#PER CHI AMA: Thrash/Death, Testament, Soilwork, Darkane, Trivium |
Cosa succede quando lo swedish death si miscela con il thrash metal americano? Ne esce un intruglio che, magari non offrendo nulla di particolarmente innovativo, riesce con il proprio mood ad entusiasmare non poco gli ascoltatori. Questo per dire che gli olandesi Fuelblooded sono promossi a pieni voti nel proporre questo death thrash melodico che pone le sue radici di brutalità, pesantezza delle ritmiche e melodia nel thrash “made in USA”, sound che ha reso grandi i Testament e celebri i Trivium, ma che comunque, nel crunchy refrain delle chitarre, nell’alternanza delle vocals (growling e cleaning) e nella complessità dei suoni, paga sicuramente dazio allo swedish sound dei monolitici Darkane, degli In Flames (per quelle aperture estremamente catchy) e degli Scar Symmetry (per i chorus), su tutti. Si insomma, come spesso accade nell’ultimo periodo, nulla di nuovo sotto il sole, però se quello che ne salta fuori è decisamente interessante perché non citarlo o addirittura premiarlo. Quindi perché non dire che il quintetto dei Paesi Bassi suona proprio bene, pur non inventando nulla di nuovo, ma solo esplorando territori già triti e ritriti, non posso che ammettere la bontà della proposta dei “tulipani”. Agevolati poi da una produzione cristallina, certamente all’altezza, opera di Jonas Kjellgren (The Absence, Carnal Forge), i nostri sfoderano la prova della vita a distanza di quattro anni dal precedente “Inflict the Inevitable”. Il disco parte forte con due robuste e dinamitarde songs, per poi assestarsi su binari molto più melodici con “When Passion Dies” e “Recipe for Demise”, dove sopra a una ritmica bella pesante, ma pur sempre melodica e controllata, si assesta una voce quasi in stile primi Metallica e con un assolo da spavento. È l’headbanging qui a prendere il sopravvento e a spingermi a dimenarmi come un pazzo nell’ascolto di questo lavoro. Si prosegue su questa strada e la proposta dell’ensemble mitteleuropeo continua a mantenersi su livelli medio alti, con le proprie radici comunque sempre ben affondate nel thrash metal, offrendoci altre gemme di musica estrema in “Pandemic Persecution” o nella lunga cavalcata “The Cult of Ego”, dove la lezione dei gods svedesi Darkane viene appresa alla grande dai nostri nuovi eroi. Il sudore gronda ancora dalla mia fronte, ma mi sento soddisfatto per questo sfogo dato dall’ascolto di “Off the Face of the Earth”, ennesimo buon lavoro targato ancora una volta My Kingdom Music. Bella scoperta, non c’è che dire! (Francesco Scarci)
(My Kingdom Music)
Voto: 75
Voto: 75