta genuinità che forse andavano di moda 35 anni fa. Però che volete farci, il disco ce l'abbiamo fra le mani oggi, divertiamoci perlomeno. Ascoltare "Rocket Erection" è stato un tuffo nel passato quasi ad assaporare i primissimi vagiti dei Megadeth, con la voce del frontman a emulare l'esimio Dave Mustaine dei vecchissimi tempi. E poi ancora tonnellate di riffoni come non se ne ascoltava da anni con i miei pezzi preferiti identificati nella campanellosa "Monster Trucks Gone Wild", l'hard rockeggiante "Into the Abyss" e la conclusiva "Tribes of Doom", la traccia più lunga e strutturata del lotto, che mette in pista un po' tutte le influenze dall'heavy al punk passando attraverso il thrash concepito dal terzetto russo. Niente di serio, a parte puro rock'n roll. (Francesco Scarci)

sabato 9 gennaio 2021

Hatecrime - Music About Death

#PER CHI AMA: Black/Death
Uscito nel 2019, 'Music About Death' rappresenta il secondo album per il quartetto russo degli Hatecrime. La proposta del combo originario di San Pietroburgo, definito 'misanthropic death metal', è in realtà un rozzo e furioso black death con qualche accenno grooveggiante. Lo dimostrano i 133 secondi di "Dead Raven", che su una ritmica thrash metal, s'infervorano poi con accelerazioni death e screaming black. Fortunatamente, in questo marasma sonoro, i nostri ci buttano dentro qualche accenno melodico altrimenti credo l'ascolto di questo brano non sarebbe stato certo dei più facili. E infatti è assai più complicata la successiva "We Are Not Who We Are", in primis per una durata più sostanziosa rispetto a "Dead Raven" e poi per una proposta musicale controversa e dissonante, anche se i continui cambi di tempo e una tecnica più che discreta, ne fanno galleggiare le sorti oltre la sufficienza. Un'apertura acustica apre "Against", il pezzo più lungo del lotto (circa 6 min e 20) che ci consegna un rifferama più compassato, certo non proprio memorabile, ma perlomeno si lascia ascoltare. "You Hating" ha il riffing portante davvero potente, ancora meglio l'apporto vocale che si muove tra un semi-pulito, growl e scream, per quello che è il miglior pezzo del disco, soprattutto a livello melodico con un bell'assolo conclusivo che si accompagna ad una feroce galoppata black. Ecco, qui ci siamo, ma che fatica. Con la seguente "1984" si torna a ritmiche più misurate, alternate alle classiche sfuriate, ma il risultato non mi convince più di tanto, più che altro perchè si perde nell'anonimato generale. E anche l'episodio conclusivo del disco, "The Purge", non aggiunge granchè all'album, sebbene possa certamente affermare che gli Hatecrime riescono a dare il meglio di se stessi sui pezzi più tirati piuttosto che in quelli più ragionati e qui i nostri sono abili nell'aggredirci con un rifferama tagliente e selvaggio. Insomma 'Music About Death' è un lavoro che denota ancora diverse deficienze per approdare ad un pubblico più vasto, il consiglio è come sempre una maggior ricerca di originalità per scrollarsi di dosso quell'abito che indossano ormai milioni di band impantanate nell'anonimato totale. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction/Grotesque Sounds Productions - 2019)
Voto: 62

