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Visualizzazione post con etichetta Cold Smoke Records. Mostra tutti i post
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martedì 29 agosto 2017

NevBorn - Daidalos

#PER CHI AMA: Post Metal, The Ocean, Deftones
Qui nel Pozzo dei Dannati siamo stati testimoni di tante crescite illustri e non. Tra le band che abbiamo visto nascere ci sono anche i qui presenti NevBorn, ensemble che abbiamo recensito un paio d'anni fa in occasione del loro debut album, 'Five Horizons'. Il five-piece di Neuchâtel torna (anzi tornerà visto che la release è schedulata per fine settembre) in pista con un EP mono-traccia nuovo di zecca, edito questa volta dalla sempre più cannibale Czar of Crickets Productions (qui in collaborazione con la Cold Smoke Records), pronta a lanciarsi come un avvoltoio sulla maggior parte delle band valide del proprio paese. I NevBorn rilasciano quindi "Daidalos", song di ben oltre 18 minuti che sembra prendere le distanze dal passato post metal più in linea con le produzioni di Isis e Cult of Luna, per avvicinarsi invece maggiormente al sound più alternativo dei Deftones. Questo almeno quanto testimoniato nei primi tre minuti di questa lunghissima song, che sembra tirare successivamente in ballo, in modo più concreto, i The Ocean, non solo per la presenza di Loic Rossetti, vocalist della band teutonica, dietro al microfono, ma proprio per le sonorità che ammiccano inequivocabilmente al collettivo di Berlino, attraverso arcobaleni sonori che regalano splendidi frangenti atmosferici, in cui il cantante dei The Ocean dà grande prova delle sue eccelse doti canore, affiancandosi a Matthieu Hinderer, la voce di ruolo dell'act elvetico. Ma è la magistrale e riconoscibilissima voce dell'ottimo Loic ad alzare l'asticella, unita ad un sound che si muove tra momenti sognanti ed altri più malmostosi e sludge orientati, che s'intersecano ancora con attimi ambient in un flusso sonoro moderno, piacevole, malinconico, definitivamente emozionale e carico di pathos, che impone un unico obiettivo, far vostro questo delicato e raffinato dischetto che forse potrà fungere da antipasto ad un nuovo attesissimo full length rilasciato da NevBorn e compagni. Certo è che se la presenza di Loic verrà confermata in futuro, siate pronti a sentirne delle belle da questi svizzeri. (Francesco Scarci)

(Czar of Crickets/Cold Smoke Records - 2017)
Voto: 75

https://www.facebook.com/nevbornmusic/

domenica 15 gennaio 2017

Lilium Sova – Lost Between Mounts and Dales / Set Adrift in the Flood of People

#PER CHI AMA: Mathcore/Noise, Zu
Quando parlai di 'Epic Morning', eccellente esordio dei ginervini Lilium Sova datato ormai 2012, mi ero interrogato sul futuro della band, allorché all’indomani dell’uscita del disco, la formazione che l’aveva registrato, già non esisteva più. Ad abbandonare la nave era stato un elemento fondamentale quale Michael Brocard (sax e tastiere), lasciando la granitica sezione ritmica composta da Cyril Chal (basso) e Timothée Cervi (batteria) a dover reinventare da zero un suono che faceva gran conto sulle furiose incursioni free del sax dei Brocard. La nuova line-up è ora completata da Loïc Blazek che si cimenta al violoncello e alla chitarra. Quattro anni dopo vede finalmente la luce questo nuovo lavoro, che di quel cambiamento è figlio. Diviso idealmente in due facciate distinte, ognuna col proprio titolo, una propria tematica e una propria identità musicale, sottolineata dall’uso esclusivo del violoncello per la prima parte, identificata come 'Valley' e da quello della sei corde per la seconda, denominata 'City'. Dopo un’intro atmosferica, “Pakeneminem” mette subito le cose in chiaro col suo martellante incedere post-hardcore/noise. Basso e batteria sono una macchina inarrestabile su cui si innesta il violoncello, usato in modo molto poco rassicurante. In generale, tutta la prima parte del lavoro si distingue per una certa drammaticità e per atmosfere maestose e inquietanti, non prive di un certo respiro largo come nella lunga “Ofkaeling”. La seconda parte è invece caratterizzata da toni decisamente più nervosi e taglienti. La batteria non lascia scampo e l’affilatissima chitarra hardcore toglie il respiro come lo smog metropolitano, arrivando a ricordare certe cose degli Unsane in 'Forlorn Roaming' e flirtando pericolosamente con un post metal di impronta sludge davvero tosto. I Lilium Sova hanno cambiato pelle, si sono lasciati alle spalle certe influenze free-jazz e hanno addirittura beneficiato del cambiamento, risultando forse meno imprevedibili ma più quadrati e potenti. (Mauro Catena)

