#PER CHI AMA: Techno Death, Thrash, Progressive, Cynic, Pestilence |
La destrudo, rappresenta per la psicologia freudiana, l'energia dell'impulso distruttivo, l’essenza di Thanatos, la pulsione di morte, o in parole povere, l’istinto aggressivo, insito in ogni individuo, che spinge all’annientamento di se stessi. Non so se dietro al monicker della band capitolina, si celi tale definizione, tuttavia la “cerebrale” copertina mi lascia presupporre che questi siano i giusti riferimenti. Riferimenti che forse ci aiuteranno a definire meglio il progetto dell’ennesima band italica, che popola meritatamente le pagine del Pozzo. La proposta dell’act romano non è proprio immediata, anche se quel chitarrone un po’ grezzo, posto in apertura di “Matter in a Ghost World”, mi fa pensare di trovarmi fra le mani la consueta disagiata band delle periferie, dedita ad un gretto thrash metal. Niente di più sbagliato e superficiale, che dare giudizi su due piedi; già perché dopo 2 minuti le vocals di Lorenzo “Wakana” passano da un canonico growl ad un qualcosa di più cibernetico e ricercato di scuola Cynic, mentre la ritmica, ci lascia intendere che non sarà facile l’ascolto di questo disco, causa repentine variazioni nel pattern chitarristico. Abbandonati infatti i richiami thrash death dei primi minuti, la band sembra quasi mutare camaleonticamente nel corso del brano, cosi come pure il vocalist che trova anche modo di proporsi nella sua veste, un po’ più scarsa a dire il vero, pulita. Poco male, perché la musica seduce per le sue partiture progressive, che non fanno altro che incrementare il senso di disorientamento che trasuda questo cd. Proseguo nel mio ascolto, con “Concussion” e di sicuro quello che emerge immediatamente è quel suono maledetto di basso che pulsa nelle mie orecchie: Nevermore, Cynic, i Pestilence di “Spheres” convogliano tutti in questa traccia, che vede ancora una volta i nostri difettare nella sezione vocale pulita. Vado via veloce, perché al mio terzo ascolto, pregusto di riassaporare nuovamente quel meraviglioso assolo di sax posto che contraddistingue la title track, sublime. Un po’ (tanto) Pan.Thy.Monium, un po’ Love History, una bella dose di synth, e mi lascio bruciacchiare qualche neurone qua e la, prima della conclusiva “Lord of War”, che prosegue il discorso iniziato con questo “Falx Cerebri”. Peccato solo che continui a mal digerire la voce del povero Lorenzo, in versione clean, altrimenti la musica mai eccessivamente incazzata, ma costantemente ragionata e tenuta sotto controllo, per dominare il desiderio di annichilimento personale, è assai interessante soprattutto nella seconda parte dell’ultima traccia dove emerge una componente avanguardistica di scuola norvegese, prima di un riff che sembra estratto da “Walk this Way” e di un delirante finale destrutturato. Non c’è che dire, le qualità ci sono, la follia pure, ora serve un pizzico di fortuna! Destabilizzanti. (Francesco Scarci)
(Self)
Voto: 75
Voto: 75