#PER CHI AMA: Post/sludge, Cult of Luna, Neurosis |
Bene, dopo i Ghosts at Sea (recensiti su queste pagine giusto lo scorso mese), arrivano alle nostre orecchie i Blizzard at Sea... insomma ci dev’essere qualcosa di grosso che bolle sotto questo beneamato mare, perché tutti quelli che ci fanno una capatina se ne tornano a casa con risultati strabilianti. Americani dell’Iowa, il trio di ragazzi ci propone il loro full-lenght d’esordio (dopo due validissimi EP che vi consiglio di recuperare – 'Invariance' e 'Individuation', entrambi recensiti ed incensati qui nel Pozzo), composto da nove pezzi che... beh, come posso dire... ok, ci provo con questo esempio: immaginate di essere legati da catene e trascinati a forza da un escavatore (che non brilla certo per velocità sostenute) lungo una bella distesa di deserto roccioso pieno zeppo di sassi e punte acuminate, sotto un sole cocente, completamente ricoperti di polvere. Ecco, ora immaginate che al termine di tale avventura qualcuno vi liberi da queste catene e, alzandovi in piedi tutti belli rotti e doloranti, l’unico pensiero che abbiate in testa reciti grossomodo così: “Cazzo, rifacciamolo!!!”. Spero di aver reso l’idea perché, se vi fidate del sottoscritto e concedete un ascolto a questo album, sono abbastanza sicuro che almeno qualcosa delle sensazioni che ho provato a descrivervi le ritroverete. Stiamo parlando di un lavoro ispirato, duro, un post-metal intriso di sludge che certo guarda indietro verso i “soliti” mostri sacri citati più e più volte in tante recensioni (Neurosis, Cult of Luna, The Ocean...), ma che si limita solo ad uno sguardo: i ragazzi non hanno fatto un passo indietro che sia uno da dove li avevamo lasciati, continuando sulla strada del “suonare quel che ci pare e piace”, e guai se non fosse così. Vi martelleranno per bene e vi ipnotizzeranno, concedendovi in dono l’equivalente di un kilometro di carta vetrata grana grossa strofinata con maestria su ogni centimetro quadrato della vostra pelle. Voce, chitarra, basso e batteria, nulla di più, per erigere un muro sonoro pronto a crollarvi addosso. Nove tracce accomunate dall’unico difetto di esaurirsi troppo velocemente, perché ne vorreste ancora! Credetemi, non è da tutti riempire 52 minuti di tale impatto sonoro senza mai una sola volta percepire noia. Così non vi resta che premere di nuovo il tasto play e rotolare di nuovo lungo il pendio funesto di questa scarpata sonora. Tra i pezzi mi limito solo a menzionare “Almost Awake”, come vero e proprio manifesto del tutto, contenente i riff più aggressivi dell’intero l’album; ma non temete, ogni singola canzone vi marchierà a fuoco. Concludo così: presto sarà Natale: fatevi un regalo e recuperate in blocco la discografia di questi ragazzi, ma attenzione a metterla sotto all’albero assieme agli altri pacchetti, perché potreste ritrovarvi con un mucchietto di macerie e cenere fumante... poi non dite che non vi era stato detto. (Filippo Zanotti)
(Self - 2013)
Voto: 80
http://blizzardatsea.com/
Voto: 80
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