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domenica 13 giugno 2021

Borgne - Temps Morts

#PER CHI AMA: Industrial/Black
Li avevo già amati in occasione del precedente 'Y', tornare ad amarli oggi, quando ad uscire è questo nuovo 'Temps Morts', è cosa ancor più semplice. La guida è sempre quella magistrale della Les Acteurs de l’Ombre Productions che confeziona gli oltre settanta minuti e passa di musica visionaria degli svizzeri del Canton Vaud, fatta di un connubio tra black e industrial. Loro sono i Borgne, un duo che da 23 anni ci regala ottimi lavori in ambito estremo. 'Temps Morts' ricomincia là dove lo scorso anno 'Y' aveva chiuso, con un sound prepotente, evocativo, coinvolgente. Si parte con il mid-tempo di "To Cut the Flesh and Feel Nothing But Stillness" e quell'impasto affidato a elettronica, melodia industriale e vocalizzi black che rendono la proposta del duo di Losanna sempre fresca e attuale. Ottima l'effettistica sci-fi, spettacolari le melodie avvolgenti, che confermano l'imprevedibilità dei due Bornyhake e Lady Kaos, qui supportati da Basstard al basso, in una deflagrante miscela sonora che prosegue in dinamiche veloci, dissonanti e insane nella successiva "The Swords of the Headless Angels". Qui, quasi dieci minuti di un sound sovraccarico di suggestioni di qualsiasi tipo, provenienti sia dal mondo della musica estrema che da quello dell'elettronica e del dark, senza dimenticare il noise/drone del finale. Il marasma sonoro puntellato da beat industriali, governa anche la terza "L’Écho de Mon Mal", una traccia furibonda a livello musicale e vocale, tra velocità sospinte a tutta forza, una martellante sezione ritmica e le vocals di Bornyhake sempre spettacolari nella loro accezione grim. Ancora un finale ambient, ma questa volta non fatevi ingannare perchè il fuoco sarà pronto a divampare in un finale incendiario. Si prosegue con il tremolo picking di "Near the Bottomless Precipice I Stand", una song maligna, interessante a livello di arrangiamenti, con un piglio forse più sinfonico delle precedenti, ma che comunque presenta chitarre acuminate come lame di rasoi e che allo stesso tempo, ci offre un break più meditabondo a metà brano ed un finale sospinto da una tribalità ancestrale. Tempo di una lunga e stralunata song acustica, "I Drown My Eyes into the Broken Mirror" e si ricomincia alla grande con i nostri che confermano di non avere decisamente il braccino, investendoci con "Vers des Horizons aux Teintes Ardentes", un altro pezzo convincente e avvolgente grazie a delle linee di chitarra glaciali e bollenti al tempo stesso e ancora un finale all'insegna del rumorismo sonoro, quasi una regola di questo disco. Un'altra bomba e arriva "Where the Crown is Hidden" più black doom oriented, una splendida variazione al tema che mi ha condotto negli abissi sonori creati dai Borgne, un brano che francamente ho amato, e che forse eleggerei come mio preferito di 'Temps Morts'. Ma c'è ancora tempo per decidere, visto che manca a rapporto il beat quasi EBM dell'incipit di "Even If the Devil Sings into My Ears Again", un brano che evolve sulla scia dei migliori Samael e che vanta il migliore finale tra le song contenute nel disco, epico a dir poco. In chiusura invece, "Everything is Blurry Now", la traccia più lunga del lotto, oltre quattordici minuti (di cui quasi sei rumoristici) che riassumono fondamentalmente tutto quanto contenuto in questo ennesimo sorprendente capitolo della saga Borgne. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2021)
Voto: 80

https://ladlo.bandcamp.com/album/temps-morts

venerdì 13 marzo 2020

Borgne - Y

#PER CHI AMA: Black Sperimentale, Aborym, Dodheimsgard
Impugnate la vostra matitina e prendete nota di questo disco perchè già oggi si candida ad essere una delle migliori release in ambito estremo di questo tribolato 2020. Gli svizzeri Borgne sono tornati con un lavoro spaventoso per intensità e qualità esecutiva. 'Y' è il loro nono album, e devo ammettere di non aver particolarmente amato i precedenti otto, un disco che propone uno sconfortante concentrato di black metal sporcato da contaminazioni industrial e visioni post apocalittiche (che in questo periodo ci stanno davvero alla grande). Sette le tracce a disposizione dei nostri per 65 minuti di musica malefica che sembra essere uscita direttamente dalle porte dell'Inferno, carica di odio ma anche di una massiccia dose di melodia. Il cd, in splendido formato digipack, si apre con le tonanti melodie di "As Far as My Eyes Can See", un pezzo che irrompe nel mio lettore con la medesima deflagrante violenza che aveva avuto "Disgust and Rage (Sic Transit Gloria Mundi)" pezzo apripista di 'Generator' degli Aborym. Ecco gli Aborym di quell'album potrebbero essere un bel punto di contatto per la nuova release del duo di Losanna. Tuttavia mi verrebbe da pensare anche ai Dodheimsgard e al loro black avanguardistico industriale per descrivere quello che i Borgne sono oggi. Come detto, non sono mai stato un fan della band elvetica, tuttavia mi ritrovo ad infiammarmi ed entusiasmarmi per un disco mastodontico. Ascoltatevi il ritmo incalzante di "Je Deviens Mon Propre Abysse", quasi una traccia dance all'inizio (e anche alla fine) che muta in una violenta melodia che governa un pezzo cosi incredibilmente ricco di pathos e ottime orchestrazioni. Ancora ammiccamenti di matrice industrial-cibernetica per la lunga e sorprendente "A Hypnotizing, Perpetual Movement That Buries Me In Silence", sorprendente per un finale che sembra chiamare in causa addirittura i Depeche Mode (soprattutto a livello vocale). Con "Derrière Les Yeux De La Création" i Borgne sembrano spostarsi invece in territori dark folk, complice quella chitarra acustica in apertura dal sapore cosi bucolico, seguita poi da un'atmosfera quanto mai glaciale e funesta che rende l'aria pesante da respirare anche quando i nostri cercano con spaventose accelerazioni, di mutare quel mood catastrofico che la song si porta dietro, figlia di giorni di sconforto e terrore. Si cambia ancora questa volta con la follia sintetico cerebrale di "Qui Serais-Je Si Je Ne Le Tentais Pas?" e la sua colata di melodie informi che si muovono tra sonorità a rallentatore e altre elettroniche, prima di immergerci nell'ambient malato di "Paraclesium", una pausa di nove minuti in attesa del gran finale affidato a "A Voice In The Land Of Stars". L'ultima song infatti include ben oltre 17 minuti di musica in cui converge tutto quanto creato sin qui dal duo formato da Bornyhake e Lady Kaos: l'inizio è lento ma poi la velocità e l'umore nero della band elvetica, hanno il sopravvento creando un wall of sound orrorifico, complici peraltro le splendide keys gestite dalla bravissima Lady Kaos. Alla fine devo ammettere che 'Y' è un signor album, moderno, sofisticato, alquanto originale a cui sarebbe il caso di dare una grossissima chance. (Francesco Scarci)

(LADLO Prod - 2020)
Voto: 83

https://ladlo.bandcamp.com/album/y