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sabato 15 settembre 2012

Plasma Pool - Ezoterror

#PER CHI AMA: Electro/Ambient
Dopo i due album “I” e “Drowning” ero sicuro che i Plasma Pool non avrebbero pubblicato più nulla. La notizia di una fantomatica terza parte della trilogia circolava da tempo, ma leggendo le dichiarazioni rilasciate da Attila Csihar negli ultimi anni, non riponevo più molta fiducia nel ritorno del gruppo, dando ormai per scontata la morte definitiva della leggenda ungherese. Niente di più falso... o meglio, Attila decise di non far più parte del trio, mentre István Zilahy e László Kuli rimasero i depositari del progetto, assieme al nuovo singer Gabo. Il risultato di questo sodalizio fu “Ezoterror”, un full-length di dieci brani registrati tra il 2001 e il 2003. L'album uscì in una confezione digipack dalla grafica sobria e dai contenuti essenziali; in tal senso, i testi in lingua ungherese e l'assenza totale di qualsiasi informazione riguardante la genesi dell'opera non aiutano di certo la sua comprensione. Come va interpretato, allora, “Ezoterror”? È il terzo capitolo della trilogia di cui si era lungamente discusso o un episodio completamente slegato dalla vecchia produzione? Il laconico messaggio ricevuto in redazione da István non lo precisa, ma già il primo ascolto dell'album può risultare esplicativo: ci troviamo al cospetto di una band profondamente cambiata. L'elettronica dei Plasma Pool è molto più composta in questo lavoro, muovendosi seguendo schemi rigidi, rispettando le regole di forma e armonia, servendosi dei medesimi elementi "occulti" del passato, ma senza che la follia e la sregolatezza compositiva prendano mai il sopravvento. A caratterizzare l'opener del disco è un suono liquido, il suono di un magma nero in ebollizione le cui mortifere esalazioni vanno a disperdersi minacciosamente, per poi svanire nel pianto supplicante di “A Címzett Ismeretlen”. “Csontnyesö” sembra voler recuperare la formula mantrica dei primi lavori, evitando però di riciclarsi in primordiali ritmiche techno. I nuovi Plasma Pool preferiscono muoversi sui territori della trance psichedelica (“Néma Part”), della drum'n'bass (“Örökké és Sohatöbbé”), dell'ambient ritualistica (“Olombol Aranyat”) e lo fanno con rigore e perizia esecutiva, due aspetti a loro sconosciuti fino a poco tempo fa. Ottima anche la prestazione vocale di Gabo: ipnotizzante il modo in cui le sue litanie si insinuano tra le bassline penetranti, il sample di una risata beffarda o il canto sacrilego di una voce operistica. È vero, i Plasma Pool qualcosa hanno perso dell'alto contenuto energetico che li contraddistingueva agli esordi, ma il temine "esoterico" si addice ancora perfettamente alla loro musica e ascoltando “Ezoterror” è possibile rivivere le stesse sensazioni terrificanti di un tempo, la stessa paura per l'ignoto e per ciò che trascende l'umano. (Roberto Alba)

(Szerzoi Kiadás / Transistor)
Voto: 80

http://www.plasmapool.hu/

martedì 24 luglio 2012

Plasma Pool - I

#PER CHI AMA: EBM, Black, Techno
I Plasma Pool nacquero a Budapest nel 1990 dall”idea di tre artisti provenienti da diverse esperienze musicali: Attila Csihar, che fu membro e cantante dei Tormentor (black metal band di culto negli anni ottanta) e che prestò la sua voce in “De Mysteriis Dom Sathanas” dei MayheM, László Kuli, batterista proveniente dalla scena hardcore-punk ungherese e infine István Zilahy, tastierista dedito ad una musica elettronica-psichedelica. Nei primi anni novanta i tre si dedicarono ad un’intensa attività live che li vide esibirsi in discoteche e piccoli club in ogni angolo dell’Ungheria e che li proiettò verso un successo improvviso ed inaspettato. La band non impiegò molto ad assurgere allo status di indiscutibile leggenda underground grazie alle numerose gig tenute in terra d’origine: spettacoli che vengono descritti, da chi ebbe la fortuna di vivere quegli anni d’oro, come terrificanti performance di musica techno, vere e proprie esperienze alienanti che trascendevano la dimensione fisica! Nel gruppo, vita e musica venivano entrambe portate all’estremo e si tramutarono ben presto in veicoli di un’energia tanto vitale quanto distruttiva, l’energia primordiale del Sole che fu alla base del credo dei Plasma Pool e che la band stessa non riuscì a convogliare nella giusta direzione, rimanendone folgorata e lasciandosi sopraffare dagli eccessi. Il trio si sciolse così nel 1994, consegnandoci l’eredità di alcune registrazioni in studio che sono raccolte in questo album assieme a materiale live. Questo primo capitolo, che fa parte di una trilogia ancora incompleta (il secondo episodio “Drowning” è uscito per l’italiana Scarlet nel ‘99), venne diffuso inizialmente su nastro dalla Trottel Records di Budapest e solo nel 1997 venne pubblicato su CD dalla nostrana Holocaust, grazie al forte e ancor vivo interesse che alcuni addetti ai lavori della scena musicale underground italiana ed ungherese (come Luigi Coppo e Vámosi Tamás) manifestarono attorno al nome Plasma Pool. “I” è un documento prezioso, più che un semplice debutto, un ritratto fedele di una band rimasta da sempre avvolta in un alone di mistero e autrice di una musica geniale e malata che trova negli Skinny Puppy la propria diretta discendenza. L’elettronica dei Plasma Pool è sporca, deviata, grezza ed istintiva, una techno "esoterica" creata sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. In “Prince of Fire” la voce versatile e corrotta di Attila è quella di un oscuro sciamano in preda alle alterazioni di una mente in trance e nelle successive “False the Saints” e “Story of Flying” prende vita un mantra di energie occulte in cui sangue e spirito si compenetrano pericolosamente. “Brainsucker” è un brano ballabile di una techno ancora acerba e allo stato embrionale mentre in “1993” e “Again” (registrate dal vivo nel ‘92, rispettivamente a Budapest e a Szeged), il terrore diventa più che mai palpabile e prende forma in un suono penetrante e maledetto che, attraverso la modernità di synth e campionatori, risveglia suggestioni ancestrali e paure arcane. Tra le ritmiche indiavolate di “Spider” (registrazione live del ‘93 a Sopron), è invece la follia a prendere il sopravvento e a svelare stati di percezione distorti e poco rassicuranti; a chiudere l’album sono invece “Elsiettet Temetès” (sepolture premature) e “Tampa Baj”, le due registrazioni in studio più recenti (1994) che si accostano maggiormente a macabre ambientazioni dal sapore medievale. Ascoltare i Plasma Pool è un’esperienza trascendentale, un’immersione totale in un vortice di paura e mistero che coinvolge tutti i sensi, è la perdita del proprio controllo e della ragione, è l’alienazione da tutto ciò che ci circonda. È la follia. (Roberto Alba)

(Holocaust Rec.)
Voto: 90