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giovedì 19 aprile 2012

Odradek Room - Бардо. Относительная реальность

#PER CHI AMA: Death, Avantgarde, Doom
Per un cd come questo, scritto e cantato interamente in cirillico, permettemi di non riportare i titoli delle canzoni; mi limiterò semplicemente a citare le song come la prima, la seconda e via dicendo. Odradek Room è una strana entità proveniente dall’Ucraina, il cui nome trae ispirazione da una storia di Kafka, "Die Sorge des Hausvaters", dove lo scrittore parla di una piccola ed enigmatica creatura, chiamata appunto Odradek. Ed enigmatici ed intriganti anche questi ragazzi, di cui è difficile trovare qualcosa in rete che non sia scritto, tanto per cambiare, in cirillico. Quindi, spazio alla musica e alla genialità del combo ucraino. Mi accomodo nella poltrona del mio teatro virtuale e mi godo la musica inquietante e farneticante dei nostri, capaci sin dalla traccia che apre il disco, di coniugare sapientemente death e black (poco a dire il vero) con contaminate sonorità post metal, per un risultato probabilmente di difficile digeribilità iniziale, ma che, dopo molteplici passaggi, vi saprà conquistare per quella sua fantomatica aura. È cosa ormai assodata che le band dell’Est Europa abbiano un qualcosa in più, una carica, una cultura, delle tradizioni, che inevitabilmente riescono a convogliare nei suoni espressi. La prima song è aggressiva si, con sonorità talvolta in collisione tra loro in modo disarmonico, con cambi di ritmo disarmanti, che rappresentano il vero punto di forza del quartetto. Death, black, passaggi acustici, avantgarde e post rock collidono tutti in un punto, una sorta di buco nero che attrae tutto quanto verso di sé; cosi pure la mia attenzione viene catalizzata dalla molteplicità di colori che emergono dalle note di questi baldi giovani e vengo rapito dall’emozionalità espressa dalla musica dell’act. Quanto parte la seconda traccia, rimango estasiato dalle atmosfere “post”, da casa infestata che aprono il brano, con la voce del vocalist qui in versione pulita (peccato che il russo non sia una lingua cosi piacevole da sentire) su un tappeto vellutato di chitarre malinconiche. Un parlato in lingua madre apre la terza song, che per feeling assomiglia a quanto fatto nell’ultimo lavoro degli Ulver. Poi parte un riffing doom che per ideologia va a ricalcare le gesta dei soliti maestri My Dying Bride, senza tuttavia trovare un vero e proprio punto di contatto con i gods inglesi. Gli Odradek Room hanno una propria e ben definita personalità che emerge forte nel corso di queste lunghe e ben architettate canzoni, che evidenziano già una grande maturità da parte dell’ensemble ucraino. Convincenti, molto. E accattivanti, in quanto non è del tutto semplice suonare questo genere, senza risultare troppo ripetitivi o copiare quanto fatto da altri. Tuttavia la band, ha saputo sfornare una propria ben definita proposta che lascia ben sperare per sviluppi futuri; giusto il tempo che qualche etichetta discografica (la Solitude Productions ad esempio) si accorga di loro e sentiremo ancora tanto parlare degli Odradek Room, anche se il consiglio che mi sento di dare, è esclusivamente quello di cambiare lingua per cantare, questo per poter dar modo alla loro musica, assai poetica, di poter raggiungere masse più grandi di fan. Mezzo punto in meno per il cantato in lingua madre, tuttavia si tratta sicuramente di un ottimo lavoro, a cui vi invito di avvicinarvi! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 80