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martedì 22 dicembre 2020

Empheris - The Return of Derelict Gods

#PER CHI AMA: Black/Thrash, primi Bathory, Sodom
Con un ritardo di quasi due anni, arriva sulla mia scrivania l'ultimo album degli Empheris, 'The Return of Derelict Gods', uscito ormai nella primavera del 2019 e riproposto in digipack un anno fa dalla Wings of Destruction. Con il 2021 alle porte potrete capire il mio stupore, magari con un nuovo album già programmato per il prossimo anno, vista la frequenza con cui i nostri rilasciano lavori. Comunque vi racconto un po' di questa band polacca che ha appunto un'estesissima discografia di EP e split album usciti dal 2005 a oggi. Il quintetto originario di Varsavia ci spara in faccia 10 tracce del più classico black vecchio stampo, quello che si combina con il thrash metal dalle ritmiche tirate, grezze e lineari, il tutto accompagnato da harsh vocals, insomma un tuffo indietro nel tempo di oltre 30 anni, che ci conduce ai vagiti di Celtic Frost, Bathory e Sodom, tanto per citare i nomi più scontati, anche se dentro ci senterei anche un che dei primissimi Rotting Christ, Kreator e Necromantia. Questo almeno quanto mi dice l'ascolto delle prime tracce, "The Beginning", la più rutilante "Rot No More" o la più breve e devastante "Testimony of Frozen Soul". Con una simile proposta, mi auguro che il feedback che si possano aspettare band ed etichetta, sia che quello degli Empheris non sia un album fresco, innovativo o cosi tanto vibrante. Diavolo, dovrei essere un ipocrita se dicessi il contrario e quindi come si dice in Italia "pane al pane vino al vino": questo è un lavoro che probabilmente anche 30 anni fa avrebbe sofferto di una certa obsolescenza. Sia chiaro, i nostri non suonano male, provano anche a giocare con cambi di tempo, accelerazioni e rallentamenti, voci gracchianti, qualche assolo piazzato qua e là. Però fondamentalmente vi ho riportato la descrizione di almeno qualche centinaio di migliaia di album, tutti uguali. Dubito pertanto che 'The Return of Derelict Gods' possa diventare una pietra miliare del metal estremo, anche se non manca qualche episodio piacevole come potrebbe essere "Palladium in Fire" o la conclusiva e sofferta "Necromantic". Insomma nel 2020, mi aspetterei qualcosa di più originale del più classico "back to the past". Solo per nostalgici amanti di quelle sonorità. (Francesco Scarci)