#PER CHI AMA: Black/Post Hardcore |
Tanto per usare un termine calcistico, la cantera transalpina produce ogni giorno una serie infinita di fenomeni, dei Messi, Xavi o Iniesta in erba. Ovviamente traslate il tutto in termini musicali, e non stupitevi se la Francia raccoglie nei propri confini tra le migliori band estreme in circolazione: Alcest, Blut Aus Nord, Deathspell Omega, Dirge o Hacride sono i primissimi nomi che mi sono venuti in mente mentre ascoltavo la prima corrosiva song dei Deluge, una new sensation appunto, proveniente da Metz, inglobata da poco nel mondo Les Acteurs de l'Ombre Productions. La band irrompe selvaggia come non mai, senza filtri, senza intro smelense o accattivanti, un attacco all'arma bianca fatto di irruenti ritmiche viscerali, che miscelano la velocità del black con la caustica melodia del post-hardcore. "Avalanche", la opening track di 'Æther', mi convince istantaneamente, per la sua innata capacità di far coesistere generi cosi distanti tra loro ma mai cosi vicini come in questo caso. Un'eccelsa produzione poi fa il resto, esaltando i suoni e le criptiche atmosfere in cui ai nostri piace cosi di frequente celarsi. "Appât" dà un altro scossone, nemmeno ce ne fosse stato bisogno, con il tonante suono di una batteria impazzita, più vicina a un terremoto dell'ottavo grado della scala Richter piuttosto che a uno strumento musicale. Terremotanti, eccolo l'aggettivo giusto da affibbiare ai Deluge, anche se nel corso del brano non mancheranno rallentamenti post sludge a rendere il suono accattivante. Più suadente appare invece il prologo di "Mélas|Khōlé", prima che una pericolosa deflagrazione sfoci in una mostruosa combinazione di riff nevrotici e drumming schizofrenico, che troverà la pace interiore nel suono conclusivo di un temporale. Si sa che tuoni e fulmini non portano nulla di buono ed ecco che in "Naufrage" esce ancor più forte l'acredine hardcore della band francese, con il suo vocalist, dallo screaming urticante, a vomitare il proprio livore. Il temporale non accenna a placarsi e su distorte linee di chitarra, lo si sente presente in sottofondo ad accompagnare la progressione di "Houle", un'altra song burrascosa in cui le melodiche linee dei Deluge, fanno più fatica ad emergere, lasciando che l'assalto sonoro ci dilani le carni. Ci provano i Deluge a darci un attimo di respiro, ma poca roba, l'annichilimento sonoro risulterà completato già sul finire di questa traccia. Con le ossa ormai rotte, mi avvio ad ascoltare la seconda metà del cd, che esordisce con i nove minuti e mezzo della strumentale "Klarträumer" e prosegue con l'interlocutoria "Vide", di cui francamente se ne poteva anche fare a meno. Il temporale è incessante in sottofondo e introduce con rarefatti tocchi di chitarra, l'inizio di ogni brano. Sembra che lo spirito battagliero della band vada via via assopendosi lungo il disco, almeno nelle battute iniziali di ogni traccia, per poi venir rivelato nel corso delle seguenti vetrioliche tracce che terminano con la finale "Bruine", a suggellare la performance di un'altra, l'ennesima, entusiasmante realtà musicale, proveniente dalla vicina Francia. Un ultimo plauso va all'attività di scouting della Les Acteurs de l'Ombre Productions, sempre più attiva in casa propria a cercare le migliori band. Un po' come dovrebbe capitare in Italia, paese sin troppo esterofilo, ricco tuttavia di ottime band e anche di giovani campioni nel calcio. Meditate gente, meditate! (Francesco Scarci)
(Les Acteurs de l'Ombre Productions - 2015)
Voto: 75