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venerdì 22 maggio 2020

Daven - Frontiers

#PER CHI AMA: Prog Death
Premesso che è meglio sorvolare sulla banalità di un artwork di questo tipo, vi confermo che è molto meglio concentrarsi sulla musica della one-man-band statunitense. 'Frontiers' è il titolo dell'ultimo arrivato in casa Daven, un'artista che può vantare nella sua discografia ben sette EP, tra cui quello di oggi. Il genere proposto dal mastermind di Columbia in Missouri, è un colorito e particolare black death che si apre sulle note soffuse dei synth di "Hostile Life" che fungono un po' da intro apripista ad una traccia ben più complessa e strutturata, che ha il merito di svelarsi in modo sinistro. Dopo i synth d'apertura, ecco infatti un riff compatto e marziale, sul cui sfondo si alternano differenti spoken words che sembrano preparare il terreno all'arrivo di un sound che si rivelerà ben calibrato e ritmato, ove il cantato mostri finalmente la sua anima growl. Il pezzo si muove poi su un mid-tempo costruito da un rifferama di scuola meshuggahiana con in background leggiadre keys che costruiscono interessanti trame atmosferiche. Il risultato è alla fine piacevole, ma non ne dubitavo da uno che suonare in band (tra ex e attuali, ne vanta ben 12) ne fa verosimilmente lo scopo di vita. La seconda "Ship of Destiny"si muove invece tra un viking black e il death, non mostrando chissà quale grande inventiva ma suonando in realtà in modo semplice e pulito, con una buona vena melodica che dal break acustico di metà brano in poi, e pur mettendo in luce i punti deboli del musicista americano, ne evidenzia anche i punti di forza. "RD/RN" sembra un brano uscito da una qualche band prog rock anni '70, il che mi lascia alquanto spiazzato visto che sembra completamente scollegato da quanto ascoltato sin qui. Anche a livello vocale si assiste ad una vera trasmutazione del vocalist che qui canta un po' stile Alice Cooper. E arriviamo alla title track, una song che esibisce le influenze folk rock dello stato da cui proviene Mr. Daven, e in cui il duetto chitarra acustica e pianoforte, hanno un forte impatto strumentale. Poi il chitarrone elettrico, scuola Devin Townsend, viene in supporto, tessendo una buona trama chitarristica progressive, il tutto rigorosamente in chiave strumentale che non mi svela alla fine granchè di questo artista nord americano, avendomi mostrato in quattro tracce, quattro anime quasi del tutto differenti. Da tenere comunque monitorato, per capire dove Daven andrà a parare nell'immediato futuro. (Francesco Scarci)