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giovedì 8 agosto 2024

Hyra - Words Spoken After

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Dark/Progressive
Dalla Sicilia riscopriamo questa band che proponeva un rock/dark con venature metal/progressive. Avendo un buon background, i nostri realizzarono il loro debutto su etichetta con una sequenza di tracce molto incisive che hanno come filo conduttore lirico, la narrazione del disagio esistenziale presente in ogni età della nostra vita. Queste tematiche, tipiche del decadentismo, vengono riprese in chiave moderna e musicate secondo canoni espressivi che rendono molto bene l’idea di cosa voglia dire musica nevrotica. Partendo dall’opener "Without Light" e scorrendo songs tipo "Nutmeg" e "Do You Call?", si può apprezzare la bravura dei nostri nel fondere rock duro e inserti orchestrali alquanto malinconici con parti più psichedeliche. Buona resa ha l’unione della voce maschile, abbastanza arcigna, con la voce femminile, a cui è dedicata interamente la quarta traccia. Da notare poi l’uso della tastiera, a volte allucinata e quasi sempre tecnica. Non saprei a chi paragonare i nostri Hyra, poiché sono alquanto originali e imprevedibili per la loro poliedricità compositiva: un peccato solo non poterli più riascoltare (scioltisi dopo il demo del 2003).

giovedì 22 settembre 2011

Hyra - Seek for Salvation

#PER CHI AMA: Deathcore, Infernal Poetry, Akercocke
Una campana in lontananza, il suono di un temporale, delle urla disumane e una sirena, annunciano l’inizio dell’incubo targato Hyra, una giovane ma promettentissima band proveniente da Padova, che propone un sound estremo, ad elevato tasso tecnico-stilistico e dall’impatto totalmente devastante, che non lascerà il minimo scampo a nessuno. Dopo l’intro si parte facendo subito sul serio, con i nostri che dimostrano di che pasta sono fatti, attaccandoci con un terzetto di song davvero brutali (di cui “Let the Dead Bury the Dead” è la mia preferita): chitarre estremamente potenti e tetre, sorrette da due batterie annichilenti, dal growling profondo dei due vocalist e da un basso schizofrenico, ci conducono in un mondo psicotico, dove nulla è concesso al caso. Sono già stordito dopo pochi minuti, ma fortunatamente arriva il suono di un carillon a donarci una attimo di respiro, ma è pura illusione: dopo 50 secondi si ricomincia con un concentrato di violenza e i nostri tornano a far davvero male, col loro suono affascinante, conturbante e malvagio, che con la melodia, sia ben chiaro, non ha nulla a che fare. Tuttavia mi ritrovo inconsapevolmente a sbattere la testa come un pazzo trascinato dall’aggressività che i 7 (!?) membri della band sono in grado di trasferirci. Il morbo degli Hyra ti assale e a poco a poco ti fa suo e la pazzia ci avvolge, come fossimo la più inerme delle prede. Arriva il momento anche del suono tribal-orientaleggiante di “Lord Belial”, che continua col suo incessante e frastornante feeling a disorientarci non poco. Non finiscono le sorprese con gli Hyra e anche nelle ultime song i nostri continuano abilmente a giocare con schemi assolutamente imprevedibili, dove le chitarre si rincorrono tra continui cambi di tempo, stop’n go repentini e frangenti atmosferici (come in “I Can’t Believe”), mostrando una gran classe e una buona originalità, elemento assai difficile da ritrovare nelle band di questi tempi. Che dire ancora? Se siete amanti di esperienze forti, fatte di sonorità fresche, sperimentali ma abbastanza estreme, gli Hyra faranno di certo al caso vostro… Consigliatissimi! (Francesco Scarci)

(Sweet Poison Records)
Voto: 80