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giovedì 24 settembre 2020

Gernotshagen - Ode Naturae

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Dalla Turingia ecco giungere direttamente dentro al mio stereo la quarta fatica dei Gernotshagen, a distanza di ben nove anni dal precedente album, 'Weltenbrand', che tanto impressionò (pare) la critica musicale. L'oscuro sestetto si presenta come dedito ad un pagan black misticheggiante e lo dimostra subito "Erwachen", intro tastieristica posta in apertura a questo 'Ode Naturae'. Dopo l'estasiante prologo, ecco scatenarsi il black dei nostri con la lunga "Eibengang", una traccia che mette in mostra le velleità dell'ensemble teutonico nel voler coniugare il furore della fiamma nera con sonorità ben più ispirate che ci trascinano in luoghi incantati, popolati da mitologiche creature. E la colonna sonora di tutto questo non poteva che essere affidata alla musica dei Gernotshagen, bravissimi nel saper dosare alla perfezione rabbia (poca a dire il vero) con splendide atmosfere, ma soprattutto incantevoli assoli che elevano alla grandissima le sorti ddell'album. Non li conoscevo, lo ammetto candidamente, ma diavolo che musica spettacolare, cosi suggestiva ed evocativa nel suo incedere, da farmi gridare immediatamente al miracolo. È un black mid-tempo quello che si consuma poi nelle note di "Eisenwald", traccia contraddistinta da una linea ritmica pulita, da screaming (e growling) vocals sempre comprensibilissime e da risvolti gotici che sembrano rievocarmi un che dei primi Moonspell. A tutto questo aggiungete anche una certa vena sinfonica, venature malinconiche e una dose di pompose atmosfere che sembra talvolta sovrassaturare la proposta dei sei musicisti di Trusetal. In taluni frangenti parrebbe infatti che la band voglia stupire con un sound costantemente in movimento che non riesce a proseguire su di uno stesso filone per più di pochi secondi. C'è davvero tanta carne al fuoco in queste tracce e il consiglio che mi sento di darvi è quello di assaporare il tutto con un bel paio di cuffie che possano avvinghiarvi le orecchie ma pure il cervello. E lasciarsi andare. Abbandonarsi alle autunnali atmosfere di "Blut für die Meute", un ascolto ideale per questo periodo dell'anno, laddove il verde delle piante cede il posto agli splendidi aranciati e rossi delle foglie che dipingono idealmente la musica di questa compagine tedesca che scopro ahimè soltanto ora, nonostante la loro formazione risalga addirittura al 1999. Mea culpa, e per farmi perdonare, mi darò all'ascolto dei precedenti lavori, ma nel frattempo ho promesso di immergermi nelle magica musicalità delle successive tracce: "Fahle Wege" sembra ispirata da certe cose dei Moonsorrow (soprattutto a livello effettistico) mentre i seguenti deliziosi capitoli che ci condurrà per quasi 70 minuti di musica a gustare melodie di un altro tempo. "Zyklus Tod" e "Wildnis" sono due song notevoli per proposta artistica, forse più cruda e orientata a sonorità doomish la prima, sebbene una seconda parte più varia, tra epici chorus e ritmiche più arrembanti (per non dire blackish). La seconda invece parte subito forte, tagliente, la più violenta del lotto e per questo anche la più imprevedibile. Ma i Gernotshagen sanno come ricatturare l'attenzione di chi ascolta, proponendo nuovamente partiture estremamente atmosferiche, cariche di un misticismo davvero intrigante, corredato qui da voci e cori puliti. Il risultato conferma l'eccelse doti dei sei guerrieri germanici, nelle cui file figurano anche ex membri di Menhir e Firtan, due band parecchio apprezzate da queste parti. In chiusura, la song fiume, "Transzendenz", diciassette e più minuti di sonorità fosche e decadenti, all'insegna del black progressivo, ove perdersi definitivamente nell'ascolto di un lavoro di tale portata che si candida ad essere una delle mie sorprese di questo 2020. Classe sopraffina, melodie incantevoli, talento da vendere per una band davvero sorprendente. (Francesco Scarci)