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venerdì 16 aprile 2021

Temple Desecration – Communion Perished

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Black/Death
Una funzione liturgica assai particolare apre 'Communion Perished', EP dei polacchi Temple of Desecration. Sembra infatti una donna posseduta quella che urla dopo il cerimoniale religioso che funge da brevissimo intro a questo disco. Mini album che rivela la natura impossessata della band che sfodera in “Ghoul Prayer” tutta la propria furia distruttrice con un sound death old school. Ancora una volta vengono chiamati in causa i Celtic Frost anche se qui le velocità che si raggiungono sono assai più ragguardevoli, fatto salvo per l'apocalittico break centrale, in cui è possibile udire le voci della possessione demoniaca, quella che verosimilmente coglie anche l'indemoniato vocalist dei nostri. Il sound dei Temple Desecration è comunque pieno di odio: le chitarre macinano riffs granitici, mentre piovono dal cielo frustate incontrollate che lasciano indelebili segni sulle nostre schiene. A dir poco malmenati, ci avviamo al side B del dischetto ("Apotheosis"), laddove suonano campane a festa (forse la liberazione dall'ignobile spiritello) mentre i nostri si preparano ad un nuovo tremendo attacco frontale che non tarda ad arrivare e la malvagità trabocca da ogni solco di questo malefico 12". Tutto finisce cosi come era iniziato, dalle maligne parole di una donna posseduta. Solo 14 minuti di musica, in grado di maciullare i miei timpani e null'altro. (Francesco Scarci)