https://wingsofdestruction.bandcamp.com/album/music-about-death

lunedì 28 dicembre 2020

Tiran - No Gods, No Masters

#PER CHI AMA: Thrash/Death, Sabbat
Con un titolo che riprende uno slogan dell'anarchia inglese di tardo 19° secolo, ossia 'No Gods, No Masters', i russi Tiran si presentano con un EP di quattro tracce dedito ad un sanguinolento thrash death. Si parte subito alla grande con la title track e quel riffing thrashettone accompagnato dal growling potente di Alexander teso quasi a spaventarci, poi occhio al numero da circo. Bridge acustico, riff di scuola Death, assolo ultratecnico e finale scuola Nuclear Assault. Paura, il tutto in meno di 3 minuti e mezzo. Che i nostri non siano degli sprovveduti, lo si capisce anche dalla scelta della successiva song, "Witchflight", cover dei blacksters giapponesi Sabbat, a testimoniare intanto dove affondino le radici dei nostri. La song è riproposta in pieno stile heavy thrash black come l'originale del 2011 contenuta in 'Sabbatrinity', quindi tirata, dritta e brutale. Si prosegue con un paio di pezzi live, peccato però che la resa sonora sia molto amatoriale e non si riesca ad apprezzarne granchè i contenuti. Death black dinamitardo e furibondo privo di ogni tecnicismo od orpello sonoro per le due scheggie impazzite, "Apocalyptic Tales" e "Metal Messiah", entrambe registrate a Rostov sul Don al Badland Club. Che altro dire per un EP di soli 12 minuti se non consigliarlo ai fan più sfegatati della band. Gli altri vadano a pescare lavori più lunghi e strutturati per saperne qualcosa di più dei russi Tiran. (Francesco Scarci)

(Wings of Destruction - 2019)
Voto: 64

https://tiran.bandcamp.com/album/no-gods-no-masters

martedì 22 dicembre 2020

Zed Destructive - Corroded by Darkness

#PER CHI AMA: Death/Black
La scena israeliana si arricchisce di un nuovo player, i Zed Destructive. 'Corroded by Darkness' è il primo squillo del quartetto capitanato da quel Zed Destructive, voce dei Winterhorde. Undici i brani a disposizione dei nostri per dimostrare tutto il loro potenziale dinamitardo. Si parte con "Repulsive Society", una song devota ad un black death con buone linee melodiche e la voce growl di Zed che si conferma ancora di ottima qualità. Un assalto frontale fatto di cambi di tempo, riff serrati, accelerazioni e bordate ritmiche. Niente di nuovo all'orizzonte come spesso dico, ma quanto prodotto non è affatto male. Il canovaccio è il medesimo in un po' tutti i brani con qualche variazione al tema. La seconda "Deformed Minds (Hatred)" ci offre infatti velenose scorribande black, con qualche urlaccio sparato sopra, in una traccia che conferma le doti tecniche di una band quadrata, capace e volenterosa, in grado anche di infilare un bell'assolo nel corso della song. Apertura acustica mediorientaleggiante per "The Dark Wanderer" e bei fraseggi prog death che mettono in mostra le doti della band nonchè una certa capacità di saper variare non poco la propria proposta musicale, sfoggiando sciabolate di chitarra a destra e a manca. Suoni più cupi per "Church", dotata di una ritmica che mi ricorda qualcosa dei Cradle of Filth, periodo 'Cruelty and the Beast' (forse anche a livello vocale, ricordando il Dani Filth più oscuro). Bene cosi quindi, tra rasoiate di chitarra, accelerazioni feroci, giri di tempo in stile Death ("Traitors"), ma anche assoli da paura ("Raped Existence"), roboanti e mortifere ritmiche (la title track e "Evil Wind", cosi Swedish death in alcune sue parti) o ancora porzioni epico-atmosferiche che arricchiscono di non poco il sound dei nostri (penso al finale strepitoso di "Eternal Damnation"). In chiusura, da segnalare anche la cover dei Deicide "The Truth Above", che secondo me poco avrebbe da che spartire con il sound dei Zed Destructive. Magari c'è ancora da lavorare alla ricerca di una maggiore dose di personalità, ma direi che i nostri sono sulla strada giusta per poter raccogliere ottimi consensi in futuro. (Francesco Scarci)

