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sabato 28 gennaio 2012

Omitir - Cotard

#PER CHI AMA: Black Ambient, Burzum, Deathspell Omega
Altra one man band qui sulle pagine del Pozzo dei Dannati, a cura questa volta di Joel Fausto, mastermind dei portoghesi Omitir, oscuro ensemble dedito a sonorità black depressive. La band, conosciuta inizialmente come Bahamut, ha rilasciato dal 2007 ad oggi, ben due full lenght, tre Ep ed uno split, questo a dimostrare l’estrema prolificità del suo carismatico leader. Ad aprire “Cotard” ci pensano le sonorità tenebrose, quasi noise, di “Foco Abrupto”, che ha il grande pregio di incanalarci sin da subito in un vortice di terrore infinito, prima che le chitarre zanzarose inizino a ringhiare in pieno stile “burzumiano” e le vocals ad emettere grida lancinanti, presto accompagnate da un cantato epico con un approccio vicino a quello degli Isengard. Il finale della song ci lascia interdetti, prima grazie ad un intermezzo dominato da un sax impazzito e poi con uno sfolgorante finale di black epico. “Dor Submersa” comincia con un sample estratto dal film “Eraserhead” di David Lynch, per poi lasciar posto ad un black che, pescando un po’ dagli Immortal, un po’ da Burzum o dai primi Bathory, un po’ dai Mayhem del leggendario “De Mysteriis Dom Sathanas” per ciò che concerne le vocals, contribuisce a creare una malsana atmosfera infernale, prima che ancora una volta avvenga l’inatteso, l’imprevedibile, ossia la comparsa di uno psicotico e destabilizzante sax, che si rivelerà il vero punto di forza della band portoghese. Che l’act lusitano non sia del tutto convenzionale nella sua proposta, lo si deduce anche dall’agonizzante “Poço”, strumentale esempio di ambient apocalittico, che nonostante la sua tranquillità, riesce tuttavia ha alimentare una certa ansia nel sottoscritto, complice sempre quel maledetto suono spettrale del sassofono. Chitarre acustiche ci cullano in “O Dramaturgo”, ma si sa, la quiete è solo un preludio alla tempesta, che puntualmente si scatena nella sua veste più nera, nel corso del brano, prima di trovare un attimo di pausa nel suo break centrale e nella sua epica conclusione. Non riesco a definire il mio reale gradimento per questo album; quel che è certo è che lo trovo assai intrigante, magari non impazzisco per le sue sfuriate black old school (roba già sentita), ma devo ammettere di trovare geniali gli inserti di sax o di quelle ambientazioni al limite del post (black?), sprazzi di una creatività latente che trova la sua massima espressione in queste trovate decisamente spiazzanti, come quel pianoforte sghembo che segue la sporca ritmica di “Perda”, con dei suoni che mi lasciano con la bocca socchiusa, lo sguardo accigliato, come se stessi pensando o pregustando a quello che verrà dopo. Se dovessi fare un paragone del sound di Mr. Marcel, la sola band che mi viene in mente è rappresentata dai malati Deathspell Omega, anche se l’act transalpino è ancora di tutt’altro pianeta. Tuttavia, non posso che apprezzare la voglia di rischiare degli Omitir, un desiderio di mettersi in gioco che mi spinge a premiarli, anche alla luce della magnifica conclusione “Belle Indifference”, la migliore song del lotto. Continuate cosi per favore, magari relegando in secondo piano la furia fine a se stessa del black a beneficio di una ancora maggiore sperimentazione. (Francesco Scarci)

(Amor Fati Productions)
Voto: 75

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