venerdì 14 ottobre 2016

Das Röckt - Odile

#PER CHI AMA: Stoner Rock/Post Grunge
Il grunge dopo la sua prima fase esplosiva non ha avuto vita facile negli anni a seguire. La sua sopravvivenza è stata graziata dalla sua capacità di evolversi e intersecarsi con realtà parallele come il metal e la psichedelia che in parte erano già nel suo DNA, di fondersi con lo stoner rock e usare la spinta di certo punk/hardcore meno estremo, questo per garantirsi un futuro dignitoso. Il caso degli svizzeri Das Röckt è da manuale in quanto riescono a fondere al meglio e con ottimi risultati, la musica degli ultimi Queens of the Stone Age con il buon vecchio stoner della band di culto dei Lowrider, passando per il supergruppo Wellwater Conspiracy e gli intramontabili Sixty Watt Shaman, dando vita ad uno speciale connubio di potenza e orecchiabilità, inaspettato e coinvolgente. I primi quattro brani volano veloci, trascinati da riff centratissimi alternati a fasce di musica psichedelica venata di sfumature hardcore, dal taglio melodico ma sempre molto abrasivo (il brano d'apertura, "Run Your Course Crazy Star", è memorabile). Una certa psichedelia pesante e claustrofobica, etichetta i brani con quell'intensità sonora che caratterizza gli ultimi più orecchiabili album dei Mastodon ("Where's the Acid Party") svanendo immediatamente dopo, per immergersi in un indie rock alternativo radiofonico di sicuro impatto con il brano "My Meat Car", spiazzante creatura a metà tra 7Zuma7, Therapy? e i primi And You Will Know Us by the Trail of Dead. Brani di ottima fattura e tanta cura in fase di produzione, belli i suoni, mentre la copertina dovrebbe a parer mio riflettere maggiormente il lato pesante e tagliente della band, anche se, bisogna ammetterlo, si nota nella sua grafica così originale, una certa voglia di fuggire dai soliti cliché omologanti del genere pseudo stoner/rock psichedelico contemporaneo. Quaranta minuti di musica potente e fantasiosa che accomuna gusti differenti in ambito rock, dove il grunge acido degli Stone Temple Pilots e il metal dei The Almighty, incontra il sound alternativo e trascinante degli Arctic Monkeys, suonato come se a farlo fossero gli Apollonia, gli At the Soundown o addirittura i More Than Life. Voi potreste dire che è un frullato di musica troppo esagerato, che un miscuglio così non può portare a niente, tuttavia, credetemi senza indugio quando vi dico che sin dal primo ascolto, dalla prima nota, vi convincerete dell'esatto contrario. Questa band elvetica ha superato il confine, ha centrato in pieno il bersaglio, creando un piccolo gioiellino con questo album, inventando un'esplosiva, originalissima e godibilissima miscela di pesante rock intelligente, abrasivo, adulto e fantasioso, distante dalla solita routine. Una band tutta da osannare! Ascoltatevi il trittico conclusivo costituito da "1981", "Georgia O'Kneefe" e "Spinning Glass" e ditemi come vi siete sentiti dopo averlo fatto...meravigliati? Un disco esemplare. (Bob Stoner)

