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domenica 12 febbraio 2012

Hiverna - I. Folklore

#PER CHI AMA: Black Death Folk, Finntroll, Unanimated
Un’orda impazzita di vichinghi canadesi deve aver invaso il mio salotto in quest’ultimo periodo, infatti prima Crepuscule, poi As Autumn Calls ed infine questi indecifrabili Hiverna, sono arrivati a rinverdire la mia conoscenza di una scena, che fino a pochi giorni fa, ritenevo quasi del tutto anonima. E invece, eccomi smentito immediatamente, e con sommo piacere devo dire. Il sestetto del Quebec, che tra l’altro vede militare tra le proprie fila il buon Bardunor, che abbiamo già incontrato nei sopraccitati Crepuscule, propone un black metal dalle tinte folkloristico-sinfoniche. Iniziando ad ascoltare l’album, mi viene subito da pensare che di partiture sinfoniche nel sound dei nostri, ce ne sono davvero poche, per non dire nulle, un ampio respiro viene lasciato invece a simpatici stacchetti dal forte sapore folk, mentre la matrice portante della musica degli Hiverna è affidato ad un black tirato, con frenetici blast beat, un riffing gelido (sarà forse colpa del nome della band che vuole ricordare il freddo inverno e il vento gelido che soffia verso le terre desolate del Canada), coadiuvato da un selvaggio screaming, dove spesso e volentieri fa tuttavia capolino un flauto impazzito. La componente folkish diventa più preponderante man mano che procediamo nell’ascolto di questo “I. Folklore: “Le Fou qui se Croyait Sage”, mostra una progressione a livello degli arrangiamenti che divengono più strutturati, il suono si fa più corposo, pieno e vario nel suo incedere; l’opera destabilizzante del flauto schizoide di Doom, continua imperterrito a mietere vittime. Anche la musica dei nostri cambia vorticosamente ritmo e dal black furioso dell’inizio si passa a melodie più trollish, in pieno stile Finntroll. Ma si sa che con questo genere di band, la burla sta sempre dietro l’angolo, ed ecco che nella quarta “Dans les Profondeurs” a farsi strada ed investirmi è un mix tra death (per le growling vocals) e black (per le chitarre zanzarose), prima che rifacciano la loro comparsa le topiche melodie folk che si intrecciano facilmente con l’aggressività delle ritmiche. Un po’ Jethro Tull, un po’ Skyclad, un po’ Finntroll senza dimenticare il riffing assassino degli Unanimated, nella musica pagana dei nostri convoglia un po’ di tutto, per un risultato che alla fine non delude assolutamente ma anzi riesce nell’intento di soddisfare tutti gli amanti del black metal o forse nessuno… Provare per credere! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 70