Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Holyarrow. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Holyarrow. Mostra tutti i post

mercoledì 5 aprile 2023

HolyArrow - My Honor is my Loyalty

#PER CHI AMA: Black/Thrash
Un tributo per l’esercito cinese della Seconda Guerra Mondiale (e speriamo ci si fermi qui), le forze di terra in “My Honor is my Loyalty” e per l’aeronautica in “March to the Sky”. Ecco il nuovo EP dei cinesi HolyArrow che funge da apripista per il quarto album in uscita per la one-man-band di Xiamen, guidata da Shi Kequan. Il mastermind (che abbiamo peraltro trovato anche in altre realtà quali Demogorgon e Rupture) ci offre un black non particolarmente innovativo che evoca battaglie militari fin dalla marcette che introducono entrambe le tracce del dischetto. Suggestive sicuramente, la trovata è per lo meno originale (anche quando è inserita nella matrice sonora del secondo dei due brani), ma la proposta musicale si perde poi in chitarre zanzarose, un black thrash che ha ben poco da dire e soprattutto da chiedere. Ci prova il factotum cinese con tutta una serie di cambi di tempo su cui s'innestano le grim vocals del frontman, ma in tutta onestà, fatto salvo per qualche trovata folklorica da attribuirsi all’introduzione di alcune linee melodiche che richiamano la tradizione cinese, trovo ben poco di interessante durante l’ascolto di questo EP. Non mi ero particolarmente emozionato ai tempi della mia recensione di ‘Fight Back for the Fatherland’, non mi sono emozionato oggi. Pazienza, evidentemente gli HolyArrow continuano a non essere nelle mie corde. (Francesco Scarci)

(Pest Productions – 2023)
Voto: 60

domenica 20 gennaio 2019

HolyArrow - Fight Back for the Fatherland

#PER CHI AMA: Epic Black/Thrash, primi Bathory, Darkthrone
Una sorta di rivisitazione della marcia funebre apre questo 'Fight Back for the Fatherland', secondo lavoro per la one man band cinese HolyArrow, capitanata da Shi Kequan, membro dei Demogorgon, ed ex dei Black Reaper, due realtà che già abbiamo incontrato qui nel Pozzo dei Dannati. La proposta del factotum della provincia del Fujian, è legata ad un black melodico pervaso da una certa vena folklorica ma anche da un più classico heavy metal. Niente per cui strabuzzare gli occhi o fregarsi le mani, per carità, però l'artista cinese offre un sound onesto che, partendo dall'intro "Upon the Ashes and Ruins" fino a "The Massacre Feast", regala quasi cinquanta minuti di estremismi sonori narranti stralci di storia cinese. E cosi diventa interessante ascoltare i quasi undici minuti di "Flames of War" e quel suo sound intriso di un'epicità guerresca che si traduce in lunghe cavalcate melodiche. Quello che a volte stride però, e sarà palese anche nei pezzi successivi, è una certa caoticità di fondo a livello sonoro, con gli strumenti che a volte s'impastano un po' troppo tra loro. "To Defend Fatherland" è un buon pezzo black thrash che mostra più di un'affinità con i primi Bathory, non fosse altro per un'alternanza vocale tra lo screaming ed un cantato epico in stile 'Hammerheart'. "The Ispah Rebellion" narra con una certa irruenza, una serie di guerre civile occorse nella provincia del Fujian nel 14° secolo sotto la dinastia Yuan. Quindi, ancora una volta, ecco al nostro servizio una lezione di storia combinata con la giusta colonna sonora a supporto, in cui sottolineerei la prova delle chitarre, non tanto a livello tecnico ma per le melodie tessute che ricalcano propriamente attimi di veemenza magari legati alle narrazioni di battaglie, con altri più calibrati e melodici. Più thrash oriented la title track, che vive comunque di un carattere ondivago legato ai molteplici cambi di ritmo in essa contenuti, in un incedere che sa anche di Darkthrone. A chiudere, arriva "The Massacre Feast", e il suo attacco ferale in stile death floridiano che mette un po' di subbuglio alla proposta degli HolyArrow, considerato quel tremolo picking a livello ritmico e i suoni folk che da li a breve esploderanno nell'incasinata proposta dell'act cinese. 'Fight Back for the Fatherland' è alla fine un disco interessante, soprattutto per i contenuti storici affrontati nelle sue liriche, che soffre tuttavia ancora di qualche ingenuità di troppo e leggerezza che dovrà essere limata nelle prossime uscite. Nel frattempo l'ascolto del disco è per lo meno consigliato per avvicinarsi ad un'altra esotica creatura del panorama estremo asiatico. (Francesco Scarci)