(Wings Of Destruction/GrimmDistribution - 2020)
Voto: 70

https://www.facebook.com/ZedDestructiveBand/

Empheris - The Return of Derelict Gods

#PER CHI AMA: Black/Thrash, primi Bathory, Sodom
Con un ritardo di quasi due anni, arriva sulla mia scrivania l'ultimo album degli Empheris, 'The Return of Derelict Gods', uscito ormai nella primavera del 2019 e riproposto in digipack un anno fa dalla Wings of Destruction. Con il 2021 alle porte potrete capire il mio stupore, magari con un nuovo album già programmato per il prossimo anno, vista la frequenza con cui i nostri rilasciano lavori. Comunque vi racconto un po' di questa band polacca che ha appunto un'estesissima discografia di EP e split album usciti dal 2005 a oggi. Il quintetto originario di Varsavia ci spara in faccia 10 tracce del più classico black vecchio stampo, quello che si combina con il thrash metal dalle ritmiche tirate, grezze e lineari, il tutto accompagnato da harsh vocals, insomma un tuffo indietro nel tempo di oltre 30 anni, che ci conduce ai vagiti di Celtic Frost, Bathory e Sodom, tanto per citare i nomi più scontati, anche se dentro ci senterei anche un che dei primissimi Rotting Christ, Kreator e Necromantia. Questo almeno quanto mi dice l'ascolto delle prime tracce, "The Beginning", la più rutilante "Rot No More" o la più breve e devastante "Testimony of Frozen Soul". Con una simile proposta, mi auguro che il feedback che si possano aspettare band ed etichetta, sia che quello degli Empheris non sia un album fresco, innovativo o cosi tanto vibrante. Diavolo, dovrei essere un ipocrita se dicessi il contrario e quindi come si dice in Italia "pane al pane vino al vino": questo è un lavoro che probabilmente anche 30 anni fa avrebbe sofferto di una certa obsolescenza. Sia chiaro, i nostri non suonano male, provano anche a giocare con cambi di tempo, accelerazioni e rallentamenti, voci gracchianti, qualche assolo piazzato qua e là. Però fondamentalmente vi ho riportato la descrizione di almeno qualche centinaio di migliaia di album, tutti uguali. Dubito pertanto che 'The Return of Derelict Gods' possa diventare una pietra miliare del metal estremo, anche se non manca qualche episodio piacevole come potrebbe essere "Palladium in Fire" o la conclusiva e sofferta "Necromantic". Insomma nel 2020, mi aspetterei qualcosa di più originale del più classico "back to the past". Solo per nostalgici amanti di quelle sonorità. (Francesco Scarci)

domenica 8 novembre 2020

Sibireal - Blood Color Sky

#PER CHI AMA: Thrash Black
Ogni giorno mi rendo sempre più conto di quanto sia infinito l'underground musicale. Dalle zone dell'Altai, la porzione siberiana al confine col Kazakistan, ecco arrivare il quartetto dei Sibireal e il loro immaginario thrash black. La proposta dei quattro russi è sicuramente molto particolare, schizoide mi verrebbe da dire. Se l'intro "Aktilirauw" potrebbe somigliare più ad un rituale sciamanico, la successiva title track sembra mostrare i deliri schizofrenici di cui la compagine di Biysk sembra essere affetta. La proposta è infatti una carneficina di urla iraconde che poggiano su ritmiche tipicamente thrash metal per un effetto dapprima disturbante ma che comunque mostrano il loro perchè. Niente di rivoluzionario sia chiaro, però mi sento di dire che non va necessariamente bollato come negativo cosi di primo acchito. Al suo interno è pure frequente fare incontri con il punk/hardcore ma non solo, visto che, cosa più sconvolgente, ci ritroviamo aver a che fare anche con quegli evocativi cori che si trovano poi in "Through the Pain", che mescolano le carte in tavola. Diciamo che il problema dei Sibireal risiede forse nel non aver ancora messo a fuoco la direzione che i nostri vogliono intraprendere in quanto c'è un po' di marasma sonoro e ancora una certa immaturità che probabilmente ne penalizzano il risultato finale. "The Way of Ego" è un pezzo black che probabilmente risulterà più interessante per ciò che concerne le liriche che trattano temi di psicanalisi legati alla conoscenza di se stessi. Anche "Giennah" è ancora un po' troppo scolastica per quanto l'assolo non sia affatto male. Gli altri pezzi qui contenuti, lasciano presagire una certa vena di follia, ma per ora francamente il tutto è ancora in fase di maturazione, considerato che la stesura dei brani (fatto ovviamente salvo per la cover dei misconosciuti thrashettoni ucraini Fatal Energy) risale addirittura al periodo 2008-2010. E allora sarei un po' più curioso di sapere come suonano i Sibireal oggi e vedere in 12 anni quali progressi siano stati fatti. Per ora niente più che un'ordinaria sufficienza. Ma mi aspetto decisamente di più, pena una fragorosa bocciatura. (Francesco Scarci)

(GrimmDistribution/Wings Of Destruction - 2020)
Voto: 60

https://grimmdistribution.bandcamp.com/album/063gd-sibireal-blood-color-sky-2020