#PER CHI AMA: Death/Thrash, Sepultura |
Deve essere una costante per gli ungheresi Ektomorf aprire il proprio lavoro con suoni abbastanza etnici, perché ricordo che anche quando recensii “Outcast”, l’album si apriva con un'ancestrale melodia di un didjeridoo. Anche qui, ma solo per una manciata di secondi, si respira qualcosa di tribale, che poi si scatena nel thrash/death super ritmato, in pieno Sepultura style (era “Chaos A.D.”), che caratterizza drammaticamente l’intero lavoro. Quindi capirete quanto sia facile recensire un lavoro di questo tipo, che di certo non brilla in originalità, essendo estremamente derivativo dalla band sud americana. Che volete che vi dica, un po’ di tristezza me la fa ascoltare questa release: sentire suoni che sono nati più di 15 anni fa e a distanza di tempo, vedere che c’è ancora chi si ostina a ripetere pedissequamente gli stessi riffs, mi fa parecchio incazzare. A differenza del precedente album poi, mancano quei richiami etnico popolari (a parte i 10 secondi centrali di “I Got it All”) che mi avevano fatto apprezzare la musica dei nostri in passato. Solo “Sick of it All” prova ad uscire dagli schemi con l’utilizzo di vocals quasi rappeggianti e un’energia decisamente superiore alle altre song. Nonostante la partecipazione di Lord Nelson (Stuck Mojo) e Mille Petrozza dei Kreator, la bombastica produzione dell’onnipresente Tue Madsen, "What Doesn’t Kill Me…” si rivela alla fine, troppo statico nel suo incedere, senza una impennata, una uscita dagli schemi o comunque qualcosa in grado di smuovere l’ascoltatore: solo ritmiche scontatissime, vocals alla Max Cavalera e una ripetitività estenuante che mi costringe a bocciare il lavoro. Della serie “piccoli Sepultura crescono”, ma da una band che da quasi 15 anni calca la scena, mi aspettavo ben altro. (Francesco Scarci)
(AFM Records)
Voto: 50
Voto: 50