(Cold Smoke Records - 2015)
Voto: 90

martedì 23 agosto 2016

Devon - S/t EP

#PER CHI AMA: Post Rock, Alternative, Red Sparrowes, Deftones
Gli svizzeri Devon si affacciano al mercato attraverso l'instancabile Cold Smoke Records e durante il 2015 rilasciano questo EP dall'omonimo titolo, composto da quattro brani influenzati da post rock, postcore e alternative rock. Il risultato è un suono frastagliato e muscoloso che non affonda sulle usuali dinamiche del post rock ma ne usa solo le atmosfere più rarefatte e intense per incrociarle con quel tipo di attitudine sonora alla Deftones degli ultimi lavori. Il brano d'apertura, dal titolo "Tulsa", con il suo incedere ipnotico e maestoso, mostra subito l'attitudine modernista della band alpina, scodellando una carrellata di riff acidi e psichedelici senza traccianti vintage o stoner, dalla spinta poderosa che ammicca anche al nu metal e a certe sonorità colte volte ai Kinski o agli Arbouretum. "Krash" apre ad una breve traccia dal sapore quasi post grunge, dove compare anche la voce, prima narrante e vissuta, poi sofferente, e sfocia successivamente in un finale carico di rabbia postcore, che unito al modo particolare e potente della band di intendere il post rock, permette al quintetto svizzero di avvicinarsi di molto al concetto sonoro dei conterranei Ogmasun. Sicuramente il tono drammatico, rude e potente in stile Isis/Neurosis del cantato, dona parecchio spessore alla musica della band elvetica, cosa che rende ancora più appetibili i movimenti in chiaroscuro delle composizioni, che nei brani "Ij" e "Tattoo" assumono connotati ben definiti grazie anche a delle chitarre più velatamente romantiche, soniche, sferraglianti e ricche di pathos che aprono ad un finale esplosivo, degno di band prodigiose quali Defeater, Cheatahs e gli immortali Jesu. L'organico sonoro di questo disco non è facile da catalogare, meno potenti dei Neurosis ma sicuramente più dinamici dei languidi e formidabili Mogwai, i Devon sanno anche proporre un hardcore alternativo come quello dei francesi Sofy Major, immaginandoli calati in una cover dei Red Sparrowes, tutto questo in sole quattro tracce ben suonate e di buona qualità. Aspettandoli al traguardo dell'album completo per avere ulteriori conferme su di una band molto preparata e tutta da seguire, gustatevi intanto questi quattro pezzi. (Bob Stoner)

(Cold Smoke Records - 2015)
Voto: 70

https://soundcloud.com/cold-smoke-records

domenica 26 giugno 2016

Ogmasun - Out of the Cold

#PER CHI AMA: Psichedelia/Stoner/Post Metal
La piccola realtà crescente della Cold Smoke Records ci offre un appetibile cd su cui sfogare le nostre più svariate voglie psichedeliche. Uscito nel 2015, 'Out of the Cold' è il primo lavoro di questa splendida band di Friburgo, un riassunto live dell'elevata qualità compositiva ed esecutiva del quartetto svizzero, registrato e mixato da Christoph Noth (FireAnt Music) al Blend Studio in Svizzera nell'autunno del 2014. La performance in studio del quintetto è a dir poco stratosferica, impeccabile sia per tecnica che per varietà d'esecuzione, cosa che prende la sua forma eccelsa in "Cutty Sark, Pt.2", quando l'incedere nevrotico del brano, oscuro e complicato, sfocia in un intermezzo (ascoltate al minuto 04:13 cosa succede...una vera perla!) inaspettato fluido e caldo, classico e dal profumo estraniante, come solo Bugge Wesseltoft's, in certa musica acid jazz di classe, era riuscito a fare in un album come 'New Conceptions of Jazz', negli anni d'oro. Tornando ai nostri eroi Ogmasun invece, dobbiamo dire che musicalmente il disco si divide in quattro lunghe suite (in realtà tre, poiché "Cutty Sark" è divisa in due parti) indicate come nipoti di quel capolavoro che fu dei Pink Floyd 'Ummagamma' e tutta la progenie del genere che negli anni ha seguito, dai 35007 ai Russian Circle passando per i Long Distance Calling, disturbati dall'introduzione di muscolosi e lisergici atti sonici, con una velata punta di stoner alla Karma to Born, con trasversali scorribande nel mondo complicato e indomito del mathcore dei Candiria fino ad arrivare al post metal dei Callisto. Una miscela esaltante ed affascinante che richiede un ascolto impegnativo ma agevolato da una buona produzione e da una egregia regia che ne esalta la registrazione live, senza denigrare l'aspetto qualitativo del risultato finale, una specie di John Peel Sessions all'ennesima potenza, moderna e soprattutto fatta da musicisti capaci, produttori esperti, amanti e sperimentatori del genere. Un album da ascoltare tutto d'un fiato, immergendosi nelle variegate atmosfere e intercalandosi nei suoi meandri più cerebrali. Una via di fuga, un bagno cosmico ricostituente, pieno di vitalità, ricco di spunti riflessivi, di intelligente energia rock lisergica e free style, fatto da musicisti che hanno voluto varcare il confine cercando di spingersi oltre, al di là del già sentito ed anche se i paragoni sono quelli classici della psichedelia, questo live ci offre la possibilità di accostare nomi contrastanti tra loro come 35007, il Tricky più drammatico e sulfureo di 'Pre-Millennium Tension' e il post metal alla The Ocean. Album pazzesco! (Bob Stoner)

(Cold Smoke Records - 2015)
Voto: 90

https://www.facebook.com/cuttysarkofficial