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domenica 19 febbraio 2012

Gardenjia - Ievads

#PER CHI AMA: Djent, Meshuggah, Vildjartha
Finalmente anche l’Italia mostra i primi segni di contaminazione djent e ne abbiamo la prova con i brindisini Gardenjia, che hanno rilasciato da poco questo EP di quattro pezzi, tra i quali vi è contenuta anche la cover degli Heroes del Silencio, “Entre dos Tierras”. Il cd si apre con la traccia omonima e i nostri baldi giovani mostrano da subito i muscoli attaccando con una intricatissima ritmica da paura, in pieno stile “Meshugghiano”: tempi dispari, chitarre polifoniche super distorte, stop’n go palpitanti, atmosfere claustrofobiche e la voce al vetriolo (ma anche pulita) di Raffaele Galasso; pazzesche linee di chitarra e assoli schizofrenici completano il quadro, da fine del mondo della prima monumentale traccia. Signori, cha band esplosiva ho tra le me mani. Attacca “A Beast Called Man” e accanto alle influenze di scuola scandinava, costantemente corredate da un’ottima tecnica individuale, di cui voglio esaltare l’eccellente prova fantasiosa del drummer Antonio Martire, trovano spazio anche divagazioni in territori un po’ più progressivi, pur mantenendo comunque un lacerante e al contempo malinconico substrato musicale. “Stones as Dry Leaves” apre ancora con la delicata irruenza di matrice djent; mi vengono in mente i Vildjartha più rilassati e gli Uneven Structures più ipnotici, due band che lo scorso anno mi hanno fatto venire le vertigini, e se posso essere sincero, i Gardenjia non sono poi cosi tanto lontani dalle performance dei colleghi nord-europei, anzi vorrei sottolineare la capacità del trio pugliese di spingersi oltre, con schegge contaminate dal crossoverizzato sound degli ultimi Cynic, spaziali. A chiudere il cd ci pensa l’inopportuna cover degli Heroes del Silencio, che mi lascia un po’ cosi, perplesso: sicuramente l’ho fischiettata piacevolmente poiché erano anni che non la sentivo, ma sinceramente non capisco il motivo di includere questa song all’interno dell'EP. A parte questo, ora mi aspetto il rilascio di un full lenght vero e proprio in modo tale che quel 75 là sotto, possa schizzare un po’ più in alto… (Francesco Scarci)